A tu per tu con Giovanni Binghese: la guida delle Leonesse di Tortona

A Tortona l’ovale viaggia veloce di mano in mano. Nel piccolo capoluogo piemontese – poco meno di 30.000 abitanti –, c’è una squadra di leonesse che ruggisce agli ordini di Giovanni. Grinta, cuore, passione, il carburante che alimenta le Lions di Tortona. ‘Noi, squadra di un paesone, 18esime in Italia nella Coppa Italia Seven. Un risultato straordinario’. Non si emoziona, Giovanni Binghese. Piuttosto, applaude con orgoglio il cammino delle sue ragazze. Lui, tecnico della squadra femminile di Tortona, segue passo passo il quotidiano del suo team. Squadra che ha forgiato negli anni e della quale oggi racconta fiero il viaggio vissuto insieme.
Giovanni, come programma la sua settimana ovale?
‘Durante la stagione regolare (da settembre ai primi di giugno) alleno 3 volte a settimana, un’ora e mezza al giorno. Tengo un registro di presenze e solitamente giustifico le ragazze che hanno impegni di lavoro o studio improvviso (se hanno verifiche o esami programmati non le giustifico perché devono sapersi programmare) e ovviamente giustifico le infortunate e le ammalate’.
Quali sono gli aspetti ai quali dedica più attenzione?
‘Lavoro tanto sulle abilità individuali (skills) e sul movimento generale. Per mezz’ora poi le ragazze si allenano con Fabio, il nostro preparatore atletico’.
Come vive nel quotidiano il suo ruolo di coach?
‘Tutti i giorni, anche quando non alleno, gestisco rapporti con le altre squadre o con il comitato. Inoltre, tengo sotto osservazione la situazione personale e familiare di ogni singola giocatrice. Credo che tutti gli allenatori dovrebbero essere prima educatori e punti di riferimento per i propri atleti’.
Come, a suo avviso, può svilupparsi il rugby femminile in Italia?
‘Sicuramente ci sono zone in Italia dove il rugby è tradizione più radicata e dove, di conseguenza, deve partire qualcosa di grande (Lombardia , Veneto e Lazio). Ultimamente però anche piazze più piccole si stanno affermando, come Torino o Cogoleto, per citarne alcune presenti in serie A. Rimanendo nel piccolo però ci siamo anche noi: credo che classificarci 18esime in Italia nella Coppa Italia Seven sia stato un risultato straordinario’.
Dove riscontra invece le maggiori lacune?
‘Nell’organizzazione dei campionati e nelle scelte arbitrali; il rugby femminile è visto come figlio di un Dio minore in confronto a quello maschile’.
Quali gli aspetti da migliorare?
‘Lavorerei di più a scuola, come accade in Francia o Inghilterra, dove hanno introdotto il rugby come disciplina scolastica nelle ore di educazione fisica e i risultati si vedono’.
Guadagna un allenatore di rugby femminile in Italia?
Un allenatore di rugby femminile in Italia non guadagna nulla, anzi a volte ci rimette, eccezion fatta per alcuni club prestigiosi che offrono un rimborso spese’.
Secondo lei, diventerà mai una disciplina professionistica?
‘Credo di no’.
Una caratteristica che non deve mai mancare a una sua giocatrice.
‘Il coraggio. Io mi ripeto spessissimo su questa aspetto: osate sempre’.
Quando ha cominciato il suo percorso di formazione da allenatore?
‘Alleno da 5 anni e in questo periodo sono passato da ultimo nel nostro girone (Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta) a diciottesimo in Italia’.
Quali sono le difficoltà più gradi che incontra nel suo lavoro quotidiano di coach?
‘E’ impegnativa la gestione del gruppo e i cambi improvvisi del programma d’allenamento dettato dalle assenze al campo e dalla poca comunicazione. Ma questo, grazie alla professionalità delle ragazze, accade raramente’.
Allena solo ragazze o anche ragazzi?
‘Ora alleno solo le ragazze ma in precedenza ho fatto da assistente per un team under 18 maschile. La gestione degli adolescenti è davvero difficile in quest’epoca’.
C’è differenza tra un gruppo di ragazze e uno di ragazzi? 
‘Le ragazze sono molto più sveglie e imparano prima. In diverse occasioni sono anche molto più educate e obbedienti dei coetanei maschi’.
Quali sono i suoi obiettivi?
‘Voglio migliorare personalmente e soprattutto crescere le mie Leonesse. Chissà, magari mandarne qualcuna a giocare all’estero o in serie A (che un giorno, forse, giocheremo anche noi)’.
Una squadra che vorrebbe allenare.
‘Non ho altre ambizioni che allenare la mia squadra’.

La redazione di RugbyMercato ringrazia Giordan Accica per la collaborazione nell’intervista.

(foto sito Lions Tortona Rugby)

Autore: Andrea Nalio

Polesano, giornalista dal 2008, lavora come free lance a Londra e rappresenta l'anima operativa di RugbyMercato.it. Nel recente passato ha collaborato con i quotidiani Il Resto del Carlino e La Voce di Rovigo e condotto la trasmissione "Linea di Meta" per Radio Kolbe. Ha pubblicato anche un libro: «Pepenadores. Insieme ai cacciatori di rifiuti»: Reportage sulla dignità dei riciclatori informali della discarica di Oaxaca (Messico).

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