A tu per tu con Perry-John Parker, bersagliere tricolore. ‘Ciao Rovigo, mi hai insegnato tanto’

Una domenica di pioggia nel sud dell’Inghilterra. Perry-John, appena 4 anni, viene accompagnato al campo dai suoi genitori. Il freddo e l’umido non lo scoraggiano. ‘Ho amato il rugby sin dal primo istante. Per me, il miglior sport del mondo in assoluto’. E’ iniziata così la storia ovale di Perry-John Parker. Un ragazzo inglese, a modo, che nell’estate del 2015, dopo Edimburgo e Rotherham Titans, decide di accettare l’offerta di un Rovigo ferito. Colpito in casa da Calvisano nell’ultimo atto della stagione. ‘Onestamente, prima di arrivare in Italia, non sapevo nemmeno dove fosse Rovigo’. A John è bastato un campionato – anche meno – per innnamorarsi di quella nuova e sconosciuta realtà. Riportarla al vertice del rugby italiano e al centro di un mondo che, per John, non sarà mai più estraneo.
John, prima stagione a Rovigo e subito scudetto.
‘Il campionato vinto è stato il miglior ricordo della mia carriera. Vincere la finale in casa contro il Calvisano è stato mozzafiato. L’urlo dei tifosi rimarrà dentro di me per sempre’.
Un ricordo indelebile.
‘Alzare al cielo lo scudetto dopo aver ricevuto la medaglia è il più bel ricordo di quella stagione’.
Dagli inizi in Crawley-West Sussex a oggi. Perry-John Parker si volta indietro e cosa vede?
‘Ricordo il giorno che i miei genitori mi hanno accompagnato al campo. Pioveva, ma mi sono subito innamorato di tutto. Non tornerei mai indietro. Il rugby è il miglior sport del mondo, lo giocheranno i miei figli e cercherò di coinvolgere in questo ambiente ogni bambina e bambino che incontrerò’.
Cosa le ha trasmesso negli anni questo sport?
‘Tantissimo. Dal rugby impari anche senza accorgertene. Disciplina, rispetto e un livello di forza mentale che nemmeno pensavi potesse esistere’.
John, c’è un nuovo capitolo di carriera all’orizzonte. Perché in Francia?
‘Ho sempre voluto misurarmi con il rugby francese. Penso che giochino un buon rugby, mischie e rimesse laterali sono di alta qualità. Ottimi pacchetti di mischia che riflettono il livello di fisicità’.
Quali sono le sue aspettative?
‘Voglio lasciare il segno anche in Francia. Mi piacerebbe conquistare il ProD2 e magari la promozione in Top 14, campionato dove sento che potrei offrire qualcosa di importante. Ma per ora l’obiettivo è quello di dare tutto sin dall’inizio con il Dijon’.
Lascia Rovigo dopo tre anni. Un pensiero?
‘Tre anni strepitosi. Da pazzi la prima stagione, quando abbiamo conquistato il titolo. Ho imparato moltissimo e porterò sempre tutto con me. Sono allo stesso tempo triste nel lasciare Rovigo, ambiente al quale mi sono molto legato’.
Cosa ha imparato dall’esperienza italiana?
‘Tantissimo. Il rugby italiano è molto diverso da quello anglosassone, dagli allenamenti, agli andamenti delle partite. Penso di aver raggiungo un nuovo di livello di calma e tranquillità. Ci ho messo tre anni. In Italia skills e aspetti di gioco sono diversi. Ho imparato a stare più calmo e a reagire in maniera diversa rispetto a come ero abituato’.
Cosa ha portato Parker a Rovigo?
‘Un nuovo confine per la mischia del Rovigo, che prima mancava. Sono felice e orgoglioso di quanto fatto e credo di aver lasciato la mischia rossoblu a un livello superiore rispetto al mio arrivo. Abbiamo vinto lo scudetto grazie alla mischia e di questo vado molto orgoglioso’.
Un match che vorrebbe giocare di nuovo.
‘Vorrei giocare ancora contro il Calvisano.  Non ho mai vinto una partita in casa loro. La seconda finale giocata al Peroni Stadium era un’occasione grandissima e l’abbiamo gettata. Una partita che mi ha segnato e che vorrei rigiocare con tutto me stesso’.
Tre aggettivi che descrivono Perry John Parker.
‘Emotivo. Divertente. E che ha cura’.
John, dove si vede in 5 anni?
‘Mi piacerebbe essere un giocatore-allenatore, come ultimo step di carriera. Spero in Francia, magari negli Stati Uniti. Voglio continuare a vivere il mondo del rugby, sport che mi ha dato tantissimo e che è diventato la mia vita’.
E in 10 anni?
‘Vorrei diventare coach degli avanti di una grande squadra. Magari in Italia, chissà. Il mio desiderio è quello di rendere al rugby ciò che ho imparato in questi anni’.
JP, un sogno?
‘Il mio sogno è quello di giocare per l’Italia. Era il mio obiettivo sin dall’inizio. Sono eleggibile e chissà che in futuro, magari se riuscirò a meritarmi il Top 14, non guadagni un cap. Non è facile per uno straniero vivere in Italia, ma ho cercato di imparare lo stile di vita e la cultura del paese. Gli italiani sono brave persone e mi hanno aiutato a vivere al meglio la mia esperienza a Rovigo’.


Autore: Andrea Nalio

Polesano, giornalista dal 2008, lavora come free lance a Londra e rappresenta l'anima operativa di RugbyMercato.it. Nel recente passato ha collaborato con i quotidiani Il Resto del Carlino e La Voce di Rovigo e condotto la trasmissione "Linea di Meta" per Radio Kolbe. Ha pubblicato anche un libro: «Pepenadores. Insieme ai cacciatori di rifiuti»: Reportage sulla dignità dei riciclatori informali della discarica di Oaxaca (Messico).

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