Due o tre dritte veloci sulle polizze di investimento

L’altra volta si era un po’ scherzato, mica troppo in realtà, sulla concezione di investimento legato all’acquisto di un’automobile. Oggi iniziamo a parlare di qualcosa di più attinente agli investimenti, andando a toccare qualche leva che poggia sulla sicurezza per il futuro.
Oggi parliamo di polizze di investimento (le assicurazioni a premio unico o ricorrente).
Il risparmio è una virtù, quando non è un’ossessione (non credo sia il caso di nessun atleta di mia conoscenza…), ma è FONDAMENTALE capire dove sto mettendo i soldi.
Quindi dritta numero uno,
SE NON LO CAPISCI, NON FIRMARE
Se non capite non pensate che sia colpa vostra, la colpa è del “consulente” che vi sta di fronte, che probabilmente non è stato molto chiaro, volontariamente o meno.
Non abbiate paura di chiedere una nuova spiegazione, lui è lì per vendere, quindi se la deve guadagnare la vostra fiducia.
Se nonostante le vostre domande ancora il discorso non è chiaro, iniziate a diffidare e comunque (dritta numero 2),
NON FIRMARE NIENTE SE NON TI E’ STATA DATA LA NOTA INFORMATIVA

Che cos’è la nota informativa? Dal codice sulle assicurazioni:

Art. 185. Nota informativa

1. Le imprese di assicurazione italiane e quelle estere operanti nel territorio della Repubblica, sia in regime di stabilimento che in regime di liberta’ di prestazione di servizi, consegnano al contraente, prima della conclusione del contratto ed unitamente alle condizioni di assicurazione, una nota informativa predisposta nel rispetto delle disposizioni del presente articolo.

2. La nota informativa contiene le informazioni, diverse da quelle pubblicitarie, che sono necessarie, a seconda delle caratteristiche dei prodotti e dell’impresa di assicurazione, affinche’ il contraente e l’assicurato possano pervenire a un fondato giudizio sui diritti e gli obblighicontrattuali e, ove opportuno, sulla situazione patrimoniale dell’impresa.

Ho evidenziato il comma 2) perchè è molto importante.
E’ importante anche il comma 1) che sancisce l’obbligo di consegna (la mancata consegna non depone a favore della serietà dell’interlocutore), ma il comma 2) dice che è con la nota informativa che il contraente e assicurato (in genere la stessa persona) possono capire diritti e obblighi della polizza, perchè le informazioni contenute sono diverse da quelle pubblicitarie.
Quindi, dritta numero 3
QUALSIASI OPUSCOLO PUBBLICITARIO E’ FATTO PER VENDERE E NON PER SPIEGARE
posso anche leggere la pubblicità, ma non troverò lì le informazioni complete e men che mai le più importanti, e cioè (dritta numero 4)
OCCHIO AI COSTI
Qualsiasi agente o consulente vi verrà a raccontare mirabilie sul rendimento della propria polizza e sulle garanzie ad esse connesse, ma difficilmente sarà altrettanto entusiasta nell’elencare i costi. I costi li trovate nella nota informativa, e non è così complicato andarseli a trovare.
Se avete difficoltà a trovarli, rivolgetevi a un amico (vero) che se ne intenda. Se non lo avete applicatevi o cercate informazioni sul prodotto su blog di consumatori tipo https://investire.aduc.it/

Detto ciò, se le garanzie vi stanno bene, i tempi di investimento coerenti con quanto cercate, i costi accettabili e pensate che l’investimento sia conveniente procedete pure, ma, se posso limitarmi a un consiglio, non pensate che una polizza assicurativa sia lo strumento più adeguato per la previdenza (cioè per crearvi una “pensione privata”).
Io ritengo che, anche in virtù delle recenti modifiche di legge, un fondo pensione sia molto più adeguato, ma di questo parleremo la prossima volta.

Draft, barrages e la difesa di una Lega

Il campionato di Top 12 è alle porte, con un cambio di nome, un allargamento a dodici squadre, ma senza altre modifiche sostanziali.
La federazione, che gestisce il campionato da dieci anni, dopo l’harakiri della LIRE, sembra ancora ferma al bivio della decisione su cosa deve essere il campionato italiano; campionato di servizio per le franchigie o campionato da valorizzare e promuovere?
Non lo ha capito la federazione e nemmeno i club, che hanno evidenti visioni diverse, opinioni contrastanti che fanno da zavorra alla ricostituzione della nuova lega, ora ferma a livello di coordinamento tra clubs.
Credo che questo sia uno dei punti principali del perchè l’evoluzione del movimento vada a sprazzi e non in modo lineare, la mancanza di una direzione, di uno scopo comune.
Ai club di Top12 si chiede, di fatto, di completare la formazione post accademia dei giocatori, ma la distribuzione degli stessi non è regolamentata, tranne che per il regime FIR per i giocatori di interesse nazionale.
Allo stesso modo, da anni si parla di impiego e redistribuzione dei giocatori di Pro14, non utilizzati da Zebre e Treviso, nel massimo campionato italiano, come succede in Irlanda  e Galles regolarmente, ma l’incertezza federale e le questioni di campanile non hanno prodotto nessun tipo di risultato nemmeno per questa stagione (due per club, uno? zero).
Forse una cosa potrebbe non escludere l’altra, e cioè si potrebbero trovare misure che seguano la filiera accademia-club-franchigia, ma che allo stesso tempo valorizzino quella che una volta era semplicemente la serie A.
Aumentare il divario tra le prime e le ultime non aiuta a far crescere un campionato, e non è neanche una questione di soldi, contributi federali.
Il paradosso del draft NBA  fa sì che le squadre più deboli possano scegliere al primo giro i giocatori migliori, quindi non è il potere economico o di blasone a condizionare il mercato, ma una regola certa che consente agli attori più deboli di meglio attrezzarsi per stare sul palcoscenico più visto del paese.
A chi giova vedere differenze di 40/50 punti tra una squadra e un’altra? Non sarebbe meglio avere partite incerte, equilibrate, che portano interesse e non noia, scontatezza, soprattutto in uno sport in cui la porta è larga quanto la larghezza del campo…
L’NBA è una lega chiusa certo, il nostro campionato è aperto con 2 retrocessioni e due promozioni dalla serie A. Giuste? Troppe?
Il punto è capire quale sia il divario tra le prime due divisioni del campionato e quanti progetti concreti di investimento ci siano in giro per l’Italia.
Consci che culturalmente l’Italia è una cosa e gli USA un’altra, la classica via di mezzo avrebbe potuto essere il barrage tra penultima di Top 12 e seconda di serie A, come succede in Top14.
Una società per investire deve avere continuità e lo spettro della retrocessione spesso fa andare col freno a mano tirato.
Misurare la differenza tra i due campionati con un barrage è una forma di protezione di una lega (intesa all’americana) e, a mio parere, farebbe anche in modo di evitare promozioni casuali.

Discorsi da bar, ovvio, ma la programmazione non si fa al bancone con birra e patatine, la si fa o non la si fa.
E programmazione fa rima con organizzazione e volontà (anche se non fa rima…).

L’acquisto di un’auto è un investimento?

L’acquisto di un’auto è un investimento?
No e tutti a casa.

Scherzi a parte, proviamo un po’ a sviscerare l’argomento e capire perchè tanti lo pensano invece.
Portandoci nell’ambito sportivo esiste una correlazione direttamente proporzionale che porta l’atleta ad investire i primi guadagni di una certa rilevanza in un’automobile.
Succede in tutte le discipline, dal calcio in giù, e il rugby non fa certo eccezione.

I dati dicono che l‘acquisto dell’automobile viene considerato, in genere, il secondo investimento più importante, dopo la casa, ma tale definizione ha un difetto di base. E cioè che nel momento in cui diventi possessore di un automobile, hai tra le tue mani un generatore di spese, non certo un investimento!
Un discorso di investimento potrebbe riguardare l’acquisto di auto d’epoca, ma andiamo, sappiamo che non stiamo parlando di questo.

Perchè succede questo? Il volumetto di psicologia da supermercato potrebbe indicarci una serie di ragioni:

  • voglia di indipendenza
  • libertà di muoversi in una città spesso diversa dalla propria
  • fare il figo con le ragazze (dagli anni ’50 in poi questa è una motivazione basilare) e collegata a ciò arriva il quarto (dolente) punto e cioè
  • non puoi fare il figo con una macchina da 4 soldi, occorre la macchina status symbol (ed è la fine)

Il quarto punto potrebbe essere letale se non ti chiami Mario Balotelli o Cristiano Ronaldo, perchè potrebbe illudere il nostro giovane rugbista che quei soldi (lordi) che si trova sul conto mensilmente siano un sacco di soldi, facendo così scattare la sindrome del calciatore mancato (in termini di stipendio).
Se abbiamo ben chiaro che il rugbista più pagato al mondo, Dan Carter, guadagna di stipendio 1.4 mln eur, è evidente che la Ferrari deve restare quella in scala della Bburago (al limite).

Avere un’automobile, oltre al costo di acquisto, comporta una serie di spesi ricorrenti di cui bisogna tenere conto: immatricolazione, bollo, assicurazione, deprezzamento valore, manutenzione ordinaria e straordinaria, sostituzione pneumatici (estivi/invernali), parcheggio: strisce blu e/o  box auto, carburante, multe (prima o poi una capita…).
Escludendo i punti 3 e 4 della lista di cui sopra, alternative razionali all’acquisto di un’auto, ovvio a seconda di dove uno viva, ce ne possono essere, dal car sharing al trasporto pubblico, utilizzo di taxi o altri sistemi (Uber o Auting per esempio), noleggio spot fino al noleggio lungo termine.
Quest’ultima forma non comporta un vero e proprio risparmio, in termini complessivi, ma può presentare una serie di vantaggi: nessuna, o bassa, spesa iniziale, certezza sulle spese, assicurazione e manutenzione comprese nel canone mensile, vendita dell’usato a carico dell’azienda di noleggio.

Se nonostante tutto pensi ancora che acquistare un’auto sia per te importante, allora ti dò giusto una regola che, per la salute delle tue tasche, può tornarti molto utile:

«E’ importante, anzi fondamenta, che il valore della tua automobile sia inferiore alla metà del tuo reddito annuo».

Se hai speso o pensi di spendere di più, stai prendendo un rischio e potresti trovarti costretto a interrompere il finanziamento o a dover vendere la macchina. E comunque, con questa regolina, si possono trovare anche auto interessanti, stando attenti a non farsi prendere dalla frenesia e dall’innamoramento estemporaneo.

Qui sotto un paio di link interessanti sull’argomento.

Abbiamo scherzato, trattando l’argomento con leggerezza, ma occhio ragazzi che i soldi avranno un valore nella vostra vita, e in questo momento sono legati esclusivamente alla vostra carriera sportiva. Quindi non occorre essere avari e fare dei soldi un idolo, ma è giusto averne rispetto, e anche le scelte di acquisto, per l’automobile o per altro, rispecchiano il proprio atteggiamento verso la vita.

Fatta questa doverosa premessa, mano a mano nei prossimi contributi entreremo in campi un po’ più tecnici, parlando di investimenti e previdenza, e mi farebbe piacere andare a toccare argomenti anche dietro vostri suggerimenti. Potete scrivere a  marco.martello@azimut.it per qualsiasi domanda o argomento di vostro interesse.

Marco

Gli Eroi Normali

Due ragazzi tornano a casa, di notte, lungo una strada veloce, troppo trafficata, troppo poco illuminata. Forse parlano o forse proseguono in silenzio (è tardi) e d’un tratto accade l’imponderabile.

Umberto Orsenigo riesce a reagire, come pochi potrebbero, allo shock dell’amico che vola via, falciato da un’auto nel buio.
Riesce a fare un massaggio cardiaco a Mihai, l’amico colpito, permettendogli di continuare a combattere per la propria vita.
Ecco, oggi oltre alle preghiere per la vita di Mihai Ciju vorrei esaltare il gesto speciale di un ragazzo normale, che ha reagito a una situazione dura, imprevista ed inimmaginabile solo pochi secondi prima.
Umberto è un eroe normale, perche gli eroi normali fanno cose eccezionali. Gli eroi normali sono i vigili del fuoco del terremoto, i chirurghi che salvano le vite, ma anche chi fa il proprio dovere, tutti i giorni, con volontà e passione.
Sarebbe stato meglio non parlare di Umberto, sperare che quella serata si concludesse con qualche altra cazzata e una buonanotte, ma purtroppo non è andata così.
E allora semplicemente grazie Umberto, perché eri lì a fare la cosa giusta, a far vedere che cosa può essere un ragazzo di 20 anni.
I ragazzi di vent’anni, che spesso non capiamo, perché siamo noi incapaci di cambiare, che critichiamo senza sforzarci di comprendere.
I ragazzi di vent’anni che studiano e lavorano, spesso senza un futuro chiaro davanti, e che in una notte di dicembre possono diventare eroi normali.
Ora la palla è all’altro ventenne, Mihai che deve farcela con forza e tenacia, per cercare di restare in campo.
La partita è di quelle dure, ma vincere sarà estremamente bello, e questa volta sarà realmente l’unica cosa che conta.

LA FAME

Avevo già deciso il tema di questo Hammer’s field, ma dopo la storica vittoria dell’Irlanda sugli All Blacks di sabato sera l’argomento casca, come si dice, a fagiolo.

Sabato pomeriggio a Rovigo, un Rovigo-Calvisano giocato male, diretto peggio. Rovigo che in qualche uomo continua a mostrare un ormai immotivato appagamento. Poca fame.
L’Irlanda gioca contro gli All Blacks nel ricordo di Anthony Foley. Test match a Chicago che sa un po’ di parata per i tuttineri, che danno l’idea di pensare più alla serie che alla partita. Fame contro pancia piena.
Morale, se anche hai la felce bianca sul petto non ti devi mai scordare che il rugby non può prescindere dalla voglia, dalla ferocia con cui conquisti un metro dopo l’altro, con la tenacia di passare sopra al tuo avversario, anche se tecnicamente più forte di te.
No shortcuts.
Coi dovuti distinguo, ma se vuoi vincere l’atteggiamento deve essere questo. Punto.
Parola a Gordon…

La Fame

Avevo già deciso il tema di questo Hammer’s field, ma dopo la storica vittoria dell’Irlanda sugli All Blacks di sabato sera l’argomento casca, come si dice, a fagiolo.

Sabato pomeriggio a Rovigo, un Rovigo-Calvisano giocato male, diretto peggio. Rovigo che in qualche uomo continua a mostrare un ormai immotivato appagamento. Poca fame.
L’Irlanda gioca contro gli All Blacks nel ricordo di Anthony Foley. Test match a Chicago che sa un po’ di parata per i tuttineri, che danno l’idea di pensare più alla serie che alla partita. Fame contro pancia piena.
Morale, se anche hai la felce bianca sul petto non ti devi mai scordare che il rugby non può prescindere dalla voglia, dalla ferocia con cui conquisti un metro dopo l’altro, con la tenacia di passare sopra al tuo avversario, anche se tecnicamente più forte di te.

No shortcuts.

Coi dovuti distinguo, ma se vuoi vincere l’atteggiamento deve essere questo. Punto.
Parola a Gordon…

the Hammer

I veri valori…

Sebbene io ami molto i valori del rugby, al di là delle retoriche stucchevoli ipersfruttate per il marketing ovale, non parlo di sostegno, crescita, fratellanza, ecc., ma i valori cui mi riferisco sono i soldi.
I soldi non fanno la felicità, si dice, ma la imitano molto bene, dicono altri.
Qual è il vero valore dei nostri campionati, delle nostre squadre? Quante volte ci siamo scandalizzati per le disfatte di coppa, per le mete, i punti presi.
E ci interroghiamo sui valori tecnici, e si discute di agonismo, voglia di metterci il cuore.
Sopra il cuore c’è il portafogli e, ahimè, questo conta parecchio nel rugby attuale.
I veri valori. Se vi chiedessi, comparandoci al campionato francese a che livello mettere Treviso o le Zebre, o le finaliste dell’Eccellenza dell’anno scorso?

I budget di ProD2 vanno dagli 11.22 milioni di Oyonnax ai 3.71 della neopromossa Angouleme dell’italiano Davide Duca.
http://www.lerugbynistere.fr/news/pro-d2-le-classement-des-budgets-previsionnels-pour-la-saison-20162017-2208161646.php
Questa è la seconda divisione francese, e non fa le Coppe.
La Qualyfing Cup la fanno invece i siberiani del Krasny Yar, che, con sussiego di alcuni, hanno rifilato 48 punti al Mogliano una decina di giorni fa.
Due milioni e mezzo di budget non sono tutto , ma una mano la danno.
https://en.wikipedia.org/wiki/Krasny_Yar_Krasnoyarsk
Quindi, non stupiamoci più di tanto, just follow the money.

I veri valori…

Sebbene io ami molto i valori del rugby, al di là delle retoriche stucchevoli ipersfruttate per il marketing ovale, non parlo di sostegno, crescita, fratellanza, ecc., ma i valori cui mi riferisco sono i soldi.

I soldi non fanno la felicità, si dice, ma la imitano molto bene, dicono altri.

Qual è il vero valore dei nostri campionati, delle nostre squadre? Quante volte ci siamo scandalizzati per le disfatte di coppa, per le mete, i punti presi.
E ci interroghiamo sui valori tecnici, e si discute di agonismo, voglia di metterci il cuore.
Sopra il cuore c’è il portafogli e, ahimè, questo conta parecchio nel rugby attuale.

I veri valori. Se vi chiedessi, comparandoci al campionato francese a che livello mettere Treviso o le Zebre, o le finaliste dell’Eccellenza dell’anno scorso?

I budget di ProD2 vanno dagli 11.22 milioni di Oyonnax ai 3.71 della neopromossa Angouleme dell’italiano Davide Duca.
http://www.lerugbynistere.fr/news/pro-d2-le-classement-des-budgets-previsionnels-pour-la-saison-20162017-2208161646.php
Questa è la seconda divisione francese, e non fa le Coppe.
La Qualyfing Cup la fanno invece i siberiani del Krasny Yar, che, con sussiego di alcuni, hanno rifilato 48 punti al Mogliano una decina di giorni fa.
Due milioni e mezzo di budget non sono tutto , ma una mano la danno.
https://en.wikipedia.org/wiki/Krasny_Yar_Krasnoyarsk
Quindi, non stupiamoci più di tanto, just follow the money.

Rugby e soldi, un rapporto complesso

I giocatori di rugby in Italia guadagnano poco.
O meglio, può essere che guadagnino in modo proporzionale a quello che è il giro d’affari del movimento, ma a livello assoluto i guadagni ricalcano, spesso per difetto, quelli che sono i normali guadagni lavorativi dei giovani lavoratori nella fascia 20-30 anni.
Non perdere tempo, inizia a risparmiare

Noto però che nei rugbisti entra in campo, a volte in modo pericoloso, un difetto di percezione, e cioè l’idea di essere sportivi professionisti, con relativo stile di vita, senza avere una reale comprensione del bilancio finanziario della loro vita.
È facile pensare di guadagnare molto, quando si hanno le spese pagate, tempo libero e un po’ di soldi in tasca. Questa illusione ottica può durare qualche anno, e può sfociare o in una lucida presa di coscienza, attorno ai 24/25 anni, o in un drammatico sbattere contro il muro del fine carriera poco oltre i 30 anni.

Un altro aspetto che si dimentica nel confronto coi lavoratori di pari età è l’aspetto previdenziale. Tra un giocatore è un lavoratore c’è la differenza di circa 10 anni di contribuzione previdenziale obbligatoria, e se si pensa al meccanismo di erogazione della pensione basato sul metodo contributivo, e cioè sul totale dei contributi versati durante la vita lavorativa, dieci anni rappresentano una differenza enorme, recuperabile solo a prezzo di grandi sacrifici.

Un rugbista è uno sportivo dilettante, con un accordo tecnico agonistico che non rientra nella tipologia del lavoratore dipendente e nemmeno in quella del lavoratore autonomo.
Di conseguenza i versamenti previdenziali non sono contemplati. Ma quello che sembra apparentemente un vantaggio economico nel breve come sensazione di “meno tasse da pagare”, si trasforma nell’arco della vita uno svantaggio in termini di tenore di vita possibile durante l’età pensionabile.

Non è facile parlare di risparmio ai giocatori, e a onor del vero per la maggior parte degli atleti non è nemmeno facile risparmiare, pensando alla media delle retribuzioni e potendo usufruire di 9 o 10 stipendi nell’arco di un’annualità.
Tuttavia qualche azione si può intraprendere, anche di piccola entità anche solo per creare un allenamento al risparmio.
Risparmio, non è mai troppo presto per cominciare
Forse non tutti sanno che un fondo pensione si può aprire con una somma molto piccola e non prevede versamenti obbligatori. E al di là degli importi direi che quasi nessuno sa quanto possa essere importante la decorrenza del fondo pensione, e cioè l’avvio, la data di sottoscrizione.
Allo stesso tempo ho visto coi miei occhi in 17 anni di consulenza finanziaria la potenza morale ed effettiva di anche soli 50 euro di risparmio al mese.

Il risparmio non deve essere vissuto come costrizione, ma può diventare un potente strumento di disciplina di grande aiuto nel percorso di maturazione della persona.

Ci sarebbe molto altro da scrivere sul tema, col rischio però di diventare troppo tecnici e di conseguenza noiosi, e mi rendo conto che gli argomenti sopra trattati sono probabilmente quanto di più lontano dalla mentalità individuale e da spogliatoio degli atleti, ma non trascurarli e consapevolmente scegliere può marcare realmente una differenza nella cura di se stessi per la vita futura.

IL CERVELLO, IL TUO "MUSCOLO" MIGLIORE

Rugby BrainIn quasi 15 anni di attività non ho notato grandi progressi, nel rugby come in altri sport, sullo studio relativo al miglioramento delle capacità mentali nelle prestazioni sportive.
Anzi quel che spesso noto, ancora adesso, nell’ambiente, tra i giocatori, è ancora un atteggiamento di prevenzione, con quasi il timore di essere giudicati dei deboli o peggio dei malati nel caso in cui si iniziasse un percorso di allenamento mentale.

Non so da dove derivi un tale atteggiamento di rifiuto. Retaggi culturali, paura di essere derisi o peggio compatiti non so. Anche i club non sono da meno nel non affrontare o nell’affrontare empiricamente questa materia.. I motivi di rifiuto possono essere gli stessi dei giocatori, od anche motivazioni di risparmio economico.
Eppure io credo fortemente, ma ritengo sia un dato oggettivo, che a parità di atleta, una decisa consapevolezza mentale e la giusta concentrazione e focalizzazione sulle cose può far fare più di uno step nella prestazione di un giocatore.

Noi agenti abbiamo a volte la presunzione di motivare i giocatori con citazioni, frasi a effetto, incoraggiamenti, sperando di tirare fuori dai ragazzi una determinazione che possa portare ad una prestazione vincente. Lo faccio anch’io a volte, lo ammetto.
Sì a volte un discorsetto fatto bene può aiutare, ma razionalmente l’effetto può arrivare se il giocatore è già abbastanza motivato e convinto. Io almeno sono arrivato a questa riflessione.
Il tentativo di trasmettere forza può meglio riuscire a chi ha giocato, a chi conosce meglio le dinamiche del campo, ma a ben vedere anche questo è opinabile, altrimenti gran parte degli allenatori sarebbero anche degli ottimi motivatori, e non si può dire che sia sempre così.

Il rugby non è uno sport professionistico, perlomeno in Italia, ma deve essere praticato in modo professionale, e un atteggiamento professionale non può prescindere dall’allenare la mente al gesto atletico.

La storia è piena di esempi di persone normali, giocatori normali, che a un certo punto della loro vita hanno preso in mano le redini del proprio destino e con determinazione e volontà hanno cambiato il corso della propria carriera.

Mi raccontava una volta un noto personaggio del rugby, che, a un certo punto della sua vita da giocatore, il fatto di essere un giocatore normale, e vedere altri sopravanzarlo l’aveva portato ad una considerazione. Il suo bivio consisteva se continuare in quel modo o dare una svolta a quello che stava facendo, con evidente scarsa soddisfazione. In lui si accese la scintilla, la voglia di arrivare a giocare in Nazionale, e quella molla, insieme a tanto, tanto lavoro, lo portò a costruire la carriera che desiderava, Nazionale, Coppa del Mondo, Sei Nazioni.

C’è un interruttore dentro di noi, una molla che può cambiare il nostro destino in meglio. C’è chi lo trova da solo, c’è chi vaga per la stanza buia alla sua ricerca e c’è chi si accorge che nella stanza c’è qualcun altro che può sapere dove sta l’interruttore e a cui si può chiedere di accendere la luce.

Ma prima di tutto occorre la volontà di accendere la luce. Stare al buio, dicendo che è colpa degli altri se le cose non vanno non aiuta a cambiare, a migliorare.

Il cambiamento è alla portata di tutti, basta volerlo. Volere è potere è un detto che non passa mai di moda.

Marco Martello

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi