Il viaggio dolce di Francesca Sberna: tra km, cavalli e un tricolore urlato al cielo con Colorno

Dicono che il viaggio sia più importante della meta finale. Aforisma che racconta il sapore del cammino. Il colore dell’attesa. La trepidazione. Un motto che, Francesca Sberna, potrebbe però reinterpretare. Per la giovane seconda linea di Colorno infatti, il viaggio ha forse un significato diverso. Una lingua d’asfalto di 200 km la accompagna tutte le settimane da Virle Treponti, frazione di Rezzato nel bresciano, a Colorno. Nel bagagliaio, la borsa da allenamento. Nel suo cuore, la determinazione nell’arrivare alla sua meta. Un obiettivo che Francesca, insieme alle sue compagne del Colorno, ha raggiunto lo scorso 2 giugno quando, sul terreno di Calvisano, ha conquistato il tricolore. E poco importano gli sforzi. La fatica. E tutti quei chilometri. Per Francesca, almeno questa volta, la meta ha significato molto di più del viaggio.
Francesca, partiamo dalla finale vinta contro Valsugana. Un pensiero rivolto a quel pomeriggio?
Ho un pensiero rivolto a quando mi sono svegliata quel giorno più che al pomeriggio. Ero davvero carica e avrei giocato appena sveglia, peccato che sarei dovuta scendere in campo alle 19.30. Quella partita l’avevo già giocata ogni notte per una settimana nella mia testa, ero molto tesa ma sorridevo e avevo voglia di fare bene’. 
Tesserata con Calvisano, ma in campo con Colorno. Come è strutturata questa collaborazione?

‘Da anni Colorno ha la squadra di serie A. Nel 2013 la FIR ha dato la possibilità alle giocatrici delle squadre seven di poter giocare con squadre a 15, una sorta di permit player. Si chiama tutoraggio ed è così che io e altre ragazze siamo approdate a Colorno. I due campionati sono stati organizzati in maniera tale da non sovrapporsi e permettere alle atlete di giocarli entrambi. La maggior parte delle giocatrici di Colorno è cresciuta nel club. Poi ci siamo noi “tutorate” e quelle che dopo il primo anno di tutoraggio hanno deciso di continuare il loro percorso tesserandosi definitivamente’.
Come è cominciato il suo percorso nel mondo della palla ovale?

‘A scuola, grazie all’attività del Rugby Botticino durante le ore di ginnastica. Avevo 13 anni, ma non c’era una under 14 femminile nelle vicinanze. Così, ho aspettato fino ai 18 anni. Brescia aveva deciso di creare la squadra femminile per la Coppa Italia. Insieme a una mia amica, ho deciso di provare’.
In Italia il rugby femminile non è uno sport professionistico. Come vive nel quotidiano la sua realtà ovale?
‘La mia giornata inizia al mattino, in palestra; finita la sessione corro al lavoro, torno a casa a pranzare per poter fare la borsa e prepararmi la cena per la sera. Quindi, ritorno al lavoro e allenamento. Due sere alla settimana mi alleno a Colorno e due invece con il Calvisano (squadra con la quale sono tesserata)’.
Un bell’impegno.
‘Devo ammettere che se non fossi una libera professionista sarebbe molto complicato trovare il tempo per potermi allenare sia in palestra che in campo; nonostante questo, sono sempre di corsa per poter far collimare il tutto’.
Gli impegni ovali scandiscono anche la via privata?

‘Avendo 4 sere a settimana impegnate dagli allenamenti diventa difficile anche gestire le relazioni nella vita privata. Non tutti capiscono l’importanza degli allenamenti o decidere di dormire alle 23 del sabato sera perché il giorno dopo si gioca. Tante persone si sono stufate dei miei “non posso, stasera ho allenamento”; accanto ho le persone che hanno davvero capito cosa significa per me questo sport’.
Nonostante uno sport non professionistico, a livello internazionale i risultati della Nazionale femminile raccontano di una realtà in salute. Come spiega questo paradosso?
‘Le ragazze in Italia giocano a rugby sapendo benissimo che non potrà mai diventare un lavoro. Giochiamo davvero solo per la passione e per le aspirazioni personali. Inoltre il rugby femminile è in espansione, si ha molta voglia di dimostrare di essere all’altezza dei colleghi uomini. Questo paradosso può essere spiegato facendo riferimento, secondo me, al fatto che è più semplice per noi donne emergere rispetto agli atleti uomini, che sono molti di più’.
Cosa manca al movimento italiano femminile per avvicinarsi ad altre realtà internazionali?
‘Spesso le società faticano a trovare tecnici per le proprie squadre, non molti vogliono allenare le ragazze. Sarebbe bello avere degli allenatori di livello che scelgano di allenare le ragazze perché davvero convinti, quelli che ho avuto la fortuna di incontrare io. Fondamentale poi è il settore giovanile, spesso sottovalutato’.
La base futura di tutte le squadre…
‘Sì, dobbiamo riconoscere che in questi anni la qualità è migliorata tantissimo e sono nate molte nuove squadre femminili under 14 e under 16. Queste nuove leve all’estero vengono allenate con un occhio di riguardo, con la consapevolezza che senza di loro è impossibile pensare a un futuro di qualità. Quindi credo che per avvicinarsi al livello di altre realtà internazionali bisognerebbe curare di più le giovanili, mettendo a disposizione tecnici di livello’.
Guadagna qualcosa  una giocatrice in Italia?
‘Purtroppo no. Se si è fortunati, come mi ritengo io, si ha un rimborso spese’.
Quali prospettive professionali ha una giocatrice in Italia?
‘In Italia oggi è impossibile essere una giocatrice professionista. Non esistono contratti e non si guadagna. Una giocatrice che vuole giocare ad alto livello cerca un lavoro part-time o lavora all’interno della società per avere il tempo di allenarsi e giocare la domenica’.
Ritiene che ci siano dei pregiudizi nei confronti del rugby femminile?
‘Assolutamente si. Da ormai 4 anni collaboro nelle scuole per il Rugby Oltremella, una società del bresciano che ha solo il settore giovanile. Incontro nelle scuole elementari e medie centinaia di bambini e ragazzi, ci alleniamo durante l’ora di ginnastica e diverse famiglie chiedono l’esonero delle proprie figlie dalle attività di rugby a scuola…’.
Motivazioni?
‘A volte sono spesso ridicole; dal classico “ci si fa male” a “diventa un maschiaccio” per continuare con “è uno sport troppo violento”. La cosa più triste però accade quando i bambini mi dicono: “vorrei tanto ma la mia mamma non vuole”. Accanto a ciò però ci sono anche tante famiglie che incoraggiano le proprie figlie a intraprendere questo sport, senza pregiudizi e senza paure’.
Francesca, passioni oltre al rugby?
‘Ne ho una grande che dura da una vita, da quanto ho 7 anni faccio equitazione. A 20 anni è diventato il mio lavoro. Domo e addestro puledri da salto ostacoli e dressage per un allevamento molto importante, inoltre insegno nel circolo ippico annesso’.
Una sportiva, o uno sportivo, verso la/il quale ha sempre cercato di trarre ispirazione.
‘Il rugby centra poco, si chiama Michel Robert é un cavaliere olimpico che ho avuto la fortuna di incontrare a una gara. Ha avuto un inizio di carriera sfortunato ma lavorando su se stesso e sui suoi cavalli ha raggiunto i massimi livelli. Mi ispiro a lui perché non è uno di quei fenomeni ai quali viene tutto bene subito. Lui si è dovuto impegnare a fondo e lavorare sui propri difetti per arrivare in alto. A 65 anni si è ritirato dalle competizioni’.
Una canzone che non manca mai dalla sua playlist.
‘Stairway to heaven dei Led Zeppelin’.
Un libro che tutti dovrebbero leggere.
Io non ho paura di Niccolò Ammaniti’.
Una partita che vorrebbe giocare.
‘Italia-Nuova Zelanda, ovviamente’.
Un sogno che vorrebbe realizzare.
‘Giocare al 6 Nazioni’.

(foto profilo Facebook Francesca Sberna)

A tu per tu con Giovanni Binghese: la guida delle Leonesse di Tortona

A Tortona l’ovale viaggia veloce di mano in mano. Nel piccolo capoluogo piemontese – poco meno di 30.000 abitanti –, c’è una squadra di leonesse che ruggisce agli ordini di Giovanni. Grinta, cuore, passione, il carburante che alimenta le Lions di Tortona. ‘Noi, squadra di un paesone, 18esime in Italia nella Coppa Italia Seven. Un risultato straordinario’. Non si emoziona, Giovanni Binghese. Piuttosto, applaude con orgoglio il cammino delle sue ragazze. Lui, tecnico della squadra femminile di Tortona, segue passo passo il quotidiano del suo team. Squadra che ha forgiato negli anni e della quale oggi racconta fiero il viaggio vissuto insieme.
Giovanni, come programma la sua settimana ovale?
‘Durante la stagione regolare (da settembre ai primi di giugno) alleno 3 volte a settimana, un’ora e mezza al giorno. Tengo un registro di presenze e solitamente giustifico le ragazze che hanno impegni di lavoro o studio improvviso (se hanno verifiche o esami programmati non le giustifico perché devono sapersi programmare) e ovviamente giustifico le infortunate e le ammalate’.
Quali sono gli aspetti ai quali dedica più attenzione?
‘Lavoro tanto sulle abilità individuali (skills) e sul movimento generale. Per mezz’ora poi le ragazze si allenano con Fabio, il nostro preparatore atletico’.
Come vive nel quotidiano il suo ruolo di coach?
‘Tutti i giorni, anche quando non alleno, gestisco rapporti con le altre squadre o con il comitato. Inoltre, tengo sotto osservazione la situazione personale e familiare di ogni singola giocatrice. Credo che tutti gli allenatori dovrebbero essere prima educatori e punti di riferimento per i propri atleti’.
Come, a suo avviso, può svilupparsi il rugby femminile in Italia?
‘Sicuramente ci sono zone in Italia dove il rugby è tradizione più radicata e dove, di conseguenza, deve partire qualcosa di grande (Lombardia , Veneto e Lazio). Ultimamente però anche piazze più piccole si stanno affermando, come Torino o Cogoleto, per citarne alcune presenti in serie A. Rimanendo nel piccolo però ci siamo anche noi: credo che classificarci 18esime in Italia nella Coppa Italia Seven sia stato un risultato straordinario’.
Dove riscontra invece le maggiori lacune?
‘Nell’organizzazione dei campionati e nelle scelte arbitrali; il rugby femminile è visto come figlio di un Dio minore in confronto a quello maschile’.
Quali gli aspetti da migliorare?
‘Lavorerei di più a scuola, come accade in Francia o Inghilterra, dove hanno introdotto il rugby come disciplina scolastica nelle ore di educazione fisica e i risultati si vedono’.
Guadagna un allenatore di rugby femminile in Italia?
Un allenatore di rugby femminile in Italia non guadagna nulla, anzi a volte ci rimette, eccezion fatta per alcuni club prestigiosi che offrono un rimborso spese’.
Secondo lei, diventerà mai una disciplina professionistica?
‘Credo di no’.
Una caratteristica che non deve mai mancare a una sua giocatrice.
‘Il coraggio. Io mi ripeto spessissimo su questa aspetto: osate sempre’.
Quando ha cominciato il suo percorso di formazione da allenatore?
‘Alleno da 5 anni e in questo periodo sono passato da ultimo nel nostro girone (Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta) a diciottesimo in Italia’.
Quali sono le difficoltà più gradi che incontra nel suo lavoro quotidiano di coach?
‘E’ impegnativa la gestione del gruppo e i cambi improvvisi del programma d’allenamento dettato dalle assenze al campo e dalla poca comunicazione. Ma questo, grazie alla professionalità delle ragazze, accade raramente’.
Allena solo ragazze o anche ragazzi?
‘Ora alleno solo le ragazze ma in precedenza ho fatto da assistente per un team under 18 maschile. La gestione degli adolescenti è davvero difficile in quest’epoca’.
C’è differenza tra un gruppo di ragazze e uno di ragazzi? 
‘Le ragazze sono molto più sveglie e imparano prima. In diverse occasioni sono anche molto più educate e obbedienti dei coetanei maschi’.
Quali sono i suoi obiettivi?
‘Voglio migliorare personalmente e soprattutto crescere le mie Leonesse. Chissà, magari mandarne qualcuna a giocare all’estero o in serie A (che un giorno, forse, giocheremo anche noi)’.
Una squadra che vorrebbe allenare.
‘Non ho altre ambizioni che allenare la mia squadra’.

La redazione di RugbyMercato ringrazia Giordan Accica per la collaborazione nell’intervista.

(foto sito Lions Tortona Rugby)

La femminile del Rugby Monza 1949 si affida a coach Claudio Visentin

Claudio Visentin è il nuovo allenatore del Rugby Monza 1949. L’allenatore polesano, come conferma il club con una nota ufficiale, guiderà la compagine femminile nel prossimo campionato di Serie A.

Nel curriculum di Visentin spiccano le esperienze con Frassinelle, Delta Del Po, Villadose, West Verona e Ticino Rugby dove ha ricoperto diverse carice, tra giocatore, allenatore e dirigente.

Quindi per Visentin due stagioni a Como in serie C in qualità di giocatore e tecnico della mischia e nella Coppa Italia femminile Seven dal febbraio 2017; settimo il piazzamento ottenuto a Calvisano nelle finali nazionali.

Grazie all’esperienza con il team di ragazze è arrivata la chiamata del Monza, compagine che conta nella propria rosa diverse giocatrici della Nazionale: Maria Magatti, Isabella Locatelli, Miriam Pagani e Cammarano.

Il rodigino collaborerà con Ratcliffe Phil e Giorgio Pegoraro, altro polesano cresciuto nelle giovanili del Rovigo (e passato poi a Parabiago e all’ASR Milano, dove ha maturato anche un’esperienza in qualità di coach della squadra  femminile).

L’obiettivo, oltre a riportare il Monza ai vertici del rugby nazionale, anche quello di monitorare e seguire la crescita delle tante realtà femminili lombarde, sia giovanili che seniores.

‘Sono molto contento – le parole di Visentin – e altrettanto consapevole che il club si aspetta molto da me. Siamo pronti a fare un gran lavoro’.

Torneo Mirko Petternella: presentata a Rovigo l’edizione numero 21

E’ stata presentata ufficialmente questa mattina l’edizione numero 21 del torneo internazionale di rugby femminile ‘Mirko Petternella’.

Ecco la nota ufficiale diramata dalla società Le Rose Rovigo Rugby.

‘Presentata ufficialmente nella cornice dell’hotel Villa Regina Margherita di Rovigo l’edizione numero ventuno del torneo internazionale femminile di rugby a sette intitolato alla memoria del giornalista Mirko Petternella.

Confermata la partecipazione di un totale di dodici squadre: cinque per la categoria seniores e sette per l’under 16, con la novità dell’introduzione del girone unico e dei tempi regolamentari (due da sette minuti) per quello che da sempre è connotato come l’unico torneo italiano a sette giocato su campo intero, secondo la modalità olimpica.

Le formazioni presenti avranno tutte la possibilità di confrontarsi sui tre campi dello Stadio Battaglini domenica prossima, 24 settembre, a partire dalle 9:30.
La conclusione con premiazioni a seguire è prevista verso le 13.

A dare il via agli incontri tra le più grandi saranno le due formazioni provenienti più da lontano: lo Zark Mladost di Zagabria ed il Rugby Cogoleto, mentre nell’under 16 le Birbe di Badia, campionesse in carica, se la vedranno subito con le quotate milanesi del Cus.

Alla fine, premiazioni per tutte le partecipanti e per il miglior gesto di fair play.

Un impegno dell’ultima ora ha impedito la presenza del presidente della Provincia, Marco Trombini, e dell’assessore allo sport Luigi Paulon, presenti invece per l’organizzazione Gisella Bellinello Quaglio e in rappresentanza della Federazione italiana rugby, il delegato provinciale Antonio Romeo.

Antonio Romeo:
“Ringrazio per l’invito e porto i saluti del presidente regionale Marzio Innocenti, impegnato oggi a Roma in alcune riunioni in Federazione. Sono molto contento di essere qui personalmente, perché sono nel rugby da qualche anno e ho cominciato proprio grazie a Gisella il mio percorso da allenatore, mettendo i primi mattoncini con le Rose, in compagnia di Stefano Bordon, ed il Petternella è un torneo che ho visto nascere e crescere di anno in anno.
Avendo lavorato nel femminile, ho un occhio di riguardo. Le donne, per esperienza personale, hanno determinazione ed attenzione superiore quando è il momento di apprendere e crescere. Il Mondiale ha dimostrato che il percorso della Federazione è importante, i numeri sono raddoppiati come squadre e tesserate e danno ragione degli sforzi di tutte le persone che lavorano nel settore femminile, in primis proprio la famiglia Quaglio”.

Gisella Bellinello Quaglio:
“Ventisei anni fa abbiamo fondato la società delle Rose e da ventuno onoriamo Mirko, perché è stato il primo che senza alcun preconcetto, quando è nato il rugby femminile, vi si è dedicato seriamente, con la solita professionalità. Mi ricordo quando veniva a suonarmi il campanello per seguire il primo campionato, con la stessa dedizione con cui seguiva quello maschile, oltre ad essere sempre stata una persona di grande cultura ed un grande amico.
Vorrei che questo torneo non finisse mai, ma io non sono eterna e mi auguro che qualcuno accetti l’eredità. Il movimento è talmente cresciuto che da unico torneo che era, ora è sempre più diffuso e sono in costante aumento le manifestazioni. Per tutte le ragazze resta comunque il ricordo indelebile ed il punto d’arrivo di poter giocare al Battaglini.
Per noi il torneo ha sempre avuto anche una funzione educativa e sociale, con la volontà di promuovere l’essere donna e il senso generale di rispetto.
Non ci saranno a proposito gadget, se non quanto di consueto messo a disposizione dalla Profumeria Manfrin, sempre pronta ad aiutarci e che ringraziamo per la disponibilità, perché ancora una volta abbiamo preferito dedicarci alla beneficenza ed in particolare tornare ad interfacciarci con il Centro antiviolenza di Rovigo, con cui siamo in contatto anche tramite la Provincia ed altre organizzazioni, e che ha passato dei momenti difficili e che cercheremo di aiutare per quanto potremo. Per venire incontro a tutto il movimento, restiamo sempre l’unico torneo o almeno uno dei pochi che non fa pagare nessun tipo di iscrizione alle società partecipanti”.

Appuntamento domenica 24 settembre allo stadio Battaglini dalle 9:30. Vi aspettiamo!

Squadre iscritte seniores: Rugby Badia 1981, Mirano Rugby 1957, Zark Mlados Zagreb, Cus Milano, Cogoleto Rugby.

Squadre iscritte under 16: Rugby Badia 1981, Villorba Rugby, Benetton Treviso, Cus Milano, Cogoleto Rugby, Rugby Vicenza, Rugby Alpago’.

Rugby Rovigo: torna la squadra femminile!

A Rovigo torna la squadra femminile, per anni rappresentata da Le Rose Rovigo Rugby. E’ di pochi minuti fa il comunicato della società rossoblu nel quale è annunciato il nuovo progetto, al via già la prossima settimana. Ecco la nota ufficiale della società rodigina.

‘La Rugby Rovigo Delta è lieta di annunciare l’inizio dell’attività Femminile Rossoblù per tutte le ragazze nate nel 2005 e anni precedenti.

Conscia dell’importanza sempre più diffusa della disciplina, e viste le numerose richieste di giovani ragazze di potersi cimentare nel rugby vestendo i colori dei Bersaglieri, la Società di viale Alfieri ha deciso di avviare un progetto di sviluppo del rugby femminile, avvalendosi della collaborazione della Polisportiva New Ascaro Rovigo Asd.

Grazie anche al supporto del Liceo Statale “Celio-Roccati” di Rovigo, del C’è l’Este Rugby e del Rugby Monselice, il nuovo progetto della Rugby Rovigo Delta potrà partire fin da subito con una discreta base di atlete che, visto il largo e appurato interesse per la pratica del rugby femminile nel nostro territorio, è sicuramente destinata ad allargarsi.

L’attività di allenamento, al momento, prevede due sedute settimanali, martedì e giovedì alle ore 18.00. Il primo appuntamento è previsto per martedì 29 agosto p.v. alle ore 18 allo Stadio “Mario Battaglini” per iniziare l’attività, agli ordini dallo staff tecnico composto da Raffaello Franco, referente team rugby femminile, Giovanni Previato, accompagnatore, Monica Gallo, team manager ed insegnate Scienze Motorie Liceo Statale “Celio-Roccati” di Rovigo, Alessandro Trivellato, allenatore con Primo Livello Tecnici FIR, e Andrea Chieregato, preparatore atletico.

Sarà anche l’occasione per tutte le ragazze appassionate di rugby di avere maggiori informazioni per avvicinarsi concretamente al nostro splendido sport’.

Petrarca Rugby: Samanta Botter alla guida del progetto della femminile

Dall’ufficio stampa del Petrarca Rugby.

‘Prosegue al Petrarca Rugby l’organizzazione dell’attività femminile per la prossima stagione. Per farsi trovare pronte per l’inizio della prossima stagione, le ragazze interessate potranno partecipare ad alcuni allenamenti di prova al “Centro Geremia” di via Gozzano.

Tali allenamenti sono in programma per quattro giovedì di giugno (precisamente i giorni 8, 15, 22 e 29 giugno) dalle 18 alle 19.30. A guidare le ragazze in questo percorso ci saranno alcuni allenatori del Petrarca Rugby, coordinati da Samanta Botter, ex nazionale (28 caps) e attuale tecnico delle skills nel Petrarca Junior’.

La triste situazione del Rugby Afragola: 200 tesserati e un campo di pietre. E il Comune…

200 tesserati, 1 squadra seniores, 1 under 18 nata in collaborazione con l’Amatori Napoli (e prossima alle finali scudetto), 2 under 16, 2 under 14 (una maschile e una femminile), 1 under 12 e 1 under 10. Ma nessun campo sul quale giocare. E’ una situazione paradossale quella vissuta dal Rugby Afragola, realtà sportiva nata 35 anni fa e specchio rugbistico di un comune di 65000 anime  ai piedi di Napoli. Condizione che si trascina da tempo ma esasperatasi negli ultimi mesi, tanto da spingere il club campano a iniziare una sonora quanto civile protesta: #SaveRugbyAfragola l’hashtag che, rimbalzando online, ha raccolto molta solidarietà e sostegno nei confronti della società campana.

I FATTI
Tutto ruota attorno all’utilizzo dello stadio ‘L. Moccia’ di Afragola e in particolare del campo A. L’Amministrazione Comunale, per voce della Dirigente Alessandra Iroso, ha infatti negato al Rugby Afragola la possibilità di usufruire del campo principale per una partita della squadra femminile – Le Fragoline -, poi giocata in un’altra sede. ‘Nonostante la richiesta fosse inizialmente per un match della squadra femminile – spiega Giuliano Vicale, presidente del Rugby Afragola -, il campo è stato negato a tutta l’attività rugbistica del nostro club’. Terreno poi concesso in via esclusiva all’Afragolese, squadra di calcio impegnata nel campionato di Eccellenza, con la quale i ‘cugini’ ovali vantano comunque un rapporto sereno. ‘Con i dirigenti dell’Afragolese Calcio c’è un buon rapporto – continua Vicale -, la problematica che viviamo dipende dal Sindaco Domenico Tuccillo. Solo pochi tifosi hanno considerato la nostra protesta contro la loro attività (la porta d’ingresso al club era infatti stata imbrattata da scritte offensive ndr). Nulla di più errato, noi come sportivi e afragolesi seguiamo e tifiamo per i nostri cugini calciatori’.

RUGBY, POLITICA E…
Ci sono molte anomalie attorno al momento vissuto dal club campano, che fino a un anno fa divideva il campo con la squadra di calcio. Poi, a ottobre, l’inizio dei lavori di miglioria del terreno avvallati dal Comune (costati 30.000 Euro) hanno accentuato il calvario. ‘A lavori finiti, abbiamo chiesto il permesso di utilizzare l’impianto per un raduno della femminile. Richiesta negata a favore della squadra di calcio, che ora ne usufruisce in via esclusiva’. Nessun bando di gara, nessun avviso pubblico. E un rapporto con l’amministrazione comunale che diventa giorno dopo giorno sempre più difficoltoso. ‘Nei nostri 35 anni di storia – ripercorre Giuliano Vicale -, abbiamo sempre avuto come interlocutore il Comune e l’Ufficio Sport, ma da quando abbiamo iniziato questa protesta, non c’è stata più occasione di parlare con il Sindaco Tuccillo e nemmeno con la Dirigente Iroso’.  (nella foto, il campo A dello stadio Moccia)

SCENARI FUTURI
Nel frattempo, l’attività continua, tra i rischi e le difficoltà offerte dal campo C dello stesso impianto ‘Moccia’. ‘Ci alleniamo su un altro campo, sempre allo stadio ‘L.Moccia’ – continua Vicale -, in terra e pietre, con ostacoli fissi e pericolosi in prossimità delle linee laterali’. Basi rialzate in cemento in prossimità delle panchine, torri faro rivestite da materassini per il salto in alto, pietre che spuntano a ogni cambio di passo. La realtà del Rugby Afragola, per il momento, è questa. ‘Abbiamo sempre incontrato difficoltà ad affermare i nostri diritti – confessa sconsolato la massima carica del club -, ma mai avevamo toccato un punto così basso nei rapporti con un’Amministrazione Comunale’. (nella foto, le condizioni del campo da gioco dei team della società campana)

Nonostante la delusione, il Rugby Afragola non cederà. La protesta civile del club campano sta continuando online e per la città, grazie a manifesti e volantini distribuiti dai volontari che animano la vita della società. ‘Abbiamo richiesto l’accesso agli atti – così Vicale – e denunceremo questo sopruso antidemocratico in tutte le sedi deputate.  Già quest’anno, senza campo, stiamo compiendo un “miracolo” sportivo ed è facilmente comprensibile che senza un campo sul quale giocare non può esserci un futuro lungo e roseo per il Rugby Afragola’.

Petternella 2016: a trionfare sono le Dogaresse!

Si è concluso il Torneo internazionale di rugby a sette femminile ‘Mirko Petternella’. Come sempre la kermesse rodigina si è confermata ad alti livelli: ottima organizzazione firmata Le Rose Rovigo Rugby e pubblico sempre al seguito delle sfide. Ad alzare al cielo il trofeo sono state le Dogaresse, che in finale hanno avuto la meglio sul Riviera. Ecco il comunicato ufficiale diramato pochi minuti fa.

Si è conclusa con il consueto trionfo di organizzazione e pubblico e la festa del terzo tempo sotto la tribuna Lanzoni, la ventesima edizione del Torneo Internazionale di rugby a sette femminile “Mirko Petternella”.
Alla fine, il campo ha dato come responso un doppio successo veneto, con le Dogaresse – la selezione regionale – che si sono imposte nel derby con il Rugby Riviera 1975, in una finale bellissima e dall’alto contenuto tecnico.
La categoria Under 16 ha, invece, sorriso alle “Birbe” locali, la formazione del Rugby Badia 1981, che ha dominato il proprio girone.
Al termine delle gare, grande premiazione con consegna di tutti i trofei, alla presenza dell’assessore allo Sport del Comune di Rovigo, Luigi Paulon, del tecnico della Nazionale italiana femminile, Andrea Di Giandomenico, del presidente del Comitato regionale veneto, Marzio Innocenti, dei dirigenti della Federazione italiana rugby, Maria Cristina Tonna e Zeno Zanandrea, dei rappresentanti del Ciar, Salvatore Bonetti e Franco Cenobi, del rappresentante provinciale del Coni, Raffaello Franco e, naturalmente di Marina Petternella. 
Particolarmente significativi i momenti della consegna della donazione solidale riservata quest’anno alle Associazioni “Italiani in Crimea” ed “Amici di Anna e Matteo”.
Il Premio Fair Play è, invece, andato a Gabriele Paganini, tecnico del Cus Milano Under 16, che ha applaudito ed abbracciato Sara, atleta della Selezione Friuli Venezia Giulia, dopo una meta subita dalla formazione meneghina e applaudita anche da tutto il pubblico dello Stadio Battaglini.
Un sentito ringraziamento a tutti i volontari, al Comitato arbitri ed alle squadre intervenute che hanno reso possibile lo svolgimento della manifestazione, assieme ai partner: Profumerie Manfrin, Rovigo Premia, Breviglieri e Centro Commerciale La Fattoria.

RISULTATI UNDER 16
Cus Milano Rugby-Rugby Badia 1981 0-29
Selezione Friuli Venezia Giulia-Rugby Alpago 5-17
Cus Milano Rugby-Selezione Friuli Venezia Giulia 20-14
Rugby Badia 1981-Rugby Alpago 31-7
Selezione Friuli Venezia Giulia-Rugby Badia 1981 0-45
Cus Milano Rugby-Rugby Alpago 24-17

CLASSIFICA FINALE
1. Rugby Badia 1981 – 15 punti
2. Cus Milano Rugby – 10 punti
3. Rugby Alpago – 5 punti
4. Selezione Friuli Venezia Giulia – 1 punto

Formazione vincitrice – Rugby Badia 1981: Natascia Aggio, Anna Bacchiega, Emily Brusemini, Martina Chiavelli, Ambra Falasco, Jenny Garbo, Mybett Vangjelina Marangon, Giulia Puozzo, Anna Schiesaro, Emma Stevanin, Vittoria Vecchini, Vittoria Zampa. All. Marco Crivellaro – Dir. Acc. Lara Masin.

RISULTATI SENIORES – GIRONE 1
Selezione Friuli Venezia Giulia-CRV Dogaresse 7-38
Ascare Rugby Ladies-Zark Mladost 0-29
CRV Dogaresse-Ascare Rugby Ladies 62-0
Zark Mladost-Selezione Friuli Venezia Giulia 14-19
Selezione Friuli Venezia Giulia-Ascare Rugby Ladies 20-0
CRV Dogaresse-Zark Mladost 24-0

CLASSIFICA GIRONE 1
1. CRV Dogaresse – 15 punti
2. Selezione Friuli Venezia Giulia – 8 punti
3. Zark Mladost – 6 punti
4. Ascare Rugby Ladies – 0 punti

RISULTATI SENIORES – GIRONE 2
Rugby Riviera 1975-Rugby Mantova 30-5
Rangers Vicenza-Amazzoni Rugby Mugello 31-0
Rugby Riviera 1975-Rangers Vicenza 15-0
Rugby Mantova-Amazzoni Rugby Mugello 14-10
Rangers Vicenza-Rugby Mantova 48-0
Rugby Riviera 1975-Amazzoni Rugby Mugello 45-5

CLASSIFICA GIRONE 2
1. Rugby Riviera 1975 – 14 punti
2. Rangers Vicenza – 10 punti
3. Rugby Mantova – 4 punti
4. Amazzoni Rugby Mugello – 1 punto

FINALI SENIORES
7.-8. Posto: Amazzoni Rugby Mugello-Ascare Rugby Ladies 20-0
5.-6. Posto: Rugby Mantova-Zark Mladost 7-31
3.-4. Posto: Rangers Vicenza-Selezione Friuli Venezia Giulia 24-14
1.-2. Posto: Rugby Riviera 1975-CRV Dogaresse 12-17

CLASSIFICA FINALE SENIORES
1. CRV Dogaresse
2. Rugby Riviera 1975
3. Rangers Vicenza
4. Selezione Friuli Venezia Giulia
5. Zark Mladost
6. Rugby Mantova
7. Amazzoni Rugby Mugello
8. Ascare Rugby Ladies

Formazione vincitrice – CRV Dogaresse: Elisa Pavan, Maria Chiara Nespoli, Elisa Vigato, Valeria Fedrighi, Theodora Zamperetti, Giulia Silvestri, Francesca Pavan (cap.), Eleonora Capizzi, Erika Gambaro. All. Fabio Faggiotto – Dir. Acc. Fulvia Corrò’.

Nella foto (copyright Le Rose Rovigo Rugby/Diego Gardina): La formazione delle Dogaresse con Marina Petternella’.

Petternella 2016, ci siamo! Presentata a Rovigo l'edizione numero 20

‘Si è svolta questa mattina presso la Sala Giunta della Provincia di Rovigo, la conferenza stampa di presentazione ufficiale della ventesima edizione del Torneo Internazionale di Rugby Seven Femminile “Mirko Petternella”, che si svolgerà presso gli impianti dello “Stadio Battaglini” domenica 25 settembre 2016.
Presentate tutte le squadre (otto Seniores, quattro Under 16) e tutte le iniziative collaterali, tra cui quelle benefiche in favore delle associazioni “Amici di Anna e Matteo” ed “Italiani in Crimea”.
A fare gli onori di casa è stato il Presidente della Provincia, Marco Trombini. Con lui, dal lato istituzionale, presente l’Assessore allo Sport del Comune di Rovigo, Luigi Paulon, il Presidente del Coni Provinciale, Lucio Taschin, il delegato della Federazione Italiana Rugby, Zeno Zanandrea e l’allenatore della Nazionale Italiana Seven, Andy Vilk.
Sono, poi, intervenute anche Marina Petternella, moglie del compianto Mirko, e Gisella Bellinello Quaglio, Presidente delle Rose Rovigo Rugby e a capo del comitato organizzatore.

Il Presidente della Provincia Trombini ha ringraziato i presenti e sottolineato l’importanza del torneo.
“Grazie per aver scelto la nostra casa per presentare un evento così significativo per la provincia di Rovigo. È un onore poterlo presentare in questa conferenza stampa. Sono un grande appassionato di rugby e di recente ho avuto modo di seguire il rugby a sette ai Giochi Olimpici e ne sono rimasto impressionato. Bello, poi, poter pensare che si tratta della ventesima edizione, un traguardo rilevante considerato che molte sono le kermesse che facilmente si avviano, ma che la vera difficoltà sta nella prosecuzione temporale. È sicuramente una testimonianza chiara di grande passione che riesce a prevalere su tutto”.

A seguire è arrivato l’intervento dell’Assessore allo Sport, Luigi Paulon, il quale ha voluto rinsaldare lo storico legame tra palla ovale e città.
“La R di Rovigo è anche la R di rugby. Il rapporto è inscindibile. Nella nostra città abbiamo il grande privilegio di poter ospitare tornei storici come il Petternella o il Milani. Da questo punto di vista, Rovigo può essere considerato un polo nazionale e non solo. L’intero territorio è coinvolto nella passione per questo sport e, a livello femminile, vedo un movimento in espansione e fermento. Spero anche di poter tornare presto ad abbracciare una formazione locale e in questo senso abbiamo già avviato i discorsi con Le Rose, perché non vi è dubbio che questa tradizione debba essere riscoperta e riconosciuta. Da ex giocatore, non posso che essere felice di una simile manifestazione, dal momento che il rugby rappresenta un vero e proprio unicum. Uno sport che non ha eguali, legato a sentimenti, valori, quali solidarietà, sacrificio, appartenenza, dedizione e che è eccezionale per l’aspetto umano”.

Il Presidente del Coni provinciale, Lucio Taschin, ha invece ammirato il coraggio e la determinazione nell’organizzazione della kermesse.
“Con il Coni ci siamo posti alcuni obiettivi legati a problematicità riscontrate che sono relative alla pratica giovanile, all’impiantistica ed alla creazione di eventi. Nel fine settimana, abbiamo invitato gli organizzatori a prendere parte alla manifestazione Sani Sapori che si svolgerà in centro e che pone l’accento su un aspetto fondamentale come quello dell’alimentazione, per sportivi e non, ma anche sulle sinergie che dobbiamo sempre più ricercare tra le nostre varie realtà. Vent’anni sono davvero tanti e non posso che fare i miei più sinceri complimenti. Da giornalista, purtroppo non ho avuto modo di conoscere Mirko Petternella, ma ne ho spesso sentito parlare come di una figura cardine nella storia del giornalismo sportivo locale e nazionale e sono particolarmente contento di condividere questo momento con figure chiave della sua vita, come la signora Marina”.

Zeno Zanandrea, delegato per il settore femminile della Federazione Italiana Rugby, ha portato il saluto del Presidente Alfredo Gavazzi.
“Mi complimento come sempre per lo spirito della signora Gisella e di tutta l’organizzazione di un torneo così bello ed importante nel nostro panorama sportivo nazionale. Il rugby femminile gode di ottima salute ed i risultati raggiunti negli ultimi anni parlano da soli. Io, al contrario del Presidente Taschin, ho avuto la fortuna di conoscere Mirko Petternella e lo ricordo, oltre che come una persona squisita, come un’autentica pietra miliare del nostro sport e come un grande promotore della palla ovale in Italia”.

Coinvolto nella discussione generata da un appassionato dibattito sul rugby a sette alle recenti Olimpiadi di Rio, il tecnico della Nazionale Italiana Seven, Andy Vilk, ha fornito un’esauriente spiegazione delle differenze tra la disciplina specifica e quella a quindici.
“È un grande piacere essere qui con voi oggi e porto anche i saluti del responsabile Seven della Federazione, Orazio Arancio. Tornei come questo sono iniziative fondamentali per far crescere in Italia il movimento del rugby a sette. Ho sottolineato spesso come solo così si può dar vita ad un’autentica cultura di questo sport e farne nascere le radici che possono poi portare frutti alla Nazionale. In questo momento l’obiettivo principale di una disciplina così spettacolare dev’essere proprio quello di creare una base solida ed una cultura. Le Olimpiadi, da questo punto di vista, aiuteranno moltissimo, perché sono l’ideale per il rugby e perché sembrano fatte apposta per il Seven. Il mio migliore augurio per l’ottima riuscita del torneo”.

Si è, poi, passati ad un aspetto più emozionale, coinvolgendo la signora Marina, moglie di Mirko.
“Conosco da una vita la famiglia Quaglio e non posso che esserne contenta per l’amore che hanno sempre dimostrato nei confronti di Mirko. Lui da piccolo aveva abitato a Rovigo e spesso mi raccontava di questa città, che già allora chiamava delle rose. È stato un uomo di cultura ed un grande giornalista, che sapeva cogliere soprattutto l’aspetto umano e quello che c’era intorno, la bellezza delle persone oltre all’aspetto tecnico prettamente legato al suo lavoro. Per questo il pensiero di ricordarlo con un torneo del genere mi sembra particolarmente adatto. È la testimonianza fattiva dell’affetto che lui ha creato e che continua ad esistere. Questi venti anni sono letteralmente volati”.

Infine, chiusura obbligata per la signora Gisella Bellinello Quaglio, Presidente del club Le Rose Rovigo Rugby ed organizzatrice del torneo.
“Nel tempo mi è stato spesso chiesto perché un torneo intitolato ad un giornalista e non ad un giocatore come di solito avviene. Mirko, oltre che un grande amico di famiglia, è sempre stato un grande amico del rugby in generale e di quello femminile in particolare. Ricordo ancora le sue interviste all’ultimo minuto, quando chiamava per chiedere se ero in casa e poi come si batteva per metterle in onda. Soprattutto, di lui va sottolineato il grande rispetto che ha sempre avuto per il rugby femminile, spesso non visto nello stesso modo da altre parti.
Oggi vorrei condividere un ricordo inedito. Non so quanti abbiano avuto modo di vedere un funerale a Venezia. A me è capitato con quello di Mirko nel 1996. Venezia è una città unica ed una cerimonia funebre in quello scenario lo è altrettanto. Mi colpì tantissimo come, per caso o per chissà quale altra ragione, sul feretro che lasciava la chiesa sulla gondola, fosse adagiato ai piedi proprio il mazzo di rose rosse e blu che avevamo voluto fare per ricordarlo. In quel momento decidemmo di iniziare ad organizzare il torneo sin dalla prima edizione nel novembre dello stesso anno.
Mirko stesso, sono convinta, ci abbia sempre dato una mano e protetti per lo svolgimento e, nonostante le mille difficoltà, è sempre stato un successo, con la presenza di un bel sole e di tanta bella gente.
Un segno Mirko lo ha voluto lasciare anche nel ventesimo anno. Quest’estate sono stata contattata da un gruppo di ragazze che vorrebbero praticare questo sport e stiamo ora valutando la possibilità di ridare vita alla tradizione delle Rose.
Un motivo di orgoglio personale è l’aver deciso vent’anni fa di optare per questa formula a sette, a tutto campo, la sola in Italia, che avevo visto praticata all’estero per agevolare le squadre ma anche rendere più divertente il gioco. Ora questa stessa formula è approdata addirittura alle Olimpiadi e speriamo di poter vedere anche la formazione italiana alla prossima edizione.
Ci tengo a sottolineare il valore delle nostre iniziative solidali e benefiche, perché da sempre abbiamo cercato di dare alle ragazze un codice di condotta morale. Stiamo parlando di donne che in futuro potranno diventare madri e mogli. Il concetto di sostegno non può fermarsi al recinto di gioco, ma deve andare oltre ed abbracciare tutta la vita. Per questo, voglio ringraziare chi ci dà una mano, a partire dai volontari, il comitato organizzatore ed alcuni sponsor che ci sostengono come il supermercato La Fattoria e la Profumeria Manfrin, che ci ha messo tra l’altro a disposizione fragranze e trucchi da far trovare negli spogliatoi alle ragazze che parteciperanno al torneo”.

Il programma, che sarà diffuso a breve con i relativi regolamenti, prevede l’inizio delle attività attorno alle ore 10 e conclusione verso le 13 dello stesso giorno con le finali, l’avvio della cerimonia di premiazione ed il terzo tempo collettivo sotto la Tribuna Lanzoni’.

Petternella 2016, parla Emily Scarratt: 'Olimpiade, esperienza incredibile'

A livello europeo e mondiale – così recita il comunicato stampa diramato dal comitato organizzatore del Petternella -, è tra le giocatrici più conosciute nella palla ovale. Nazionale Inglese, ha rappresentato la Gran Bretagna alle Olimpiadi di Rio. Emily Scarratt ci ha lasciato le sue impressioni sulla competizione. “È stata un’esperienza incredibile, essere parte di un evento del genere e con il rugby a sette che così bene è stato rappresentato alla sua prima apparizione olimpica. È stato davvero speciale potervi partecipare. Purtroppo per noi è stata un’avventura terminata con un grande dispiacere, con un quarto posto finale difficile da accettare ma è stato comunque qualcosa di eccezionale”.
Com’è stato visto appunto il rugby a sette all’interno della kermesse?
“Da quello che abbiamo sentito e visto è stato un grande successo. Il Seven sembra fatto apposta per le Olimpiadi e la sua natura si coniuga perfettamente con l’ambiente e probabilmente ha guadagnato molti nuovi sostenitori”.
Quanta diversità c’è con il rugby a quindici?
“Il Seven è molto più veloce, ci sono sforzi di velocità molto più ripetuti e un volume complessivo maggiore di corsa e quindi anche più allenamento. La maggior parte delle abilità richieste sono le stesse ma svolte in maniera più isolata”.
Cosa ne pensi delle formazioni italiane?
“Mi piace giocare contro squadre italiane, soprattutto in Italia. C’è sempre un grande pubblico e l’atmosfera è fantastica. Come nazione, sono molto migliorati negli ultimi anni e sono sempre una formazione ostica da affrontare nel Sei Nazioni”.
Il Seven può essere il futuro del rugby?
“Penso ci sia un enorme potenziale, sono emozionata all’idea di vederne la crescita e vedere quanti tifosi guadagnerà ma penso anche che il rugby a quindici sia e continuerà ad essere estremamente forte”.

 

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