“Certamente, se non fosse stato per lui, il rugby non lo avrei mai conosciuto. Venivo da una famiglia di appassionati di ciclismo e non sapevo nulla di questo sport”. Lo sguardo si appoggia sulla gigantografia che riempie una parete intera della cucina. Rugby Rovigo contro Algida Roma, foto che profuma di storia. Lui è Isidoro Quaglio, simbolo di un Rovigo epico, immortalato mentre di slancio conquista una touche. Di forza, potenza. E passione. Lei è Gisella Bellinello, compagna di vita del giocatore rossoblu. E anima di un progetto chiamato Le Rose Rovigo Rugby, iniziato 24 anni fa e riempito di tasselli fondamentali che negli anni hanno contribuito a costruire il mosaico del rugby femminile in Italia. Campionati, Sei Nazioni, Coppa Italia e Torneo Petternella sono i fiori all’occhiello della società rodigina, che vede nella figura di Gisella la colonna portante di tutti gli avvenimenti. Una mamma, prima ancora di una dirigente, che chiama “le mie ragazze” tutte le giocatrici incontrate negli anni. E se Le Rose sono a un passo dalle nozze d’argento e il Petternella ha da poco superato la maggiore età, non è difficile immaginare quanto, al rugby italiano, questa guerriera sia riuscita ad offrire.
Gisella, quest’anno il Torneo Petternella tocca quota 19 edizioni. Come è nata l’idea di creare questo evento?
“Mirko era un grande amico e negli anni ha sempre dato pari dignità al rugby femminile. Era un vero signore, senza alcun preconcetto sulle donne. Con la sua scomparsa mi sono sentita orfana e mi sono battuta a livello federale per questa manifestazione”.
E infatti pochi mesi dopo il suo addio, il torneo ‘Mirko Petternella’ avrebbe cominciato la sua avventura.
“Si, a novembre. Dal giorno in cui l’abbiamo salutato, dal cesto di rose rosse e blu viste partire in gondola in sua memoria, abbiamo cominciato a lavorare al fine di organizzare un torneo in suo nome”.
Una tradizione quasi ventennale…
“Anno dopo anno però diventa sempre più difficile”.
Come mai?
“Ci sono molte difficoltà economiche. L’unico sostegno che abbiamo arriva dalla Regione. E anche a Rovigo le cose si fanno sempre più difficili”.
Si spieghi.
“Non so onestamente dove sia il problema, però in 24 anni di vita delle Rose Rovigo Rugby, in città è sempre stato difficile fare rugby femminile. Se pensate che dobbiamo pagare per entrare allo stadio Battaglini…”.
In una città dove il rugby maschile la fa da padrone, forse quello femminile ha dovuto sgomitare un po’ di più per farsi spazio.
“Penso che lo sport femminile in generale abbia incontrato delle difficoltà, ma con il tempo e il lavoro le cose sono migliorare. Mentre a Rovigo con il rugby la mentalità fatica a cambiare”.
Si avverte un po’ di amarezza nelle sue parole.
“Mi ha sempre fatto male questo atteggiamento, però è dalle difficoltà che nascono le cose più belle, come il terzo tempo in Corso del Popolo dopo le finali di Coppa Italia femminile. Il Battaglini ci era stato negato e così grazie al Sindaco Merchiori e all’assessore allo sport Cattozzi siamo riusciti a portare tutte le squadre nella via più importante della città. Una cosa indimenticabile”.
In questo percorso, ha sempre avuto accanto suo marito Doro.
“Fino al 2008 mi ha dato una grossa mano. Ogni anno, prima delle premiazioni del Petternella, radunava le squadre e insieme alle giocatrici urlava un ‘Hip Hip Hurrà’ per Mirko. Un urlo che certamente arrivava in cielo”.
Mirko e Doro erano molto legati. E il suo rapporto con Marina Petternella?
“Marina è una persona che non dimentica mai una ricorrenza. Siamo molto legate, forse non pensava nemmeno lei che il torneo potesse durare così tanto. E’ sempre felice”.
Tutta la macchina organizzativa del torneo è gestita da Le Rose Rovigo Rugby, società della quale è presidente e che conta anche sul grande contributo lavorativo di sua figlia Enrica. Da dove è nato lo spunto di creare questa società a Rovigo, 24 anni fa?
“Al tempo l’avvocato Antonio Cappellini, consigliere Federale, mi aveva chiesto di creare una squadra femminile a Rovigo. Era il 1991 e in prospettiva la Fir aveva già in programma di entrare nel Cinque Nazioni (poi diventato Sei Nazioni, con l’ingresso degli azzurri). Per rispettare le regole internazionali, bisognava pertanto adeguarsi e avere anche l’Italia femminile. Così ci siamo messi all’opera, costituendo intanto una squadra femminile a Rovigo…”.
Come?
“Appendendo un semplice manifesto in piazza con scritto: ‘Ragazza in gamba, il rugby è per te’. Abbiamo giocato 10 campionati consecutivi in Serie A”.
Poi?
“Con il tempo sono subentrate alcune difficoltà. Dal ricambio delle giocatrici ai problemi di reclutamento, fino agli allenamenti serali. Rovigo poi è sempre stata legata al rugby maschile”.
Però l’attività delle Rose è sempre continuata e oggi siamo qui a parlare dell’edizione numero 19 di un torneo internazionale femminile.
“Questo è il lato positivo. La costanza della nostra società che non si arrende davanti ai pregiudizi”.
Quando cominciate a pianificare il lavoro per il Torneo?
“Solitamente in primavera, ma ormai sono le società che ci chiamano. E’ una grande soddisfazione”.
Sguardo al movimento rugbistico italiano. Come vede il cammino dell’Italia femminile?
“Con pochi mezzi stanno ottenendo grandi risultati. E’un piacere enorme. Grandi ragazze, grandi giocatrici e un gran signore che le allena, Andrea Di Giandomenico”.
Una speranza per tutto il movimento.
“Speriamo che abbiano considerazione crescente e che ottengano i giusti riconoscimenti”.
In questo periodo l’Italia vive una crescita della Nazionale femminile e un momento interlocutorio della maschile, in attesa del Mondiale. Cosa ne pensa?
“E’ giusto ricordare che le ragazze non sono professioniste: sono persone che studiano, lavorano, hanno i loro impegni quotidiani e poi si allenano”.
Quindi, dove è il segreto di questo gruppo di ragazze vincenti?
“L’entusiasmo e la voglia molte volte sopperiscono agli agi e anche ai benefici che portano i soldi. Personalmente non credo che i soldi facciano la felicità delle persone e anche nel rugby i soldi non fanno i campioni”.
Gisella, prima di salutarci, una curiosità: perchè ‘Le Rose Rovigo Rugby’?
“Rovigo è la città delle rose e nel rugby mondiale ogni Nazionale ha un simbolo: dal Trifoglio irlandese al Cardo scozzese, alla Felce neozelandese. Per noi, che viviamo nella città delle rose, la scelta del nome è stata una cosa naturale”.
(nella foto in alto, Gisella Bellinello durante la conferenza stampa di presentazione, accanto al coach della Nazionale femminile, Andrea Di Giandomenico; l’altra fotografia ritrae la presidente de Le Rose Rovigo Rugby durante le premiazioni della scorsa edizione del Torneo Petternella).