La straordinaria storia di Andrea Portioli. Insegnante di rugby nel paese del calcio…

Un anno in giro per il Sud America a insegnare rugby. Tra spiagge, parchi e panorami mozzafiato. Una borsa riempita da un pallone ovale e dalla voglia di vivere un’esperienza unica. Incredibile.  E’ la straordinaria storia di Andrea Portioli, colonna del Rugby Mantova che nel 2012 ha lasciato a casa camicia e cravatta, usate abitualmente nel suo lavoro in banca e si è imbarcato per l’America Latina.

ORDINE E PROGRESSO

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Brasile, la sua prima destinazione. ‘Un paese splendido’, ricorda con piacere Andrea Portioli, che nel frattempo è tornato alla sua routine quotidiana e a insegnare rugby nell’ambiente mantovano. Un’avventura iniziata al tempo con un messaggio su Facebook. Al Vitória Rugby Club. ‘Mi trovavo in città, così ho deciso di contattare il club, offrendo la mia esperienza come allenatore. Nel giro di poche ore ero già in campo a seguire l’allenamento’. Sono bastati pochi minuti ad Andrea per farsi un’idea del lavoro da svolgere. ‘Nonostante il livello, non eccelso, ho trovato grande umiltà e voglia di imparare da parte di tutti – afferma Portioli -. Al termine del primo colloquio con capitano e presidente ci siamo accordati per un periodo di prova, che sarebbe avvenuto poche settimane più tardi, di ritorno dalla mia permanenza a Rio de Janeiro’. Arriva dunque febbraio, un periodo di rodaggio con il club e la volontà di impostare un lavoro a medio-lungo termine, per cercare di migliorare aspetti tecnici ancora troppo carenti. ‘La loro filosofia si basava principalmente sul gioco al tocco – svela il coach -, ma mio avviso andava contro i principi del nostro sport. Fermarsi quando in realtà bisogna accelerare, usare le braccia anziché le spalle per placcare. Una squadra gioca come è allenata e durante le partite bisogna placcare, non toccare l’avversario’. Annotata la prima sfida da vincere, ecco presentarsi subito la seconda. ‘Non ci allenavamo in un campo di gioco – continua Portioli, mentre un sorriso si disegna sul suo volto al ricordo delle sedute -, ma in un parco. L’illuminazione dipendeva dai lampioni dei viali e al calar del sole non vedevamo più niente’. Nonostante le difficoltà logistiche, però, il lavoro procede. Il coach mantovano imposta un progetto con il club brasiliano che coinvolge tutti gli aspetti della palla ovale.  ‘La curiosità dei brasiliani è impressionante – riconosce Portioli, che aveva lasciato temporaneamente Vitória per conoscere il Cile e far poi ritorno nella nazione carioca -. Non si tirano indietro davanti a nulla e provano a giocare in qualsiasi maniera. Anche senza basi rugbistiche. Guardano una partita, un video, poi si radunano e provano a giocare. Tante squadre nascono e scompaiono nel giro di poco. I brasiliani considerano il rugby un passatempo pensato per maneggiare un pallone diverso da quello rotondo e poi bere birra tutti insieme. Non c’è aggressività, preferiscono muovere la palla e divertirsi’.  Al Vitória Rugby Club però le cose cominciano a cambiare. La visione del coach italiano piace. I suoi programmi vengono presi sul serio ed è così che Andrea riesce a impostare un programma di lavoro ben strutturato. E anche i risultati non tardano ad arrivare. ‘Dopo la prima partita, persa in maniera confusionaria, il gruppo ha fatto quadrato e ha cominciato a vincere gare in serie’. Alla fine il Vitória vincerà tutte le partite. Quello di Andrea non è comunque un percorso semplice in una terra dominata dal pallone rotondo, dove il rugby sgomita faticosamente per essere conosciuto. ‘Nonostante mi fossi già calato nella realtà del club, molti ancora non avevano le idee chiare su questo sport. Quando mi presentavo come allenatore di una squadra di rugby, spesso rispondevano ‘Ah, sì,allenamento sera seniores 3 il football americano…’. Nel frattempo Vitória è diventata la nuova casa di Andrea Portioli. E la squadra, formata principalmente da studenti e professori universitari – ‘tanto è il bisogno di istruzione in Brasile che alcuni docenti avevano solo 28 anni’, così il mantovano -, segue con diligenza gli insegnamenti del coach italiano, punto di riferimento fondamentale nell’ambiente societario. ‘Già al termine delle prime due settimane il presidente, professore argentino di Lettere all’Università, voleva affidarmi anche la guida della squadra femminile, mentre l’allenatore della Seniores pensava di mandarmi São Mateus (230 km da Vitória) per rodare il club della zona’. Comincia così un nuovo capitolo della vita brasiliana di Andrea Portioli. Diviso tra Vitória e São Mateus, rugby maschile e femminile. ‘Le ragazze giocavano solo a sette – le parole di Portioli -; avevo a disposizione un gruppo organizzato, disciplinato, con un spirito e una capacità di apprendimento che raramente ho incontrato in squadre maschili. Tutte avevano esperienze anche in altri sport’. ‘Vinciamo il campionato carioca, arriviamo in semifinale nella tappa nazionale del Super 7 – prosegue – e due ragazze vengono convocate con la Nazionale Seven (e diventeranno poi campionesse sudamericane nel Seven)’. A São Mateus invece, c’è un gruppo di universitari da forgiare. E un ambiente straordinario da esplorare. ‘Per raggiungere la città, percorrevamo 230 km su strade dissestare, quattro ore di macchina immerse in paesaggi incredibili – il ricordo di Portioli -. Ci allenavamo su campi di sabbia per la maggior parte del tempo’. Anche São Mateus conosce la filosofia ovale di Andrea. ‘Per loro, così come per Vitória, ho scritto un manuale di gioco in portoghese, riportando il lavoro che facevamo quotidianamente con i giocatori’. Nel frattempo Vitória si prepara per le semifinali del torneo tra le proteste cittadine contro il Governo e i blocchi nelle strade, che impediscono ai giocatori di presentarsi al campo per gli allenamenti. allenamento giorno 2L’assenza dell’avversario il giorno del match spalanca le porte del club brasiliano alla finalissima, giocata con tenacia e determinazione e persa per un calcio di punizione fischiato contro a pochi secondi dalla fine del match. Il viaggio di Andrea Portioli prosegue poi a San Paolo, capitale del rugby brasiliano abitata da tanti argentini e inglesi. ‘Lì ho trovato caratteristiche simili a Vitória, ma più cultura rugbistica’. Nel cammino che lo porterà a conoscere lo SPAC Rugby, il Rio Branco e il club di Foz do Iguaçu (famoso per le sue cascate), Portioli ritroverà anche Martin Schaefer, giocatore conosciuto proprio a Mantova e diventato poi Nazionale brasiliano. ‘Il Brasile ha un potenziale incredibile considerato il numero di persone e le qualità fisiche che vanta – il suo saluto alla terra carioca -. I soldi non mancano e neppure la gente da coinvolgere. Purtroppo c’è un gap culturale importante e una scarsa conoscenza del nostro gioco’.

SEAN ETERNOS LOS LAURELES

Uno scenario opIMG-20150202-WA003posto a quello trovato in Argentina. Il suo percorso in Sud America, infatti, non è ancora terminato ed ecco dunque una nuova avventura nel paese albiceleste. ‘Grazie a un amico – il racconto del periodo argentino -, entro a far parte dello staff tecnico dell’under 16 del C.U.B.A. e Club Atlético de San Isidro. In Argentina il rugby è completamente diverso. I giocatori arrivano al campo in giacca, stringendo la borsa da lavoro con la mano sinistra e tenendo il pallone ovale in quella destra’. L’impatto, per Andrea, è impressionante. ‘Ricordo il primo allenamento con il C.A.S.I.. 90 ragazzi casse ’96, 3 squadre. Un capo allenatore e uno staff di altri cinque coach, più il preparatore. In Argentina ho conosciuto organizzazione, disciplina e cultura sportiva di altissimo livello. Al C.A.S.I., in qualità di coordinatore ho ritrovato anche Josè Pellicena, ex numero nove e capitano del Parma’.

URUGUAY, LA PICCOLA ARGENTINA

Dopo Brasile e Argentina, IMG-20150202-WA004c’è un’ultima tappa nel diario di viaggio di Andrea Portioli: l’Uruguay. ‘E’ una piccola regione autonoma dell’Argentina – sostiene -, con un campionato nazionale, il Super 9, di ottimo livello’. L’esperienza con il Trebol Rugby di Paysandú però è diversa rispetto alle precedenti vissute in America Latina. ‘In Uruguay ho collaborato alla stesura di una tesi sui valori del rugby, sulle differenze tra gli altri sport. Temi interessanti e tutt’altro che banali’.

 

In fondo, come la vita di Andrea Portioli.

Autore: Manuel Zobbio

Marketing Communication Manager presso Zani Serafino, azienda storica del cookware e del design made in Italy. Un master di specializzazione del Management dell'Atleta. E' con Marco Martello il referente italiano di Digidust Sport, primaria agenzia internazionale di marketing e sport management specializzata nel rugby. Co-Fondatore di RugbyMercato.it e anima di PiazzaRugby.it dal 2009, ha fatto parte della redazione del mensile Rugby! magazine, del settimanale lameta e di MondoRugby.com, collaborando anche con l'European Rugby Cup.

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