L’Inghilterra stravolge il rugby giovanile: ‘Via i contatti nel rugby scolastico’. Le ragazze corrono i rischi maggiori

Una ricerca condotta dalla Newcastle University potrebbe stravolgere i metodi di insegnamento del rugby nelle scuole inglesi, che potrebbero eliminare il contatto tra giocatori, con l’obiettivo di preservare la salute degli studenti. ‘Il governo inglese ha il compito di proteggere i propri ragazzi dai rischi di infortuni e assicurare la loro salute’, ha dichiarato Allyson Pollock, a capo del team di ricerca dell’università inglese. Secondo uno studio pubblicato in luglio e legato ai rischi e agli infortuni nel mondo dello sport è emerso che la palla ovale presenta la più alta percentuale di concussion tra i giovani atleti (4.18 casi ogni 1000 atleti), più alta addirittura dell’Hockey ghiaccio (1.2 casi ogni 1000 giocatori) e del football americano (0.53 ogni 1000 praticanti). A correre i pericoli maggiori, le ragazze. I rischi di soffrire di concussion sono infatti tre volte superiori a quelli dei colleghi maschi. ‘Eliminare i contatti nel rugby scolastico ridurrebbe questi rischi’, informano dall’università inglese. ‘Abbiamo avvisato il dipartimento di salute e il Governo inglese – ha svelato la dottoressa Pollock – e consigliato di togliere il contatto nella pratica del rugby a scuola’. World Rugby per il momento non ha preso una posizione chiara in merito, anche se un rappresentante del board ha rilasciato tale dichiarazione. ‘Con un’adeguata supervisione, il rugby rinforza i giovani, aumenta la fiducia nei propri mezzi e li indirizza verso un sano stile di vita’. (foto sito England Rugby)

Autore: Andrea Nalio

Polesano, giornalista dal 2008, lavora come free lance a Londra e rappresenta l'anima operativa di RugbyMercato.it. Nel recente passato ha collaborato con i quotidiani Il Resto del Carlino e La Voce di Rovigo e condotto la trasmissione "Linea di Meta" per Radio Kolbe. Ha pubblicato anche un libro: «Pepenadores. Insieme ai cacciatori di rifiuti»: Reportage sulla dignità dei riciclatori informali della discarica di Oaxaca (Messico).

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