In Inghilterra lo hanno già ribattezzato ‘Mr. Confronto’, per le sue doti di leader aperto allo scambio di opinioni. In realtà attorno alla figura di Eddie Jones la stampa britannica continua ad usare la solita sottile ironia, specchio di un sentimento generale che fatica ad accettare la scelta dell’australiano in qualità di allenatore della Nazionale. Innanzitutto perchè non autoctono e, in secondo luogo, perchè l’ex coach del Giappone (e degli Stormers, anche se solo per alcuni giorni) non era tra le prime scelte dei dirigenti federali. Professionalità, qualità tecniche, background non sono in discussione (anzi, tabloid, giornali, siti hanno sottolineato con forza le sue qualità di allenatore); sotto la lente d’ingrandimento, in questi giorni, è finito il suo atteggiamento. Apparentemente inflessibile, prima della firma. Un po’ più accondiscendente dopo. A partire dalla possibilità di pensare, anche in Inghilterra, a una sorta di contratto centralizzato per i giocatori. Opzione smorzata sul nascere e verso la quale Jones non ha obiettato. E ora che si trova a lavorare nell’ambiente anglosassone, i media si chiedono come (e se) cambierà il suo modo di rapportarsi alle vicende quotidiane che presenta il rugby inglese.