Chiariamo subito: più che un rumors di mercato questa – per il momento – è solo un’idea suggestiva. Se vogliamo, anche ai limiti della provocazione. Con Jaques Brunel arrivato ormai al capolinea della sua esperienza azzurra (anche se scaricare interamente le colpe sul francese ci sembra oltremodo esagerato), il prossimo tandem alla guida della Nazionale azzurra sarà composto da Massimo Brunello (foto) e Andrea Di Giandomenico. In realtà, più che una certezza dettata da una vera e propria base concreta dalla quale partire, il nostro altro non è che un semplice pensiero nato al termine di un inverno – sportivo – di stenti e preoccupazioni (soprattutto in vista del Mondiale). Ma in un momento tanto delicato quanto problematico per il rugby italiano, dove alle polemiche si è affiancato anche il vortice di nomi dal quale dovrebbe uscire il sostituto del francese, a nostro avviso la figura dei due italiani merita una riflessione attenta. Massimo Brunello, rodigino, Andrea Di Giandomenico, aquilano, due rugbyman figli di altrettante realtà dove il rugby, spesso, domina le dinamiche di un ambiente che, per forza di cose, ti cresce con l’ovale sotto il braccio. Due allenatori entrati da diversi anni nei quadri federali (per meriti) che con i rispettivi gruppi di lavoro stanno regalando agli appassionati italiani emozioni che altrove faticano ad affacciarsi. Massimo Brunello, responsabile anche dell’Accademia di Rovigo, è reduce dalla sesta vittoria consecutiva con la Nazionale under 18, un gruppo che l’ex allenatore ed estremo rossoblù ha forgiato secondo il suo credo. Andrea Di Giandomenico invece è stato protagonista con la Nazionale femminile di un Sei Nazioni unico e indimenticabile: tre vittorie ottenute contro Scozia, Francia e Galles; mai nessuna Nazionale azzurra aveva ottenuto tre acuti nella massima competizione continentale. A Rugbymercato Di Giandomenico ha dichiarato: ‘Non sono sorpreso di questo risultato perchè è un lavoro frutto di programmazione e pazienza”. Pazienza, parola dimenticata nel nostro rugby attuale e troppo spesso sovrastata dalla pressante necessità di ottenere dei risultati (che peraltro non arrivano). Non è casuale che i migliori risultati del rugby Nazionale siano arrivati grazie al lavoro di due uomini accomunati da un modus operandi similare; due uomini pacati, che alle luci della ribalta preferiscono quelle del terreno di gioco dove allenare le proprie creature. Due rugbisti con principi di lavoro chiari, obiettivi precisi e programmi definiti. Due persone tranquille, una caratteristica di cui il rugby italiano ne avrebbe un discreto bisogno. Ed è per questo che, con consapevole provocazione, avanziamo la candidatura di Brunello e Di Giandomenico per la Nazionale maggiore. Non ce ne vogliano, però, le ragazze della femminile e i giovani azzurrini.