Lo Faro torna in Sicilia. «A Torino lascio una famiglia».

Quella di domenica è stata l’ultima partita al CUS Torino per il tallonatore Vittorio Lo Faro.

Vittorio Lo Faro in azione con il CUS Torino

Tra gli artefici della “rivoluzione dei senatori”, che ha visto alla fine della seconda stagione l’addio del tecnico André Bester, seguito da parte della rosa, e l’insediamento in panchina di Lucas D’Angelo il 29enne tallonatore si era trasferito a Torino dalla sua Catania, dove aveva conseguito la laurea triennale in Ingegneria Civile, nell’estate del 2012.

«Ho avuto una borsa di studio del Progetto Agon – ha raccontato Lo Faro al sito web del club – e ho frequentato al Politecnico la specialistica in Ingegneria Geotecnica, laureandomi il 16 ottobre. Partirò in settimana e tornerò in Sicilia, dove ho avuto la proposta per una consulenza durante i lavori di scavo di una galleria». Sono molti i ricordi che si affollano nella sua mente al momento dei saluti:«Mi tornano in mente tutti i miei compagni e i sacrifici che abbiamo fatto insieme nel corso degli allenamenti. Penso soprattutto alla stagione 2013-2014, nella quale abbiamo lottato con successo per raggiungere i playoff per salire in serie A1. Non siamo mai stati dei supereroi e il gruppo è sempre stato il nostro punto di forza. In quell’occasione lo abbiamo dimostrato in modo speciale. Come tecnici mi sono trovato bene con Regan Sue e Alejandro Eschoyez, che mi hanno seguito nei primi due campionati, e con la coppia attuale composta da Lucas D’Angelo e Massimo Mamo. È un peccato separarmi da loro prematuramente e non lo avevo previsto. L’offerta lavorativa mi è arrivata all’improvviso e non ho proprio potuto rifiutarla. Lucas, quando gli ho comunicato che sarei andato via mi ha detto che era dispiaciuto, ma felice per la mia opportunità di vita. È ciò che ho sentito un po’ da tutti».

Lo Faro lascia dunque Torino, dopo aver profuso il suo consueto impegno a favore della squadra in questo inizio di campionato:«Ho vissuto con gli altri il processo di formazione di un gruppo nuovo e la nascita di una nuova struttura societaria, in un ambiente più sano, più rugbistico e, soprattutto, più sportivo. Sono arrivati molti giovani, alle prime esperienze in una realtà difficile come la serie A. È un materiale umano su cui si deve e si può lavorare molto, per ottenere risultati in un prossimo futuro. Sono ottimista e non considero il risultato positivo solo in termini di vittoria, ma anche di crescita complessiva della squadra, e il gioco espresso oggi è diverso da quello d’inizio campionato. È inutile nascondersi che, quando ci si confronta con avversari come il Reggio o il Colorno, che fisicamente sono molto più attrezzati di noi, si fa fatica a opporsi. I progressi comunque si vedono e toccherà a noi dimostrare nella seconda parte che, contro compagini che non lotteranno per la promozione in Eccellenza, potremo dire la nostra». Usa proprio il “noi” Lo Faro, perché sente ancora proprio quello che sarà il prosieguo della stagione, al quale parteciperà con la mente e con il cuore. «L’anno scorso sono stato anche capitano e in quello in corso ho indossato di nuovo la fascia quando “Mago” (Andrea Merlino, ndr) si è infortunato. Domenica era giusto che ad avere i gradi fosse Sergiu Ursache, anche in prospettiva futura. Lucas me ne ha parlato e sono stato d’accordo con lui».

L’ultima partita psicologicamente non è stata facile per “Vitto”:«In campo ero decisamente emozionato e, quando sono uscito a metà del secondo tempo, per essere sostituito da Paolo Martina, anche commosso. Alla fine abbiamo bevuto un paio di birre con i ragazzi e ci siamo salutati. A ognuno di persona, conoscendoli tutti, ho dato un consiglio e fatto un augurio che valesse solo per lui. Probabilmente quella è stata l’ultima partita di rugby a questo livello della mia vita. A Torino lascio molto e il CUS per me rappresenterà sempre una famiglia».

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