A tu per tu con Giovanni Benvenuti. Addio (o arrivederci?) al rugby a 24 anni. ‘Lavoro e penso al futuro’

Giocarsi una stagione con l’ovale sotto il braccio o il proprio futuro con una laurea in tasca? Giovanni ha scelto la seconda opzione, abbandonando (per quanto tempo, solo lui lo sa) il suo grande amore per il rugby e facendo prevalere il raziocinio. Una scelta forse sorprendente, a 24 anni. Ma intelligente. E senza dubbio lungimirante. Giovanni Benvenuti, tre quarti del Rugby Mogliano, ha deciso di fermarsi qui. ‘Ho uno stage in corso con un’azienda importante. Voglio giocarmi le mie carte. Il rugby? Non chiudo la porta a niente, vedremo in futuro’. Conseguita la laurea, il talento biancoblu ha capito che, la vita vera non si può costruire in un rettangolo verde. Non in Italia, almeno. E così, senza rimpianti, ha deciso per un’altra strada. Con il rugby che, chissà, magari un giorno tornerà a incrociare il suo cammino.
Giovanni, partiamo dalla scelta di abbandonare il rugby professionistico a 24 anni.
‘Dopo aver conseguito la laurea triennale, la scorsa estate, ho deciso di iscrivermi a un master universitario che prevedeva uno stage di 6 mesi. Ho trovato una bella opportunità alla Diesel di Breganze (vicino a Bassano), esperienza che concluderò a fine Ottobre. Viste le distanze e gli orari non compatibili con l’attività sportiva professionistica mi sono trasferito e ho deciso di mettere da parte il rugby per un po’. Ancora non so se questo periodo sarà lungo o breve. Se questo stage mi aprirà le porte a un’assunzione o ad altre belle opportunità, sarò disposto a coglierle e a proseguire su questa strada, senza rugby’.
Motivazioni?
‘Sicuramente la voglia di cambiare routine e vivere un’esperienza nuova’.
Di cosa si sta occupando?
‘Lo stage è nel reparto Global merchandising della Diesel. Lavoro tanto, mi diverto e lo trovo molto stimolante. Per il futuro, sono aperto a tutto’.
La reazione della sua famiglia? Degli amici?
‘I miei genitori sono contenti e mi hanno appoggiato al 100%, dandomi consigli e aiutandomi a riflettere. La mia ragazza tuttora è incredula di come io non abbia già cambiato idea ed è convinta che succederà, mentre gli amici hanno avuto reazioni discordanti: dal “Bravo Gio, hai fatto bene!” a, “Impossibile! Non ci credo che smetti di giocare!”.
Continuerà a vivere il mondo del rugby come giocatore?
‘Non lo escludo. Sono ancora giovane e ho detto più volte che questa non è una scelta definitiva. Mai dire mai!’.
Questa estate, diversi atleti dell’Eccellenza hanno deciso di abbandonare il professionismo. Come mai secondo lei?
‘Non saprei trovare un denominatore comune. Sicuramente bisogna riflettere sul futuro che ti può garantire l’Eccellenza, credo ci sia una motivazione economica di fondo (di lungo termine) condivisa da tutti’.
Anche da lei?
‘Per quanto mi riguarda, terminate le scuole superiori, ho deciso di iscrivermi subito all’Università per tenermi aperte più strade. Quello che sto vivendo ora è il naturale sviluppo di quella scelta’.
Che futuro vede per il rugby italiano?
‘Difficile e in salita. Il caso Zebre ne è l’emblema. E a rimetterci non sono solo tutti i ragazzi che hanno investito per il loro futuro nel rugby (e a cui mancano mensilità di stipendio), ma tutto il movimento che perde credibilità e consistenza’.
E in particolare per il campionato di Eccellenza?
‘Vedremo con questa nuova riforma delle 12 squadre, della quale non sono molto fiducioso. Sicuramente il campionato italiano ha vissuto tempi migliori’.
Quali ricordi conserva del suo periodo da professionista?
‘Il mio esordio in prima squadra a 17 anni e la conseguente prima serata con i ragazzi. Le trasferte per la Challenge Cup, le semifinali scudetto (durante la finale ero a giocare il Mondiale in Cile con la Nazionale). I raduni con l’under 20, i Sei Nazioni e la Junior Rugby World Cup. Tanti ricordi e tante amicizie’.
Il momento più bello?
‘Difficile da dire. Ce ne sono tanti. Mi ricordo la vittoria contro Rovigo, tre stagioni fa, ottenuta in casa. Match vinto 42 a 17 dove ho segnato due mete entrando dalla panchina’.
Quello più brutto?
‘Non aver potuto giocare la finale dei Mondiali under 20 in Cile per una squalifica. Mea culpa’.
Lascerà una porta aperta al rugby in futuro?
‘Certo’.
Cosa vorrebbe veder cambiato nel mondo del rugby?
‘Utopia sarebbe avere un vero professionismo che permetta di garantirsi il post carriera anche in Italia’.

(foto Alfio Guarise – Rugby Mogliano)

Autore: Andrea Nalio

Polesano, giornalista dal 2008, lavora come free lance a Londra e rappresenta l'anima operativa di RugbyMercato.it. Nel recente passato ha collaborato con i quotidiani Il Resto del Carlino e La Voce di Rovigo e condotto la trasmissione "Linea di Meta" per Radio Kolbe. Ha pubblicato anche un libro: «Pepenadores. Insieme ai cacciatori di rifiuti»: Reportage sulla dignità dei riciclatori informali della discarica di Oaxaca (Messico).

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