Se non fosse diventato un giocatore di rugby, Luca oggi siederebbe su una cattedra universitaria ‘e scriverei poesie. Oppure sarei diventato un viaggiatore solitario, oggi qui, domani chissà. Ricco di occhi e non di cose…’. Invece Luca Petillo ha scelto la strada del rugby. E ai componimenti su carta preferisce le odi al placcaggio. ‘E’ un placcatore eccezionale e sta crescendo tantissimo come giocatore – he’s a destructive tackler and developing hugely as a player –’, ha detto di lui il Director of rugby del Darlington Danny Brown. Il nord dell’Inghilterra infatti è divento il nuovo terreno di caccia di Petillo, idolo dei sostenitori, leader e trascinatore in campo del team biancoblu. Come nel dicembre del 2015 quando, al termine del match contro il Fylde, le statistiche del flanker romano avevano evidenziato un mostruoso 38 alla voce placcaggi eseguiti. ‘Non nascondo che, a seguito di quel match, ho sognato che l’occasione inseguita da quando ho 14 anni sarebbe finalmente arrivata. Così non è stato, ma io non mi arrendo e continuerò sempre a dare il mio meglio in campo. E’ tutta la vita che aspetto. Prima o poi…’.
Luca, le piacerebbe tornare in Italia?
‘Mi piacerebbe avere un occasione per giocare il Pro 12’.
Il suo quotidiano oggi è il Regno Unito. Come si trova in Inghilterra?
‘Ho sempre avuto l’ambizione di confrontarmi con il rugby inglese e quando si è presentata l’occasione, non ho avuto dubbi’.
E nel suo club?
‘Tutto è fantastico. Mi sto impegnando al massimo per mettermi in mostra il più possibile e provare a salire di categoria. Qui la meritocrazia paga’.
In pochi mesi è già diventato un idolo della tifoseria.
‘Una sensazione bellissima. A ogni partita tutti aspettano i miei placcaggi, compagni e tifosi’.
Giudizio sul rugby inglese.
‘Il gioco qui è molto veloce e divertente. Calcio di punizione, touche, tre punti, questa era la filosofia alla quale ero abituato in Italia. Qui invece è un gioco totale’.
Che tipo di ambiente è Darlington?
‘Strutture da Premiership, dallo stadio alla palestra. Quasi tutti i giocatori sono professionisti’.
Fuori dal campo, come trascorre il suo tempo libero?
‘Studio. Mi mancano 4 esami per laurearmi in Storia Medievale, Moderna e Contemporanea. Poi adoro stare con Ottone, il mio amato bulldog inglese. Il pezzo più grande del mio cuore’.
Luca, torniamo in Italia. Lazio, Prato e Mogliano. Ricordi?
‘Alla Lazio erano molto giovane, è passato tanto tempo. Quindi, a 19 anni, sono andato a Prato, il mio grande amore. A Mogliano sono rimasto per un breve periodo, ma è stato molto piacevole’.
Le manca qualcosa dell’Italia?
‘Gli spaghetti di mia mamma…’.
Sotto l’aspetto rugbistico?
‘Il massimo sarebbe raggiungere il top in Inghilterra. Tornerei in Italia per la Celtic e per giocarmi l’occasione di vestire la maglia della Nazionale. Il mio grande sogno sportivo’.
Un giocatore dal quale le piace prendere esempio.
‘Al tempo mi piaceva tanto Chabal, quelle facce da ‘pazzo’ mi facevano sognare! In generale, amo i giocatori che piangono durante l’inno nazionale. Quelli che giocherebbero gratis per la propria Nazione’.
Quale è l’obiettivo di Luca Petillo?
’39 placcaggi in una partita. E salire di categoria’.
E il suo sogno?
‘Scrivere un libro di un uomo che ha una piccola bottega dove si vende speranza. E la vende a prezzi popolari’.
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