A tu per tu con Sergiu Ursache: leader rumeno di Torino. Ad maiora, ragazzo.

‘Tutto è iniziato grazie a un mio amico. In classe mi raccontava sempre gli allenamenti che faceva. Così, ho deciso di provare, nonostante avessi già 17 anni. Io abitavo a Odobești e la squadra era a Focșani. Non è stato semplice all’inizio perché dovevo spostarmi tre volte alla settimana e la mia famiglia non aveva molti soldi. Abbiamo fatto dei sacrifici. Ripensandoci oggi, però, sono felice di averli fatti’. I ricordi di Sergiu tornano ai primi placcaggi fatti in Romania. Ai sacrifici vissuti insieme alla famiglia e a un obiettivo diventato nel tempo sogno da realizzare. Oggi Sergiu Ursache è un giocatore di rugby professionista. Gioca seconda-terza linea nel Cus Ad Maiora Rugby e nonostante i soli 28 anni, in Italia è già diventato un veterano. Parma, Udine, Cus Verona, ora Torino. Percorso notevole per un ragazzo che nel tempo ha bruciato le tappe, lavorando duramente con professionalità. Voglia. E determinazione.

Sergiu, nonostante lei abbia iniziato tardi la sua vita da rugbista, la sua attitudine al lavoro e al sacrificio le hanno permesso di recuperare in fretta il terreno.  
‘Dopo poco più di un anno di rugby in Romania ero stato convocato con Nazionale under 19. Eravamo 32, ma solo 26 avrebbero disputato i Mondiali a Dublino, nel 2007. Sapevo di essere uno dei possibili tagliati, considerata la maggior esperienza di altri miei compagni. Ma ho lavorato moltissimo e alla fine sono stato premiato con la convocazione Mondiale. Era il mio ultimo anno di giovanile’.
Quindi, subito Parma.
‘Dovevo decidere cosa fare della mia carriera. Un ruolo chiave per il mio trasferimento in Italia l’ha avuto Liviu Pascu. Al tempo, il presidente dell’Overmach Parma voleva ingaggiare due giovani dalla Romania. Grazie a Liviu, io sono stato uno di quelli’.
Come è andata l’esperienza in gialloblu?
‘Due anni fantastici, ho trovato una squadra professionista in tutti i sensi e conosciuto tantissime persone con le quali ancora oggi sono in ottimi rapporti’.
A Torino, con il Cus Ad Maiora Rugby è già diventato un leader. Come cerca di dare l’esempio ai compagni?
‘Gli anni di Parma sono stati per me fondamentali. Ho avuto modo di imparare moltissimo, sia come giocatore che come persona. La motivazione, la chiarezza degli obiettivi; ma anche la puntualità agli allenamenti, l’impegno e l’energia in ogni singolo esercizio. Così penso sia dia l’esempio. Questo è il comportamento che ho tenuto in tutte le mie esperienze. A Torino, eccezion fatta per un paio di compagni, tutti i ragazzi in rosa hanno un’età compresa tra i 17 e i 21 anni, periodo fondamentale per crescere come persona’.
La sua vita a Torino si divide anche tra l’attività di Educatore nelle giovanili…
‘Sì è la terza stagione, seconda con l’under 14. Vedere 3 volte alla settimana circa 30 ragazzi che non rimangono a casa a giocare ai vari videogiochi nonostante il freddo e il ghiaccio è già una grande vittoria. Solo la loro presenza al campo mi rende felice; quello che sto cercando di fare è trasmettergli la passione per il rugby e l’importanza di costruire un gruppo unito’.
Studente…
‘Sto frequentando il secondo anno di Scienze Motorie. In futuro mi piacerebbe il corso in fisioterapia. Vedremo’.
E padre di famiglia…
‘Con la nascita di Arianna, due anni fa, si è avverato il mio grande sogno di vita’.
Un sogno sportivo invece?
‘Mi piacerebbe vivere un’esperienza in Nuova Zelanda, un giorno. Per capire come lavorano i migliori rugbisti del Mondo’.
C’è molto rugby nella sua vita. Ci sarà anche in futuro?
‘Un giorno mi piacerebbe poter allenare o gestire una squadra. Ho moltissimo da imparare ma grazie allo staff del Cus e a questa società posso solo migliorare’.
Oltre al rugby, quali sono le sue passioni?
‘Viaggiare. Anche se ho un solo giorno libero alla settimana, insieme a mia moglie e a mia figlia spesso visitiamo posti mai visti’.
Segue il rugby rumeno?
‘Certo. Ho tantissimi amici che giocano in Romania. Seguo le partite ogni volta che posso e poi mi confronto con loro’.
In questi ultimi anni il livello rugbistico in Romania è cresciuto molto. Come interpreta questa crescita?
‘Negli ultimi anni la federazione ha limitato l’arrivo di stranieri, fino a 3 anni fa non c’erano restrizioni. Così facendo, riducendo a 8 gli stranieri in squadra (che diventeranno 6 la prossima stagione) sono rimasti solo i giocatori che fanno davvero la differenza e possono insegnare qualcosa ai giocatori del posto. E noi rumeni siamo bravi a imparare cose nuove’.
Che si sta traducendo anche in una variazione del modo di giocare della Nazionale.
‘Lo stereotipo della Nazionale rumena o delle squadre rumene in generale è: mischia forte e poco gioco dei tre-quarti. Non è più così. Ci sono oggi giocatori che hanno velocità, visione di gioco e dotati di un’ottima tecnica. Pian piano i risultati si vedono’.
Torniamo a Torino. Sergiu, quali sono i vostri obiettivi quest’anno?
‘Il ritorno in Serie A. La stagione scorsa non meritavamo la retrocessione, ero molto deluso. Ma lo sport insegna anche in queste situazioni’.

Autore: Andrea Nalio

Polesano, giornalista dal 2008, lavora come free lance a Londra e rappresenta l'anima operativa di RugbyMercato.it. Nel recente passato ha collaborato con i quotidiani Il Resto del Carlino e La Voce di Rovigo e condotto la trasmissione "Linea di Meta" per Radio Kolbe. Ha pubblicato anche un libro: «Pepenadores. Insieme ai cacciatori di rifiuti»: Reportage sulla dignità dei riciclatori informali della discarica di Oaxaca (Messico).

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