La vita di Stefano Scanferla assomiglia a una rimessa laterale. Una di quelle che è lui è abituato a dominare. E’ una parabola che proietta velocemente in alto e al battito di un ciglio riporta con i piedi per terra. Un po’ come il percorso vissuto dal 26enne bresciano, lanciato nel rugby dei grandi poco più che adolescente. ‘Non dimenticherò mai il primo allenamento con il Calvisano di Delpoux. Avevo 17 anni ed ero circondato da tantissimi talenti’. Sollevato, quasi a toccare il cielo, per prendere il pallone e impostare una piattaforma che gli regalerà in giallonero gioie e scudetti. Poi però, eccolo toccare nuovamente il terreno quando, nel 2015, ha abbandonato il suo sogno calvino. ‘Non è stato semplice salutare. Era tutto quello che avevo’. Colpito ma non sconfitto, Stefano ha scelto la Francia come nuovo inizio. Fédéral 3, Rugby USAP 84 il club. Un capitolo intenso per l’avanti bresciano, interrotto poi da un anno di inattività. ‘Un altro momento difficile…’. A sollevarlo nuovamente è arrivato il Lumezzane che da quest’anno può contare su un campione d’Italia in più nel motore. Per Stefano, l’ennesimo nuovo inizio di una carriera sempre più simile a una rimessa laterale. Che però, questa volta, non ha alcuna intenzione di terminare toccando terra.
Stefano, partiamo da Calvisano. Otto anni in giallonero tra Serie A e scudetti. Ripercorriamo insieme tre momenti che non dimenticherà mai.
‘Ci sono parecchi ricordi piacevoli nella mia esperienza a Calvisano. Scelgo il primo allenamento con la prima squadra, a 17 anni. Quel team, allenato da Marc Delpoux, contava parecchi talenti del rugby italiano e non solo. Poi, la vittoria del campionato di serie A, nel 2011, che ci riportò nel rugby di alto livello e infine il mio primo scudetto, nel 2012, dove ero vice-capitano’.
C’è stato anche un momento poco felice?
‘Nel 2015, quando ho dovuto lasciare Calvisano e tutto quello che c’era intorno, il paese e gli amici. Quella squadra era la mia seconda famiglia’.
Come è vissuto il rugby nel bresciano, un’area rugbisticamente storica e che negli ultimi anni ha spostato nuovamente gli equilibri del rugby italiano grazie a Calvisano?
‘Il rugby nell’area bresciana è in continuo sviluppo e sta cercando di avvicinarsi ad altre realtà, come quelle venete. Molte società hanno impostato progetti interessanti, stanno iniziando a investire tanto sulla formazione e sopratutto sul settore giovanile, lavorando nelle scuole per poter avvicinare a questo nobile sport tante nuove generazioni’.
Nel 2015 decide di emigrare in Francia. Come mai questa scelta?
‘E’ stata una scelta dovuta poiché mi sono ritrovato senza squadra, ma anche voluta perché ho sempre voluto vivere un’esperienza all’estero. In Italia non c’erano molte realtà pari al Calvisano e vivere in una Nazione rugbisticamente più sviluppata è stato per me un grosso stimolo’.
Una scelta giusta.
‘Senza dubbio. Un’esperienza stupenda. Se tornassi indietro la rifarei nuovamente’.
Come è andata?
‘E’ stato molto bello, ho avuto la fortuna di avere un allenatore che ha giocato ad altissimo livello (Chris Wyatt, ex seconda linea di Newport, Scarlets e Munster, 58 caps con il Galles) e che mi ha insegnato tanto. Eravamo molto legati’.
Cosa le ha trasmesso l’esperienza francese?
‘Ho vissuto una cultura ovale diversa e un campionato ricco di persone che adorano questo sport, nonostante le tante botte che si prendono in campo. C’è tanta passione, le città vivono per il rugby e durante il giorno della partita l’atmosfera è stupenda’.
Poi, ecco il ritorno in Italia. Il suo presente si chiama Rugby Lumezzane.
‘Purtroppo ho perso la stagione 2016/2017 per problemi legali con chi mi rappresentava. Non è stato facile, specialmente per me, che di rugby vivevo. Però non ho quasi mai perso la speranza e la voglia di ricominciare. Ora ho preso a cuore il progetto del Rugby Lumezzane, molto interessante nonostante la Serie B’.
Stefano, quale è il suo obiettivo a medio termine?
‘Cercare di riconfermarmi nel mondo del rugby’.
E nel lungo termine?
‘Tornare a giocare a un buon livello e togliermi qualche soddisfazione’.
A 26 anni è nel pieno percorso di maturazione sportiva. Dove pensa di poter migliorare?
‘A livello atletico non mi dispiacerebbe migliorare la rapidità sugli appoggi e magari il ‘fiato’. Sono dell’avviso che si può e bisogna sempre migliorare, non si arriva mai. Tutti siamo sempre con le valigie in mano pronti a partire per nuove esperienze’.
I suoi punti di forza?
‘Il placcaggio e il lavoro nel punto d’incontro, il recupero dell’ovale. In attacco mi piace molto sfidare con il pallone in mano, rompere la linea…andare a sbattere insomma’.
Il sogno della sua carriera?
‘Penso sia comune a molti ed è quello di giocare in una squadra professionistica, magari in Francia o in Inghilterra. Assaporare l’essenza e il gusto del vero rugby professionistico’.
Il suo obiettivo di vita?
‘Ne ho tanti. Spero che il mio passaggio al Lumezzane mi aiuti anche sotto questo aspetto’. (foto profilo Facebook Stefano Scanferla)
A tu per tu con Stefano Scanferla: una vita da ‘rimessa laterale’ per il gigante bresciano
