Massimo Brunello è il miglior allenatore italiano. Questa è una delle immediate eredità lasciate dal campionato di Eccellenza appena concluso e che ha incoronato Calvisano campione d’Italia.
Classe 1967, Brunello, che da rodigino ha legato la sua storia sportiva di giocatore ai colori rossoblu (sconfitti proprio ieri da avversario, vuoi il destino…), al secondo anno sulla panchina dei calvini ha urlato al cielo la sua prima gioia tricolore da allenatore. Un trionfo targato Massimo Brunello, allenatore (persona) di stile, che ha meritato il massimo riconoscimento italiano, figlio di un credo rugbistico solido, alimentato negli anni da un percorso sportivo variegato durante il quale l’ex tre quarti è cresciuto, lasciando al contempo traccia del suo lavoro in ogni sua tappa.
A Badia, club trascinato in Serie A prima del ritorno in rossoblu, in qualità di tecnico.
A Rovigo appunto, squadra che ha riportato in Europa prima e ai play off poi, dopo 11 anni di attesa.
E quindi in azzurro, responsabile delle Nazionali under 17, 18 e 20.
A Calvisano Brunello ha ripreso il rapporto quotidiano di campo con una squadra seniores, ripartendo con un progetto fortemente legato ai giovani. E poco importa se il primo passo è andato a vuoto. Calvisano ha creduto nella filosofia del tecnico che ha modellato un gruppo rinnovato (e giovanissimo) e riportato in cima al rugby nazionale. Ha vinto Massimo. Ha vinto il suo credo, il suo gioco, la sua bravura. Ha vinto il suo stile, sempre quieto e pacato, dentro e fuori dal campo. Vederlo in tensione, quasi commosso, una volta realizzato di avercela fatta, ha svelato il turbinio di emozioni che ieri lo stava avvolgendo. Un tricolore alzato ai cielo proprio davanti al suo Rovigo. Pazienza, l’amore. Ci sarà tempo per incontrarsi (e ricongiungersi) nuovamente. Magari dopo una nuova e affascinante tappa azzurra che oggi, Massimo Brunello, certamente meriterebbe.
(foto sito Rugby Calvisano)