Jaguares, scelte, partenze e possibili rivelazioni nell’anno del Mondiale

L’anno di avvicinamento ai mondiali sarà fondamentale per il rugby argentino, in particolare sotto osservazione ci sono i nuovi Jaguares di Gonzalo Quesada, che ha scelto nei giorni scorsi gli uomini per il Super Rugby. «La chiave quest’anno sarà proprio l’ambientamento di tutto il sistema ad uno staff tutto nuovo, con l’arrivo di Gonzalo Quesada e di Nicolas Fernandez Miranda e Andres Bordoy. La squadra nel 2018 ha raggiunto il miglior risultato di sempre (i quarti di finale n.d.r.) e faceva un certo tipo di gioco con Ledesma».

Ne abbiamo parlato con Manuel Arango, ex mediano del Rugby Reggio, da anni attivo come agente di giocatori in Argentina e uomo di fiducia di Digidust Sport Italia a Buenos Aires. Secondo un occhio attento come quello del manager argentino i motivi per fare bene ci sono tutti: «i giocatori più importanti ci sono quasi tutti – sottolinea Arango – e, tranne Hernandez e Nicolas Sanchez, dei trequarti non è andato via nessuno»

Rispetto al 2018 si è infatti ritirato il trentaseienne Juan Martin Hernandez, mentre il mediano d’apertura Nicolas Sanchez, 30 anni, ha scelta di tornare nel Top14 e vestire la maglia dello Stade Français. Non è stato poi confermato nella rosa allargata l’internazionale 7’s Santiago Álvarez Fourcade, secondo centro del CASI, nel gruppo dal 2017 ma mai impiegato in incontri ufficiali.

In mischia si registra invece un ricambio in prima e, soprattutto, terza linea dove Leonardo Senatore a 34 anni non ha rinnovato il contratto con la U.A.R. e tornerà a giocare nel suo club: il Gimnasia y Esgrima de Rosario. Con lui non ci saranno il n.8 Santiago Montagner (Alumni), fuori per in infortunio, e il seconda/terza linea Benjamin Macome (Tucumán Rugby Club), 33 anni tra pochi giorni. Spazio dunque ad un ricambio generazionale, mentre in prima linea non ci saranno i piloni Franco Brarda (Tala, 25 anni, 13 caps con l’Argentina), Nicolas Leiva (Hindú Club, 25 anni), Felipe Arregui (Duendes, 24 anni, 2 caps). Giocatori che potrebbero ora approdare in Europa, dopotutto Arregui ha già vestito la maglia dell’Edinburgh in Pro14.

Sono invece ben 12 i volti nuovi, a cui si aggiungono i rientranti Joaquín Tuculet (Los Tilos) ed Enrique Pieretto (Cordoba Atl.). A dicembre la UAR ha infatti annunciato il rinnovo di Joaquin Tuculet, estremo con 51 cap all’attivo con l’Argentina e reduce da un grave infortunio al ginocchio che lo ha costretto a saltare tutta la stagione. Tuculet, 29 anni, ha firmato per restare in Argentina fino al 2021.

Tra questi volti nuovi Tomás Cubelli, che ha già giocato nel Super Rugby con gli australiani Brumbies, e ben sette giocatori reduci dal mondiale Under 20 in Francia nel 2018: i piloni Mayco Vivas (Atlético del Rosario) e Lucio Sordoni, il seconda linea Lucas Paulos, il flanker Santiago Grondona e i trequarti Santiago Chocobares, Ignacio Mendy e Santiago Carreras. Se Sordoni ha già esordito con i Pumas nel corso dei Test match di novembre, del gruppo di Ledesma fanno già parte anche Vivas, Carreras e Grondona.

Dall’Argentina XV sono stati poi promossi il terza linea Rodrigo Bruni, che ha debuttato anche lui coi Pumas a novembre, il seconda linea Franco Molina, il tallonare Gaspar Baldunciel e il mediano d’apertura Domingo Miotti. Proprio l’esordiente Miotti, classe 1996 e già qualche no al rugby italiano alle spalle, potrebbe raccogliere l’eredità di Nicolas Sanchez. Dovrà vedersela però con l’eterno secondo Gonzalez Iglesias, 30 anni, e con Joaquin Diaz Bonilla, 29 anni, che giocato 9 partite finora in due stagioni con i Jaguares, ma solo 2 da titolare.

«E’ proprio il mediano, Diaz Bonilla, quello che secondo me sarà il giocatore rivelazione della stagione» ci svela però Arango, i cui “uomini chiave” sono «certamente Creevy, Matera, Delguy e Bofelli

Proprio il tallonatore Agustin Creevy, al centro di numerose voci di mercato, ha siglato nel corso degli ultimi giorni dell’anno un nuovo accordo con la UAR che gli permetterà di vestire la maglia dei Pumas fino al termine della Coppa del Mondo 2019. L’ex capitano, 33 anni, sarà in Francia dopo il mondiale in Giappone, dove vestirà la maglia dello Stade Français. A Parigi puntano così nuovamente su di un giocatore che be conosce il rugby francese avendo già militato a Biarritz (2007-09), Clermont (1 partita come joker medico nel 2010) e Montpellier (2011-13), prima del trasferimento a Worcester (2013-15) e del rientro in patria.

«Anche quelli che sono sotto contratto con la U.A.R. saranno sul mercato dopo il mondiale» rivela Arango, cui abbiamo chiesto di darci un’anteprima su chi potrebbe già muoversi nel corso dei prossimi mesi. «Giocatori interessanti per i club europei e disponibili súbito per il prossimo mercato – ci anticipa – potrebbero essere propio Franco Brarda e Nicolas Leivaa, Santiago Portillo – numero 8 altissimo, quasi 2 metri – che non era nel gruppo dei Jaguares ma ha fatto qualche allenamento così come il numero 9 Mauro Perotti, di chiare origini italiane, o Nahuel Milan, seconda línea, pumita nel 2018».

Attenzione dunque anche al gruppo dell’Argentina XV, di cui fa parte lo stesso Portillo oltre ad alcuni giocatori già da tempo nel giro Jaguares / Pumas come il pilone destro Marco Ciccioli. Un gruppo che «verrà molto aggiustato nel corso della stagione» e che vede gran parte dei giocatori sotto contratto per tutto il 2019. Per cui, chi non si è mosso ora, dovrà probabilmente attendere dicembre 2019 e muoversi con largo anticipo in vista del prossimo mercato di riparazione, quando tra Pumas, Jaguares e Argentina XV. ci sarà certamente un fisiologico cambio generazionale e di gerarchie…

La rosa dei Jaguares 2019:
Javier Díaz (1) 
Santiago García Botta (1)
Mayco Vivas (1) – new entry
Nahuel Tetaz Chaparro (1/3)
Juan Pablo Zeiss (1/3)
Santiago Medrano (3)
Enrique Pieretto (3) – new entry
Lucio Sordoni (3) – new entry
Gaspar Baldunciel (tallonatore) – new entry
Agustín Creevy (tallonatore)
Julián Montoya (tallonatore)
Diego Fortuny (tallonatore) – new entry
Matías Alemanno (seconda)
Tomás Lavanini (seconda)
Franco Molina (seconda) – new entry
Lucas Paulos (seconda) – new entry
Guido Petti (seconda)
Marcos Kremer (seconda/3za)
Rodrigo Bruni (terza línea) – new entry
Santiago Grondona (terza línea) – new entry
Juan Manuel Leguizamón (terza línea)
Tomás Lezana (terza línea)
Pablo Matera (terza línea)
Javier Ortega Desio (terza línea)
Gonzalo Bertranou (9)
Tomás Cubelli (9)
Martín Landajo (9)
Domingo Miotti (10) – new entry
Joaquín Díaz Bonilla (10)
Santiago González Iglesias (10/12)
Santiago Chocobares (centro) – new entry
Jerónimo de la Fuente (centro)
Matías Orlando (centro)
Bautista Ezcurra (13/14)
Sebastián Cancelliere (ala)
Bautista Delguy (ala)
Ignacio Mendy (ala) – new entry
Ramiro Moyano (ala)
Emiliano Boffelli (14/15)
Santiago Carreras (utility back) – new entry
Juan Cruz Mallía (utility back)
Matías Moroni (utility back)
Joaquín Tuculet  (15)




Argentina: sarà Gonzalo Quesada il successore di Hourcade?

Gonzalo Quesada potrebbe diventare il nuovo selezionatore dei Pumas. La notizia rimbalza dalla Francia dove il tecnico, ex Stade, ha terminato la sua esperienza al Biarritz.

Lo scorso week end, al termine della sconfitta dell’Argentina contro il Galles Daniel Hourcade aveva rassegnato le dimissioni spiegando che ‘la squadra non risponde più. E’ colpa mia’ (leggi qui l’articolo).

Quesada, secondo le informazioni filtrate dalla stampa, potrebbe essere affiancato da Ledesma alla guida della Nazionale argentina.

‘La squadra non ha risposto. E’ colpa mia’. Daniel Hourcade si dimette da tecnico dei Pumas

‘Credo che il mio ciclo sia terminato. Mi assumo la responsabilità degli ultimi risultati, la squadra non ha risposto come pensavo. Avevo già parlato con la federazione argentina e sapevamo che questa finestra internazionale era determinante. Mi assumo tutte le responsabilità’. Questa la dichiarazione di Daniel Hourcade, il quale ha rassegnato le dimissioni in qualità di selezionatore dell’Argentina. Lo ha fatto dopo la seconda sconfitta consecutiva dei Pumas contro il Galles, mettendoci la faccia a un anno dalla rassegna Mondiale in Giappone. La partita con la Scozia in programma nel prossimo week end sarà la sua ultima sfida alla guida dei Pumas.

In carica dal 2013, Hourcade ha guidato i Pumas a 15 vittorie in 38 partite, vincendo contro l’Australia in Championship (Mendoza, 2014) e in Sud Africa, a Durban, nel 2015. Guida dei Pumas ai Mondiali 2015, il coach ha sorriso solo 3 volte nelle ultime 23 uscite ufficiali, contro Giappone, Italia e Georgia.

 

E’ il momento degli addii. Saluta anche Juan Martín Fernández Lobbe, The Legend (Video)

Tre Coppe del Mondo giocate con la sua Argentina. Tre coppe europee e un campionato francese alzati al cielo con il Tolone. Una Premiership e una Challenge Cup vinti con Sale. Per Juan Martín Fernández Lobbe può bastare così. La leggendaria terza linea dei Pumas, a Tolone dal 2009 dopo il triennio 2006-2009 vissuto in Inghilterra, ha deciso che smetterà a fine stagione.

Classe 1981, Lobbe, nato a Buenos Aires, è cresciuto in Argentina nel Liceo Naval prima dell’esperienza europea. Il suo nome è rimasto legato a due club – Sale e Tolone -, con i quali ha conquistato i maggiori riconoscimenti a livello internazionale.

Punto fermo anche della mischia dei Pumas, la terza linea è stata tra i protagonisti della formidabile cavalcata albiceleste al Mondiale 2007, concluso con un incredibile terzo posto.

Grazie di tutto, Legend.

Tutti in piedi ad applaudire Il Mago. Juan Martín Hernández ha annunciato il ritiro (Video)

Il Mago ha detto basta.  Juan Martín Hernández ha deciso di ritirarsi dall’attività agonistica con effetto immediato. La scelta, comunicata ai media francesi, è dovuta a un infortunio al ginocchio che il mediano di apertura si è procurato in Super Rugby. ‘Non sono coinvolti i legamenti – ha dichiarato il giocatore dopo la sfida con i Reds -, ma il dolore è forte e le esigenze del Super Rugby non mi permettono di giocare in queste condizioni. Tutto è finito ora’. Classe 1982, Hernandez sveste così la maglia dei Jaguares e saluta un mondo ovale che lo ricorderà sempre come ‘Il Mago’.

Durante i suoi 18 anni di attività il tre quarti ha vestito le maglie dello Stade Francais (sei stagioni, 113 partite e 581 punti), Sharks (9 partite in Currie Cup e 60 punti), Racing 92 (quattro stagioni, 75 partite e 143 punti), Tolone (8 partite, 11 punti) e Jaguares (tre stagioni, 19 partite, 65 punti).

In carriera il Mago ha vestito anche la divisa dei Barbarians e giocato tre Mondiali (2003, 2007, 2015). In totale con la maglia dei Pumas ha giocato 74 match e messo a segno 176 punti.

Saluta così un giocatore che in 308 partite giocate in carriera – e 1036 punti segnati – si è fatto apprezzare per la classe dimostrata con il pallone e l’eleganza del suo gioco.

Super Rugby 2018: ecco i Jaguares di Mario Ledesma. ‘Qui i migliori d’Argentina’

Il nostro viaggio alla scoperta delle franchigie di Super Rugby ci porta oggi in Argentina, in casa dei Jaguares. La compagine albiceleste, alla terza esperienza nel torneo, ha come maggiore novità l’ingresso nello staff tecnico in qualità di head coach di Mario Ledesma. L’ex Puma ha vissuto un’esperienza simile in Australia in qualità di membro dello staff di Michael Cheika ma ora è maturo il tempo di tornare a casa e guidare il team del suo paese.

40 gli uomini che avrà a disposizione a partire dalla prima sfida contro gli Stormers, il 17 febbraio.

Le novità più importanti riguardano il mediano di mischia Tomás Cubelli, in uscita dai Brumbies, l’ala Sebastián Cancelliere (Hindú) e Santiago Álvarez Fourcade (CASI). Oltre a loro i Jaguares potranno contare su otto atleti supplementari a disposizione durante la pre-stagione: Franco Brarda, Rodrigo Bruni, Bautista Delguy, Javíer Díaz, Diego Fortuny, Nicolás Leiva, Santiago Montagner e Juan Pablo Zeiss.

‘Quando parliamo dei Jaguares – così l’head coach -, vogliamo che si parli di entità, di lavoro, di passione. Qui ci sono i migliori giocatori dell’Argentina. Abbiamo un gruppo con molta qualità e allestito in maniera omogenea’. (foto sito Jaguares)

 

A fine stagione saluta Albacete, rugbista-imprenditore

Patricio Albacete si ritirerà alla fine della stagione. La seconda linea argentina (36 anni, 55 presenze con i Pumas) ha raccontato alla stampa francese i suoi piani futuri. ‘Con il Racing ho firmato per una sola stagione – così l’atleta, attualmente ai box per infortunio -. Ci sono buone possibilità che a giugno smetta. Il rugby mi ha dato tanto ma ora sento il bisogno di tornare a casa per stare con la mia famiglia’. Non c’è solo rugby nella vita dell’argentino. Impegnato in un Master – Business Administration -, Albacete è partner di una società (la MD Innovations) con Thierry Dusautoir e si occupa inoltre di importare luci stradali al led dalla Cina all’Argentina.

Hourcade-UAR: rinnovo con vista Giappone?

‘Quando valutiamo un allenatore, cerchiamo di capire se ha il controllo o meno della squadra. Hourcade in questo è responsabile e speriamo di averlo con noi fino alla prossima coppa del Mondo. E’ semplicemente il miglior allenatore d’Argentina’. A tessere le lodi del selezionatore albiceleste è il presidente della UAR, Carlos Araujo, che ai microfoni di ESPN ha confermato la volontà di rinnovare l’accordo con l’attuale coach, il cui contratto scadrà a novembre dopo la serie di test match.

Saggezza (e pazienza) Contepomi: ‘Argentina, la crescita richiede tempo. La strada è giusta’

‘Vogliamo ottenere in due anni risultati che altre Nazioni rugbistiche hanno ottenuto in 25. Dobbiamo accettare la realtà e capire che abbiamo bisogno di tempo’. Felipe Contepomi, intervenuto ad Espn, ha analizzato con lucidità la situazione del rugby argentino, entrato a pieno diritto nell’elite del rugby mondiale (Rugby Championship, Super Rugby) ma ancora alla ricerca della totale affermazione. ‘Abbiamo fatto questo passo nel professionismo solo due anni fa – continua l’ex mediano di apertura -, uno step che non ha coinvolto solo i giocatori, ma tutta la struttura del rugby argentino. La linfa che alimenta il professionismo argentino arriva dal rugby amatoriale e questo processo non avviene dalla sera alla mattina. Rispetto ad altre Nazioni siamo 20 anni indietro, ma dobbiamo accettarlo e capire che c’è bisogno di tempo’. Contepomi ha continuato la sua analisi con serenità, sottolineando che la strada intrapresa è senza dubbio quella giusta per la crescita generale del rugby albiceleste. Ma richiede tempo. Quando poi il ricordo torna all’impresa nel Mondiale del 2007, Contepomi offre un punto di vista interessante. ‘Nel 2007 eravamo tutti giocatori professionisti inseriti in strutture professionali in Francia, Inghilterra, Irlanda. Oggi la struttura professionale argentina è in Argentina e necessita di tempo per essere rinforzata’.

A tu per tu con Salvatore Costanzo: generale di trincea alla conquista dell’Argentina

Dieci medaglie sul petto. Dieci decorazioni guadagnate in trincea che lo hanno trasformato in leggenda. Il generale Salvatore Costanzo è salpato dal porto italiano con tutti i suoi riconoscimenti. E ha puntato il sud del Mondo. Direzione Argentina. Destinazione Buenos Aires. Il giocatore più decorato del rugby italiano – mai nella storia recente un giocatore aveva urlato la gioia di 10 titoli nazionali – sta scrivendo un nuovo capitolo della sua epopea. Storia dove il rugby, questa volta, è solo complemento. ‘Qui si può imparare molto a livello rugbistico, ma l’obiettivo primario adesso è la carriera lavorativa’. Terminata con successo la campagna italiana difendendo con orgoglio il confine calvino, per Salvatore Costanzo, adesso, la strategia è cambiata. Ma il traguardo, in fondo, non è poi così diverso da una linea di meta da raggiungere con sacrificio e orgoglio.
Salvo, partiamo dalla scelta di trasferirsi in Argentina. Motivazioni?
‘Volevo fare una nuova esperienza di vita con mia moglie e i miei figli. Abbiamo dei progetti lavorativi ambiziosi e molto validi nel campo della ristorazione e difficilmente realizzabili in Italia. Inoltre, la possibilità di vivere in una metropoli come Buenos Aires ci affascina molto’.
E poi c’è il rugby.
‘Certo! Questa è una grande nazione dove si può imparare molto a livello rugbystico. Si respira una passione attorno al rugby che non ha eguali e ho deciso di viverla personalmente. Ora da giocatore, per capire di più. In futuro mi piacerebbe allenare, cosa che amavo fare anche in Italia’.
Sta continuando a giocare?
‘Si sto giocando’.
Bella malattia, il rugby…
‘Sinceramente ero stanco del rugby inteso come lavoro. In Argentina ho scoperto un rugby che non conoscevo, riempito da tanta passione, dedizione e sacrifici. Non è professionistico, ma è molto, molto professionale! E visto che la voglia di rugby non la cancelli facilmente, dopo solo un mese ho esordito con l’Olivos Rugby Club’.
Conosceva già il team?
‘Ci gioca da una vita il fratello di mia moglie, Santiago Monteagudo…che ci ha messo del suo per convincermi a giocare’.
Quali progetti ha in Argentina?
‘Al momento, io e mia moglie stiamo gestendo la colazione e il pranzo del ristorante pizzeria La Jazmina, locale storico di proprietà della famiglia di Daniela. Ci hanno proposto questo progetto, considerato che fino a pochi giorni fa il locale era aperto solo di sera. Per noi si tratta di un punto di partenza, il nostro obiettivo – già in cantiere – è quello di gestire un locale tutto nostro’.
Come sta vivendo questo primo periodo?
‘E’ una sensazione strana. Dobbiamo trovare i nostri ritmi di vita, la mentalità è diversa, non siamo certo in vacanza e ora inizia per me la vita reale, quella lavorativa. Il rugby è stato un lavoro per tanti anni, ma quando sei un atleta professionista sai che tanto dipende solo da te, mentre nel lavoro ci sono mille altre variabili che possono portare al successo o al fallimento. Questo un po’ mi spaventa…’.
Ha lasciato il rugby italiano da campione d’Italia. Un pensiero?
‘Ho lasciato da campione d’Italia, è vero! È stata una gioia incredibile, non potevo sognare di finire al meglio il mio percorso italiano. Volevo lasciare il segno, un bel ricordo a Calvisano. Era diventata un’ossessione. Se non avessimo vinto, probabilmente avrei giocato un altro anno’.
Negli anni ha mantenuto fede a due club, Treviso prima e Calvisano poi, legando il suo nome ai successi del team. In un rugby dove i giocatori cambiano spesso, come mai la scelta di rimanere a lungo nelle stesse squadre?
‘Due club straordinari ai quali sono molto legato e che ho vissuto in periodi fondamentali della mia vita. Treviso mi ha tolto dalla strada, mi ha fatto nascere come giocatore e crescere come uomo. Calvisano mi ha dato la possibilità di rinascere quando pensavo fosse tutto finito. Sono molto grato ad entrambe le società!’.
Il giocatore che in campo le ha creato più difficoltà?
‘Ho avuto la fortuna di giocare contro tanti giocatori forti. Non voglio citarne alcuni con il rischio di dimenticarne altri. Però posso parlare di squadre. Quando giocavo a Treviso, contro Calvisano era sempre durissima e dal sapore speciale. Stessa rivalità che si è creata con Rovigo una volta trasferitomi a Calvisano’.
Un irrinunciabile compagno di viaggio.
‘Il ‘Moro’ Gabriele Morelli, non potrei fare altri nomi. Persona fondamentale nei miei 6 anni a Calvisano; per me, per la mia famiglia, sempre presente, nonché un punto di riferimento importante per i miei figli. Di lui sento particolarmente la mancanza’.
Se potesse, una cosa che cambierebbe nella sua carriera.
‘Nel 2009 ero a un passo dal Perpignan, ma un infortunio a fine stagione fece saltare tutto. Un’esperienza che avrei voluto vivere’.
Un desiderio che non si è ancora avverato?
‘Mi piacerebbe diventare padre di una bambina. Ecco, vi svelo questo. Gli altri li tengo per me…’.
Capitolo Nazionale. Avrebbe voluto maggiori occasioni durante la tua carriera?
‘La Nazionale è stato il più grosso rimpianto della mia carriera, avrei voluto giocare molto di più in maglia azzurra. Quando ho avuto l’occasione, nel 2004, l’ho buttata per troppa arroganza; ho mancato di rispetto a John Kirwan e non sono più stato convocato durante la sua gestione. Dopo tre anni però sono ricominciati gli infortuni a causa dei quali, dal 2007 al 2010, non ho avuto continuità. Poi, nel 2011, dopo la fine della storia con Treviso, tutto sembrava finito’.
Poi alla sua porta bussa Calvisano.
‘Calvisano mi ha cambiato la vita, sia come giocatore che come uomo, così ho deciso di dedicami totalmente a loro: per dimostrare all’ambiente la mia gratitudine e in generale – compreso a me stesso – che non ero un giocatore finito. Riguardo l’azzurro, ormai ero rimasto fuori dal giro per troppo tempo’.  
Torniamo in Argentina. Quali differenze ha notato nel modo di vivere il rugby?
‘La prima differenza che ho notato tra Italia e Argentina è l’attaccamento che atleti e allenatori hanno verso il proprio club di appartenenza, un sentimento quasi morboso, incredibile. Emozioni provate anche per la Nazionale. A tutti i tornei viene data importanza perché sono consapevoli che i futuri giocatori della Nazionale verranno formati proprio dalle società, di conseguenza al centro dell’attenzione di tutto il movimento. Rispetto all’Italia, poi, non ci sono soldi di mezzo, i giocatori pagano per giocare. Non so dirvi se è giusto o sbagliato, ma visto i progressi del rugby argentino, non oso immaginare quali traguardi potrebbe raggiungere se ci fosse anche solo una forma di semi-professionismo come in Italia’.
Salvo, come può migliorare il rugby italiano a livello di competitività e interesse (per i tifosi, per gli sponsor…)?
‘Credo che bisognerebbe dare priorità assoluta ai campionati interni, dall’Eccellenza in giù e non concentrare l’attenzione quasi solamente sulle franchigie. Il futuro del rugby italiano nasce dai club e le franchigie dovrebbero essere solo il passo finale. In Italia i talenti non mancano, bisognerebbe concentrare le proprie risorse in maniera efficace e così ne gioverebbe tutto il movimento’.
Come vive Salvo Costanzo la quotidianità, oltre al rugby?
‘Sto scoprendo molte cose nuove ed è un momento di crescita molto importante per me e la mia famiglia. Mi sto concentrando sul lavoro, aspetto che mi porta via gran parte delle forze mentali e fisiche (adesso capisco cosa vuol dire lavorare veramente e siamo solo all’inizio). Fortunatamente la famiglia di Daniela ci sta aiutando parecchio nella gestione di tutto e ne approfitto per ringraziarla’.
Livello di spagnolo?

‘Me la cavo abbastanza e sono contento, ho avuto mia moglie come insegnante e fidatevi, è stata fondamentale. Mio figlio più piccolo, Luca, ancora non lo parla ma penso, considerato il carattere, che riuscirà ad insegnare prima l’italiano agli argentini che a imparare la loro lingua. Mattia invece, mio figlio più grande, capisce e parla bene e ha già diverse amicizie. Entrambi hanno iniziato a giocare a rugby appena arrivati’.
Sente la mancanza di casa?
‘Della mia famiglia, che sento spesso. Presto verranno a trovarmi e questo mi rassicura’.
E della sua famiglia di Calvisano?
‘Si molto. Cristian Rossi, proprietario del bar in centro, Moro, Davo, Giannino, mio vicino di casa, tutti gli amici, i colleghi…Vi saluto tutti ragazzi, siete sempre con me!’

(foto profilo Facebook Salvatore Costanzo e Stefano Delfrate)

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