La notizia della settimana, se non del mese, è certamente la chiamata di due giovanissimi come Michelangelo Biondelli (Fiamme Oro Rugby) e Danilo Fischetti (Calvisano) da parte del c.t. Conor O’Shea al raduno della Nazionale a Verona, dal 21 al 24 ottobre. Due ragazzi classe 1998, due atleti che hanno ben figurato con l’Italia Under 20, passati per l’Accademia FIR e, soprattutto, due giocatori tuttora militanti nel campionato nazionale di Top12.
Tanti temi interessanti e degni di un’analisi, a cominciare dall’importanza stessa di un campionato forte e che dia continuità di impiego ai ragazzi, non solo per completarne la formazione in funzione franchigie e poi Nazionale, ma anche per creare un circolo virtuoso: si gioca di più, con continuità, si da spazio ai giovani, questi crescono, i migliori vanno in franchigia, mentre dall’estero o dalle franchigie stesse tornano giocatori che portano esperienza di un livello più alto. Ci vuol tempo, certo, e risorse, ma un campionato forte non può che far bene al rugby italiano e allo sport in generale.
Nel giorno di Calvisano vs Fiamme Oro, edizione di Coppa, una sorta di rivincita a due settimane dal primo storico successo delle Fiamme Oro in quel di Calvisano, il tema forte credo però sia il ruolo fondamentale dei club per la crescita dei giocatori. Calvisano del mix tra giocatori esperti e tanti giovani proiettati verso le Zebre o, talvolta, Treviso ne ha fatto un modello virtuoso, qualcuno dice anche un modello di business. Ma il modello virtuoso che ultimamente sta prepotentemente prendendo piede credo sia quello delle Fiamme Oro!
Talvolta in passato criticate perché al di là delle logiche dei club tradizionali, perché possano contare su di un concorso pubblico per far “campagna acquisti”, le Fiamme Oro Rugby dimostrano però sempre di più di essere una risorsa importantissima per il rugby italiano, oltre che per lo sport italiano in generale. Non solo per la possibilità di garantire un futuro lavorativo ad atleti già all’apice della carriera e orientati ad un domani, ma proprio come club di formazione per giocatori che possano poi affermarsi sulla scena internazionale, per di più un club che ha tutte le qualità per puntare alla vittoria del campionato.
A dare il via a questa tendenza è stato certamente Carlo Canna, arruolato ancora da giovanissimo (20 anni, stagione 2012/13) e lanciato prima in campionato e poi sulla scena internazionale. Miglior giocatore del campionato 2014/15, tuttora arruolato in Polizia, Canna è stato il 22 agosto 2015 il primo rugbista delle Fiamme Oro a rivestire la maglia azzurra, ben 29 anni dopo Luigi Troiani. Da il passaggio alle Zebre, la Coppa del mondo del 2015 etc… è una storia che tutti bene conosciamo.
Con Canna era stato arruolato anche l’allora sconosciuto pilone Giuseppe Di Stefano, cresciuto negli anni a tal punto da vestire le maglie di Zebre ed Italia Emergenti, prima di essere ingaggiato dal Benetton Treviso. Nel 2017 è stata invece la volta, lato Zebre, di Roberto Tenga e Maicol Azzolini, che va ricordato ha anche lui solo 23 anni. Un po’ come dire la vocazione a selezionare bene il talento e farlo rendere la meglio c’era già, ma è realmente nelle ultime due stagioni che le Fiamme Oro hanno dato una svolto importante in tal senso, in primis ambiando completamente il tipo di arruolamento.
Nessun cimitero degli elefanti dunque, benché in rosa dei veterani come Cristiano e Caffini o un “eroe di guerra/rugby” come Favaro siano fondamentali per dare l’esempio e continuità al progetto, ma sempre di più attenzione a puntare su giocatori giovani, motivati e che possano arrivare in alto, nella Nazionale Maggiore.
Essendoci però un arruolamento con concorso pubblico, certo, questo non sarebbe possibile se in primis non fossero i ragazzi stessi a vedere nelle Fiamme Oro un’opportunità. E non è una questione di “posto fisso”, ma di ricerca dell’opportunità tecnica per fare bene e poter crescere realmente nel rugby di alto livello. C’entrano le scelte della società, ma c’entra anche la scelta di affidare la gestione ad un tecnico come Gianluca Guidi, che ben conosce i giovani e che ha alle spalle una carriera davvero importante con le nazionali giovanili.
Dal suo arrivo si è così intensificata questa tendenza, ma a beneficiare non sono state certo le sole Fiamme Oro, le cui ambizioni scudetto non sono mai state così forti, ma le franchigie stesse e anche la Nazionale. La stagione 2017/18 è stata infatti quella di Giovanni Licata, arruolato al termine dell’Accademia Under 20 e messo a disposizione come Permit in una stagione dall’inizio difficile, ma da incorniciare, per le Zebre.
Se il 21enne Licata è ormai un volto noto per i tifosi italiani e per quanti seguono anche solo la Nazionale, sono in molti i ragazzi da tenere d’occhi a partire da Jacopo Bianchi, man of the match dell’ultimo successo delle Fiamme Oro a Calvisano e già permit con le Zebre. Terza linea anche lui, come Licata, 20 anni anche lui come Biondelli e come il centro Ludovico Vaccari, già aggregato alla franchigia federale.
Quest’anno poi sono stati altri quattro gli Under 20 ad essere arruolati in polizia: l’ala Giovanni D’Onofrio (già permit alle Zebre), il centro Alessandro Forcucci, i piloni Leonardo Mariottini e Matteo Nocera, tutti elementi che possono lasciare il segno anche in maglia azzurra. Per quanti vedano come inusuale, anche rispetto al recente passato, un flusso così importante di ragazzi Under 20 verso le Fiamme Oro ci sono dunque da fare delle riflessioni importanti, anche sul tipo di proposta tecnica offerta dalle alternative.
Proposta tecnica su cui le Fiamme Oro Rugby hanno dimostrato di investire molto, e che per alcuni atleti rappresenta già un’opportunità per il futuro. Solo quest’anno dei ben 16 giocatori che hanno lasciato la rosa (limitata a 35 atleti) quattro sono rimasti all’interno dello staff tecnico tra prima squadra e settore giovanile: Sepe, Di Massimo, Zitelli e Calabrese. Tutti gli altri che sono usciti dal gruppo sportivo, sono invece liberi di accasarsi ad altre squadre, quando liberi dai servizi di Polizia. E’ quanto successo a Gianmarco Duca con la Lazio, per esempio, a dimostrazione che un arruolamento giovane può rappresentare un ulteriore risorsa per il campionato stesso, ragionando sul lungo periodo.
La chiamata di Michelangelo Biondelli non rappresenta perciò un fulmine a ciel sereno, rientra in un progetto tecnico che ha dimostrato di poter sostenere e valorizzare le qualità del ragazzo. Qualità ben note a quanti ne hanno seguito l’attività a livello giovanile, tra Rovigo e Accademia, o il primo anno in Top 12 a Viadana. Prima Pippo Frati e ora Gianluca Guidi hanno voluto credere in lui, dandogli un ruolo di grande responsabilità e certamene la chiamata in maglia azzurra di Lallo, a solo 20 anni, è merito delle qualità del ragazzo, ma anche di chi ha avuto il coraggio di fare queste scelte e di quanti lo hanno formato.
Non posso certo nascondere la mia, nostra, vicinanza professionale a Biondelli, così come non nascondo la stima che nutro per Danilo Fischetti che tante volte ho visto giocare, ma sono certo che entrambi saranno stati quasi increduli, ma entrambi sanno che c’è ancora tanto da fare e lavorare. A maggior ragione però credo che vada ringraziato chi dimostra di credere in questi ragazzi, chi su di loro ha investito tanto, così come vanno portati alla luce dei temi importanti, reali e meno banali di quanto potrebbe sembrare.