‘Pensavo al suicidio tutti i giorni. Mi sentivo in trappola e pensavo: ‘Non voglio vivere così’. Lontano dal rugby, il mio mondo stava crollando’. A parlare è Rory Lamont che al The Sunday Times ha rilasciato un’intensa intervista raccontando la sua vita post rugby e lo stato d’animo che lo dominava nei momenti bui, spingendolo fino al precipizio del suicidio. Due coppe del Mondo, 29 caps con la Scozia, le maglie in bacheca di Tolone, Sale e Glasgow non sono riuscite a regalare alla leggenda scozzese quella tranquillità e quella serenità che – molti, probabilmente – avrebbero pensato appartenergli. Ad accentuare questa situazione la frattura alla gamba patita contro la Francia nel 2012 che ha ‘aperto’ un buco nero nel suo spirito, fino al pensiero del gesto estremo. ‘Dopo l’operazione mi sono trovato a casa, da solo e tagliato fuori da tutto – il suo racconto -. Mi alzavo tutti i giorni ritrovandomi in una profonda depressione. Tutto quello che avevo con il rugby improvvisamente era sparito’. Depressione che, oltretutto, potrebbe essere stata generata dal rugby stesso. Nell’approfondimento offerto dall’organo di stampa infatti, viene sottolineato il possibile legame che la depressione ha con la concussion, problema che Lamont ha dovuto affrontare in più di un’occasione durante la sua carriera professionale.