«Una franchigia veneta? Non ci sono soldi», così il ds del Petrarca Corrado Covi ha liquidato l’entusiasmo di quanti erano pronti a rispolverare, almeno nelle discussioni da bar, l’idea di una franchigia veneta di base tra Petrarca e Rovigo, una sorta di Dogi insomma, ma senza Treviso. «Intanto occorrerebbe sapere esattamente quali sono gli accordi tra Aironi e Federazione», ha argomentato Covi in un’intervista pubblicata oggi da Il Mattino di Padova . «Io spero che gli Aironi trovino la forza di rialzarsi, altrimenti il messaggio che daremo come rugby italiano sarà davvero negativo, un brutto spot per noi. Le scelte strategiche della Federazione per l’alto livello degli ultimi anni sono state tutte finalizzate a creare due franchigie, se poi va afinire così…».
Covi si è quindi detto scettico sul possibile intervento da parte delle società venete e non solo: «Per esperienza diretta so che tutte le società dell’ Eccellenza hanno i loro grattacapi, e l’impegno principale è quello di arrivare a fine stagione senza problemi finanziari. Dal momento che il nodo principale sono i soldi, però, trovo altamente improbabile che una cordata veneta possa mettere sul piatto cinque, sei milioni di euro in due settimane… Il problema tecnico che deriva dalla revoca della licenza agli Aironi è secondario – spiega -. Si tratta di una questione essenzialmente finanziaria, e poi politica. Non ci sono però i presupposti».
Fantascienza, par di capire, anche il ritorno in bianconero di giocatori come Bortolami e Mauro Bergamasco.