82 infortuni. 10 team (su 12) coinvolti. I Wasps costretti a rinunciare a 15 giocatori. I Dragons addirittura a 24. E’ un inizio di stagione complicato per i team britannici che stanno affrontando una situazione inedita rispetto ai tornei precedenti. Secondo un’interessante analisi della BBC le statistiche legate al numero di giocatori infortunati – numeri focalizzati principalmente sulla Premiership – sono aumentate di netto rispetto agli ultimi otto campionati. Diverse, le ragioni. Da una fisicità sempre in aumento nei massimi campionati internazionali ai tanti impegni che riempiono il calendario degli atleti, i quali, di conseguenza, non hanno spesso il tempo necessario per recuperare appieno da un guaio fisico.
‘Sembra che il rugby sia entrato in una crisi – si è sfogato Bernard Jackman che non può lavorare con il 48% dei suoi giocatori ai Dragons -. E tutto questo sembra peggiorare’.
Secondo uno studio di tre anni condotto in Francia i giocatori più a rischio sarebbero i tallonatori, esposti a danni al collo, faccia e ginocchia. Interpellato sulla questione, il pilone dei Tigers Dan Cole (74 caps con l’Inghilterra) ha offerto il suo pensiero. ‘Certamente dormire il sabato sera dopo le partite è sempre difficile – le parole del 30enne -. Il giorno peggiore è il lunedì e spesso quando ritorni in campo per allenarti non sei mai al 100%’. Sui rischi del mestiere, l’avanti continua così. ‘La paura più grande riguarda gli infortuni alla spina dorsale, tutti gli altri possono guarire in sei/nove mesi. Infortuni alla colonna e al cervello non li vorresti vedere a nessuno’.
Il dibattito in Inghilterra riguardo gli infortuni si è acceso dopo l’accelerata in merito alla proposta di allungamento a 10 mesi del torneo nazionale. Opzione non gradita ai giocatori, preoccupati per un impegno eccessivo e no-stop che potrebbe causare ancor più infortuni. (foto sito Premiership)