John Kirwan, attuale allenatore della nazionale giapponese, ha spiegato di voler veder crescere il livello del gioco nell’Asia orientale in vista della World Cup del 2019, ospitata proprio dal Giappone. «Avere la Coppa del Mondo in Giappone potrebbe essere la ciliegina sulla torta, ma se crediamo che sia la torta allora sono problemi» ha scritto chiaramente nel week end in una rubrica che tiene sul Daily Yomiuri. «Dobbiamo iniziare a pianificar adesso, non solo per il torneo, ma per gli anni che ci porteranno ad esso».
Una pianificazione che secondo l’ex c.t. dell’Italia dovrebbe passare necessariamente per un campionato sempre più competitivo, sette anni di Top League professionistica che «dovrà espandersi per includere franchigie di Honk Kong e della Korea del Sud, con i vincitori della league che dovrebbero affrontare i top team di Australia e Nuova Zelanda in una competizione in stile Heineken Cup».
Non a caso Kirwan ripete dal 2007 che il Giappone , “the Brave Blossoms”, potrebbero stare nelle prime otto posizioni del ranking IRB, battendo con regolarità squadre come Scozia, Irlanda e Italia, invece dell’attuale 13esima posizione che vale ai nipponici il primo posto tra le nazioni asiatiche, ad un livello pari a realtà come USA, Canada, Romania e Georgia. «Potremmo avere i cinque principali sponsor al mondo, una delle Union più ricche in assoluto, grande pubblico per assistere incontri di rugby a qualsiasi livello e copertura televisiva completa».
Per alzare il livello dei giocatori da introdurre nella Top League del futuro, secondo Kirwan, l’investimento dovrebbe essere fatto nelle principali squadre universitarie, molto popolari in Giappone, a cui garantire programmi di sviluppo e tecnici davvero preparati per formare le prossime generazioni di rugbisti. «Il problema è la gente che pensa che tutto sia finito con il risultato di ospitare la World Cup. Loro sbagliano: limitarsi ad aspettare che le cosa accadano è il primo passo verso un disastro».
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