Non è passato inosservato lo sfogo del presidente Diana, che ha esposto le difficoltà dell’Udine ad onorare gli ultimi stipendi, lamentando l’indifferenza della città e degli sponsor. Un appello a cui ha risposto la politica, nella persona dell’assessore regionale allo sport Elio De Anna, uno che il rugby lo conosce bene, cresciuto proprio nell’Udine, ha totalizzato infatti ben 28 caps con la Nazionale, giocato 13 stagioni con la maglia del Rovigo e vinto due scudetti. De Anna, anche lui sulle pagine del MessaggeroVeneto, ci è però andato giù pesante, sostenendo che la situazione economica dell’Udine è legata ad una precisa scelta societaria: quella di voler fare tutto da solo.
«Un certo modello non funziona, o meglio non funziona più. – ha spiegato l’assessore – Il rapporto tra Udine e il rugby è sempre stato difficile e non soltanto a livello locale ma anche nei confronti del Triveneto, dove Udine è sempre stata considerata una specie di enclave. Ricordo, per esempio, che quando ero a Rovigo e spingevo per organizzare un’amichevole in Friuli incontravo sempre difficoltà…». A soffrire però non è solo il rugby. «È lo sport regionale che è in crisi: basti vedere cosa è successo nella pallacanestro e le difficoltà in cui si dibatte l’hockey su ghiaccio». La ricetta? Superare i particolarismi e l’orgoglioso “fa di bessói” tipicamente friulano, è necessario «un progetto e una condivisione generale». «L’alternativa è trovare un imprenditore appassionato, disposto a investire denaro nel rugby. Ma di questi tempi è molto difficile… e quanto può durare? Forse due-tre-quattro stagioni con il rischio, poi, ritrovarsi daccapo come prima».
Rivolgersi alla politica per risolvere i propri problemi non è la soluzione secondo De Anna, anche perchè «di questi tempi la politica chiede altre cose agli imprenditori». Continua, attaccando direttamente l’Udine. «Ci vuole l’umiltà, e sottolineo la parola umiltà, per capire che prima di mettere in piedi una squadra di serie A, la società deve avere le basi per poterlo fare». «Non si possono fare dei contratti a 30 giocatori – il presidente dell’Udine Rfc, Diana, sostiene però che oltre il 60 per cento dei giocatori è prodotto del vivaio -, la squadra bisogna costruirla in casa» spiega De Anna, che propone invece un programma «di respiro regionale»: un progetto comune con una realtà rugbistica importante come Pordenone. «Ma Udine – continua – che con la sua tradizione avrebbe dovuto promuovere l’iniziativa, ha perduto il tram ed è rimasta isolata. E lo è anche in casa propria visti i rapporti non facili con la Leonorso».