L'Italia e il nuovo corso O’Shea. Occasione reale o semplice déjà-vu?

Pierre Berbizier, Nick Mallett, Jacques BrunelConor O’Shea. Non è certo (o solo…) la panchina azzurra che accomuna i due tecnici francesi, il coach sudafricano e l’allenatore irlandese, fresco di nomina in qualità di nuovo selezionatore azzurro; non è l’esperienza e nemmeno il background vincente, che a vario titolo appartiene a ognuno di loro. Ciò che avvicina il percorso di Berbizier a quello di Brunel, la storia di Mallett a quella di O’Shea è la grande aspettativa riposta in loro al principio dell’esperienza azzurra. Aspettativa spesso diventata speranza e che, per i primi tre almeno, si è strada facendo trasformata in disappunto. Berbizier, prima di prendere il posto di Kirwan alla guida degli Azzurri si era costruito un’immagine da allenatore della Francia, condotta alle semifinali Mondiali del 1995. Un curriculum sufficiente ad alimentare le aspettative azzurre, così come accaduto con Mallett, guida del Sud Africa dei record (17 vittorie consecutive) e campione in Francia con lo Stade. Senza scordare poi Brunel, campione con il Perpignan e deciso a regalare all’Italia il definitivo salto di qualità nell’elite mondiale. Ma così come un sentimento di comune speranza ha pervaso l’ambiente sin dall’arrivo dei tre allenatori, allo stesso modo un’opinione di sconforto e rassegnazione ne ha salutato l’addio, vissuto senza drammi e rimpianti ed anzi, in più di un’occasione, benvenuto. Lecito dunque chiedersi quale sarà il percorso che attenderà O’Shea, professionista che l’ambiente azzurro aspetta già a braccia aperte. Difficile, a nostro parere, che una persona sola (seppur con ottimo staff al seguito) possa cambiare l’andamento di un sistema in difficoltà, dove gli scarsi risultati della Nazionale sono solo la conseguenza di un lavoro generale (e a tutti i livelli) poco efficace. Certo è che, una volta ancora, il rugby italiano ha un’occasione. La vera sfida sarà sfruttarla a dovere. Altrimenti, così come l’arrivo del nuovo allenatore sarà applaudito con entusiasmo, il suo addio sarà dominato dalla consapevolezza di aver mancato una grande opportunità. Ancora una volta.

Autore: Manuel Zobbio

Marketing Communication Manager presso Zani Serafino, azienda storica del cookware e del design made in Italy. Un master di specializzazione del Management dell'Atleta. E' con Marco Martello il referente italiano di Digidust Sport, primaria agenzia internazionale di marketing e sport management specializzata nel rugby. Co-Fondatore di RugbyMercato.it e anima di PiazzaRugby.it dal 2009, ha fatto parte della redazione del mensile Rugby! magazine, del settimanale lameta e di MondoRugby.com, collaborando anche con l'European Rugby Cup.

Un commento su “L'Italia e il nuovo corso O’Shea. Occasione reale o semplice déjà-vu?”

  1. Io continuo a non capire; davvero. Si addossa sempre la colpa all’allenatore quando ormai dovrebbe essere noto a tutti, dai tempi di Coste che ci ha portato nel VI Nazioni, che gli allenatori non vengono lasciati lavorare per pressioni interne e boicottaggi (come dichiarato candidamente da Brad Johnstone). Nel 2013 con Brunel 2 vittorie, 2 sconfitte accettabili di cui una a Londra (ero presente) veramente di misura e con il panico degli inglesi negli occhi, ed 1 sconfitta senza appello. Se fossero state 3 vittorie non avremmo rubato nulla; e con tre vittorie rischi di giocarti il VI Nazioni…. Eppure tutti a puntare il dito contro il baffuto, contro Berbizier, contro Kirwan…. mah… Io continuo a dubitare che il problema stia nell’allenatore, ma negli interessi di qualcun’altro più in su nella scala gerarchica…

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