E’ destinata ad alimentare molte discussioni la richiesta della Newcastle University presentata al Governo inglese con l’obiettivo di eliminare i contatti nel gioco del rugby praticato a scuola.
Dopo la notizia diffusa in UK dalla BBC, anche World Rugby ha voluto intervenire ufficialmente, etichettando come ‘estrema ed allarmista’ la questione riportata nuovamente a galla dall’istituto di ricerca.
‘World Rugby e i suoi membri tengono in grande considerazione la salute degli atleti e lavorano per ridurre i rischi di infortuni a tutti i livelli. Contrariamente all’opinione della dottoressa Pollock, i risultati pubblicati regolarmente dal board suggeriscono che i rischi di infortuni per i teenagers non sono così elevati se comparati ad altri sport. Le conclusioni portate a galla dal team di ricerca sono semplici e non supportate da dai concreti’.
A supportare World Rugby anche l’associazione che si occupa di infortuni legati al cervello. ‘Dobbiamo pensare a regole che prevengano questi tipi di infortuni, non ad allontanare le persone dalla pratica sportiva. Le collisioni accadono sempre quando i bambini giocano. E’ piuttosto fondamentale che tutti gli insegnanti sappiano riconoscere subito una concussion’, il commento del chief executive Peter McCabe.
Anche l’RFU ha preso le distanze, dichiarando che ‘non c’è niente di nuovo in questo studio’, così il boss della federazione Andy Cosslett, che ha anzi giudicato le dichiarazioni della Pollock come ‘più pericolose di un placcaggio. Non sono informazioni nuove per noi, abbiamo sempre dedicato molte ore di formazione verso questo tema. L’importante è che i bambini imparino da subito le corrette tecniche di placcaggio’.
Ad alleggerire un po’ i toni e la tensione – la questione in Inghilterra è stata presa molto sul serio – ci ha pensato Nigel Owens, grazie al suo solito umorismo. ‘Prossimamente non vorranno che si vada a scuola a piedi. E si potranno usare solo penne e matite di gomma. Dove stiamo andando?’, il tweet del fischietto.
Come sempre, ha vinto lui.