‘Tutto ciò che la vita esige dall’uomo si trova in una squadra di rugby’. Così scriveva il giornalista francese Kleber Haedens raccontando il suo amore per la palla ovale. Aforisma diventato negli anni significato di uno sport che racchiude tutti i principi della vita umana. Passione. Gioia. Dolore. Sacrificio. Sostegno. Fallimento. Successo. Aspetti che negli anni hanno contraddistinto il quotidiano dei Bisonti Rugby Frosinone, unica squadra di Rugby in Italia che coinvolge i detenuti in regime di alta sicurezza e che partecipa a un campionato ufficiale.
Ecco la loro storia.
I Bisonti sono l’unica squadra di Rugby in Italia che coinvolge i detenuti in regime di alta sicurezza in un campionato ufficiale. Dal 2013 la squadra milita in Serie C2 e gioca solo gare casalinghe, porta centinaia di atleti tra le mura della casa circondariale e rappresenta una cerniera solidale tra la società civile e la detenzione.
Germana De Angelis e suoi volontari, con il costante sostegno della Federazione Italiana Rugby e del DAP, il Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria, sono testimoni della grande solidarietà del movimento ovale, nella fattispecie delle squadre del territorio sempre disponibili a partecipare alle partite in carcere, e della forza dirompente che il Rugby riesce a donare ogni fine settimana a un gruppo di detenuti meritevoli, per condotta e per attitudine in campo
La squadra si fonda sui valori del Rugby, formalizzati in un regolamento scritto, e fa della disciplina il suo punto di forza, proprio per mantenere il privilegio di allenarsi e disputare le partite del campionato. D’altronde, anche dietro le sbarre di una prigione, i Bisonti sono liberi ogni volta che scendono in campo.
PERCHÉ L’ESPERIENZA DEI BISONTI ANDREBBE REPLICATA IN TUTTE LE CARCERI
I Bisonti sono la dimostrazione che la vita riesce a sorprenderti anche nel momento più buio e quando meno te l’aspetti. Può arrivare a insegnarti il Rugby durante la detenzione, se mantieni un atteggiamento positivo e aperto al cambiamento. I Bisonti hanno un regolamento scritto e firmato da ogni membro della squadra. Ogni giocatore deve passare un accurato processo di selezione e dimostrare di potersi attenere alle regole senza commettere idiozie. Altrimenti il progetto chiude, a discapito di tutti. Questo significa, in un regime di alta sicurezza che prevede due ore d’aria al giorno, rinunciare a tre allenamenti a settimana (lunedì, mercoledì e sabato dalle 9 alle 11) e alla partita la domenica, dalle 9 alle 14, compreso il terzo tempo. I Bisonti migliorano sia lo stato fisico che quello mentale dei detenuti e ne migliorano la condotta, facilitando il lavoro della Direzione penitenziaria. Il campionato è un pensiero frequente al quale aggrapparsi per far passare il tempo.
Per ammettere che in Italia il Rugby va diffuso meglio verso Sud basta dire che non ci sono squadre sotto Roma fino alla Serie B, a parte Benevento. I Bisonti sono per lo più campani, siciliani, calabresi e pugliesi e molto spesso vengono a conoscenza di questo sport per la prima volta, appassionandosene e coinvolgendo i familiari a casa.
Tra i Bisonti ci sono infortuni gravi, partono spalle, ginocchia, ettari di cute umana e abrasioni sul campo di argilla e sassi, eppure la gente torna sempre. Tanto lunedì non c’è ufficio e il dolore fa compagnia. I Bisonti sono la dimostrazione che tra i detenuti c’è tantissimo materiale umano naturalmente predisposto per il gioco del Rugby e realmente motivato ad intraprendere un percorso rieducativo durante la detenzione. I risultati sportivi ed il posizionamento negli scorsi campionati della squadra, per lo più composta da neofiti, testimonia quanto sia proficua e appropriata questa disciplina all’interno di un contesto simile. I Bisonti portano la società civile nel carcere. A beneficio dei detenuti, ma anche dei tanti ragazzi che sono entrati per giocare una partita di Rugby ed escono in giornata con una visione del mondo umanamente più ricca di quando sono arrivati.
COME SONO I BISONTI OGGI
Un tentativo di evasione nel Maggio scorso ha scosso il carcere di Frosinone, interrompendo qualunque attività esterna, per permettere alla Direzione di effettuare le indagini. La Direzione ha avuto il merito e la benevolenza di farci giocare l’ultima partita dello scorso campionato ma non è stato possibile riprendere la stagione in atto, 2017-2018, a Frosinone. Per questo motivo a Settembre, in due settimane, abbiamo radunato un gruppo allargato di nuovi volontari, col benestare della FIR, per non far morire il progetto e tenere le maglie ai ragazzi di Frosinone finché non verrà autorizzata di nuovo l’attività in prigione. Tra questa meglio-non-più-gioventù capitolina annoveriamo giocatori di grande esperienza e umanità, che hanno sposato la causa per amore del Rugby e per aiutare un progetto nobile, efficace, necessario. In attesa di riprendere a Frosinone e riportare le maglie ai legittimi proprietari, da Novembre il nostro allenatore, Stefano Scarsella, ha cominciato a insegnare il Rugby a un gruppo di 20 detenuti comuni nel carcere di Rebibbia, che ci piacerebbe coinvolgere quanto prima nelle partite del campionato in corso. A tal fine stiamo organizzando un torneo sul campo di calcetto del carcere, in Brecciolino, con le regole del “Touch” Rugby, che chiameremo Rebibbia Brecciolino 5s.
In conclusione.
IL RUGBY IN CARCERE:
- UNISCE LE PERSONE
- MIGLIORA LA DETENZIONE
- AIUTA LA SOCIETÀ’.