Un passato da giocatrice ed un presente da dirigente federale, Maria Cristina Tonna è la numero uno della Federazione Italiana Rugby per quanto riguarda il settore femminile. Con lei abbiamo scambiato quattro chiacchiere per capire come procedono i lavori e la crescita in questo campo.
“Di recente abbiamo avuto alcuni raduni Under 18 e anche a livello regionale le Under 14 si stanno muovendo. Da anni lavoriamo nelle regioni con il rugby a sette, oltre che per quanto riguarda la Coppa Italia e l’Under 16. Naturalmente nell’ultimo periodo è aumentata notevolmente l’esigenza di preparare al meglio anche questa disciplina, visto il crescente interesse mondiale, alla luce soprattutto delle Olimpiadi. Purtroppo può starci la mancata qualificazione ai Giochi di Rio delle nostre ragazze, ma questo dà ulteriore forza e stimolo a nuovi progetti per fortificare e migliorare la nostra esperienza.
Parlavo ad esempio dell’Under 18, che bene ha fatto sinora a livello europeo. In passato forse pagavamo un po’ la fisicità delle altre squadre, ma l’ultima leva è positiva anche da questo punto di vista. Inoltre, stiamo notando che le ragazze cominciano ad avere una buona predisposizione ed una preparazione adatta per il Seven. Da qui possiamo sicuramente costruire il prossimo quadriennio”.
Un futuro, quindi, che passa soprattutto dai dati di crescita dell’intero movimento femminile.
“Si stanno avvicinando al rugby sempre più ragazze, molte anche che avevano già incominciato altre attività sportive ed agonistiche, quindi arrivano sempre più atlete, una cosa assolutamente necessaria per il Seven, dove servono si informazioni specifiche per il rugby, ma soprattutto grande velocità e preparazione. Il nostro obiettivo è quello di continuare ad allargare il bacino, a maggior ragione dove c’è una traccia di attività femminile. Molto spesso manca proprio la consapevolezza dell’esistenza di determinate realtà. Ad esempio, non credo tutti sappiano che gran parte della nostra attività immediatamente successiva al mini rugby si svolge a sette e quindi spesso si va verso un abbandono credendo di non avere numeri sufficienti. Ma non è così e si potrebbero tranquillamente avviare molte più realtà”.
Tra le positività, sotto questo aspetto, sicuramente va citato il Torneo Petternella.
“Ci sono stata molte volte e, se non erro, anche come giocatrice. È un torneo che cresce di anno in anno assieme al movimento e, dove si riesce a fare quantità, spesso si riesce anche a costruire qualità. È un torneo dove si tocca realmente con mano qualcosa di diverso, al di là dell’aspetto meramente tecnico. C’è una forte un’unità di intenti ed è molto solido pure il concetto di solidarietà reciproca. In questo, un ruolo fondamentale è svolto da Gisella che è il vero motore della manifestazione ed accoglie le ragazze con un modo di fare davvero diverso, invitandole a riflettere e a pensare al loro essere donne ed attive all’interno della società. Da questo punto di vista, è una kermesse molto sentita. Le premiazioni spesso, senza retorica, sono un momento toccante, dove si percepisce una vera emozione. Sul lato sportivo, invece, non può che essere considerato il torneo a sette per eccellenza del rugby italiano”.