E’ polemica a mezzo stampa sull’asse Roma – Rovigo. A dare il là è stato il dirigente bianconero Massimiliano Mosetti, responsabile della comunicazione della Rugby Roma, che ha fatto riferimento ad alcuni articoli pubblicati su Il Gazzettino di Rovigo e sul Resto del Carlino di Rovigo lo scorso sabato 30 ottobre, circa la posizione del presidente della Futura Park Rugby Roma Paolo Abbondanza. «Gli articoli in questione ben poco hanno a che fare con il rugby giocato – ha dichiarato pubblicamente Mosetti – sono gli ennesimi che attaccano questa società, in particolare il suo presidente. Sono articoli che vengono da una precisa parte geografica e dalle solite fonti. Probabilmente qualcuno gode ad attaccarci. Il nostro presidente è stato inibito, grazie però ad un provvedimento extra-giudice sportivo e la FIR, come da regolamento, non è tenuta a comunicare pubblicamente tali decisioni. Dunque nessuno può parlare di mancanza di trasparenza. Attualmente, i nostri avvocati stanno valutando se vi siano le condizioni per adire le vie legali contro queste speculazioni giornalistiche. I lodi citati sono già stati soddisfatti».
«Siamo amareggiati – ha continuato – perché qualche tempo fa le squadre del massimo campionato lavoravano insieme per portare più pubblico negli stadi e soprattutto più bambini a giocare. Oggi un certo giornalismo legato al rugby è diventato gossip, ed è quanto di più lontano dai nostri valori. Non solo. A titolo esemplificativo mi viene da citare alcuni striscioni comparsi a Treviso che recitano “Dal Po in giù la Celtic solo in tv” oppure “Pretoriano chi legge”. Passi la goliardia, ma quando gli striscioni diventano routine, credo che le società dovrebbero intervenire per evitare che queste situazioni possano ripetersi. Il presidente non può parlare poiché inibito ma se potesse direbbe la stessa cosa: fateci lavorare in pace perché la nostra passione e il nostro impegno quotidiano è volto, come sempre, alla crescita del movimento rugbistico italiano nel suo insieme. Invece si insiste, parlando tra l’altro di una presunta penalizzazione dai 10 ai 20 punti ai nostri danni. Assurdo».
«Il rugby non è politica – ha quindi concluso – il rugby è altro e noi vogliamo continuare a fare il nostro lavoro in santa pace».
Un chiaro invito, quest’ultimo, al ritorno a quella dimensione di fair play che maggiormente compete al mondo della palla ovale, che è però caduto nel vuoto vista la risposta arrivata ieri da Il Resto del Carlino di Rovigo, con l’articolo «Caso Abbondanza, per ora ne conferme ne smentite». «Rugby Eccellenza Ancora silenzio dalla Fir sulla squalifica del presidente della Roma», a firma Umberto Nalio.
«Articoli e due striscioni stanno scatenando un putiferio nel mondo del rugby italiano che non ha alcun senso – scrive Nalio – La squalifica, non pubblicata, del massimo dirigente della Roma Olimpic, ha spinto alcune testate ad approfondire il caso, senza però ricevere risposte convincenti in merito. Perchè? Partiamo prima dal, più che altro folkloristico, commento sugli striscioni apparsi al Monigo di Treviso. Chi scrive è sempre stato apertamente schierato contro la partecipazione italiana al torneo celtico, per motivi che più volte ho ribadito negli articoli, convinto che questo passo rappresenti la tomba del movimento di base del nostro rugby. Ed in ogni caso, pur essendo all’interno dei confini geografici indicati dai supporter della Marca, qualora lo volessi dovrei sempre guardare la Celtic in tivù, non facendo parte il Rovigo di alcuna franchigia. Secondo punto: nessuno muove accuse contro l’ingegner Abbondanza che riteniamo persona stimata, ma semplicemente ci si chiede per quale motivo la vicenda sia passata sotto silenzio e qualsiasi tentativo di avere notizie certe sia stato vano. Nessuno ha mai parlato di divisioni geografiche quando abbiamo ‘massacrato’ il povero, si fa per dire, Umberto Casellato, squalificato per sei mesi perché reo di aver troppo duramente criticato l’operato di un direttore di gara che, con alcuni errori (vedi ripresa tv), ha chiuso al Rovigo la strada della finale. Danno che si è protratto nel tempo per Casellato, al quale si sono chiuse le porte della Rai e di altre opportunità come allenatore. Frasi come «Oggi un certo giornalismo legato al rugby è diventato gossip ed è quanto di più lontano dai nostri valori», oppure «Sono articoli che ben poco hanno a che fare con il rugby giocato, sono gli ennesimi che attaccano questa società e vengono da una precisa parte geografica e dalle solite fonti», od ancora «I veneti sono convinti che il resto d’Italia congiuri per fregarli e il resto d’Italia è convinto esattamente dell’opposto»… Insomma, tutto questo è semplicemente ridicolo. Due quotidiani, attenti da sempre ai problemi del rugby di casa nostra, venuti a conoscenza della squalifica, hanno pubblicato la notizia (questo è un diritto-dovere), chiedendosi il perché del silenzio ed anche della ‘bontà’ della pena, che invece, secondo regolamento, dovrebbe essere stata sanzionata in modo più pesante. Questo cosa vuol dire? Essere razzisti? O avercela specificatamente con la Roma Olimpie? In occasione della quarta giornata di campionato La Futura Park ha battuto il Rovigo e chi scrive ha dato pieno merito ai capitolini per la vittoria, senza accampare scuse, segno di un’unica linea corretta di informazione. Quando le due formazioni capitoline, parliamo del Super 10 2008/09, si ritirarono senza valide motivazioni e spiegazioni dalla Lega Rugby, facendola affondare definitivamente, nessuno ha mosso accuse, anche se potevano essercene i motivi, verso due società che hanno cambiato il cammino del rugby italiano, facendo in questo modo sparire l’unico filtro esistente trai sodalizi e la Fir. Poi non c’è bisogno di scrivere, come appare sul II Romanista del 2 novembre: «Non guerra, come invece pare essere. E chissà, tanto per fare un esempio, cose ne penserebbero Penile, Vaccari, Bordon…». Proviamo a chiedere cosa ne pensa Bordon di tutta questa vicenda?».
Non da meno la risposta affidata a La Tribuna di Treviso, in un articolo pubblicato sempre ieri: «Quelle scrìtte? Noi facciamo rugby». Zatta e il Benetton: nulla contro i romani, ma qui pensiamo ai risultati. Un articolo a firma Silvano Focarelli.
Il motto leghista è «Dal Po in giù l’Italia non c’è più»: quello ripetutamente apparso a Monigo è «Dal Po in giù la Celtic solo in tv» e, evidentemente, parla di rugby, non di razzismo, di Lega o chissà… Il primo striscione, come gli altri, si riferisce al fatto che la Benetton è stata preferita alla Futura per i tornei internazionali. Mettiamoci anche il secondo striscione: l’immancabile «Roma ladrona». Sarà dunque per le presunte assonanze politiche (chi le ha volute cogliere era in buona fede? il terzo slogan «Pretoriano chi legge» dice il contrario), che a Roma non l’hanno presa bene. Anzi, se la sono legata al dito. A tal punto che qualcuno, più zelante (e romano) di altri, ha promesso di portare la faccenda in Parlamento. Dove, è noto, non hanno nulla di più importante da fare. Il Benetton Rugby è stato chiamato in causa: chi ha permesso che quegli striscioni sventolassero tranquillamente con il loro «orribile» carico di anti-romanità? «A parte il fatto che sabato non c’ero e perciò non li ho visti puntualizza il presidente dei Leoni Amerino Zatta posso capire che abbiano potuto disturbare certuni. Però vorrei specificare: Paolo Abbondanza, presidente del Rugby Roma, è persona che stimo, ho un buon rapporto, come non ce l’ho con le società della capitale, nemmeno ai tempi della battaglia per entrare in Celtic. Tant’è vero che un paio di settimane dopo la riammissione del Benetton a scapito dei Pretoriani, eravamo andati a giocare lag- giù, per essere ricevuti devo dire con grande cordialità e rispetto». Va bene presidente, ma proprio non era possibile toglierli, così da prevenire tutto questo ridicolo caso nazionale? «Beh, ma allora se andiamo a guardare cosa viene esposto negli altri sport, dovremmo farne una questione di Stato. Per carità, si può cercare di invitare chi va allo stadio ad essere più prudente in certe iniziative: Treviso, essendo nel cuore di una particolare realtà politica, è chiaro che ha dato più agganci per scatenare la polemica. Ma, con tutto il rispetto per la realtà romana, posso assicurare che la società è al di sopra di ciò». A voi naturalmente interessano più i risultati sul campo. «Infatti. Noi dobbiamo confrontarci più che altro con il discorso tecnico: la partecipazione alla Celtic per il Benetton è importantissima, siamo contentissimi di tutta la gente che viene alle partite, ne siamo orgogliosi, i tifosi si sono accorti che a Monigo si vedono delle serie gare di rugby. E siamo soddisfatti, com’è ovvio, anche del rendimento della squadra. Di conseguenza l’impegno della società è più rivolto all’aspetto sportivo. E vi assicuro che in questo senso i problemi tuttora non mancano. E sono diversi da prima, visto che siamo appena entrati in una realtà europea che, in passato, al massimo vivevamo per le sei gare di Heineken. Per cui, se ogni tanto vengono a galla situazioni di altro genere, non per questo devono condizionare tutto il resto». La politica, nei campi di rugby, è meglio però che non entri. «Ripeto, bisognerà senz’altro cercare di limitare questi fenomeni, ma escludo che la dirigenza non sia attenta o non si interessi. Penso pertanto non valga la pena enfatizzare questa polemica sugli striscioni, d’ora in poi sarà mia preoccupazione invitare chi viene a Monigo ad essere più cauto nel manifestare eventualmente le proprie idee. Confermo però, sia personalmente che come rappresentante della società, che il Benetton si sta preoccupando unicamente di raggiungere i suoi obiettivi sportivi. Capisco bene, d’altra parte, che qualcuno possa essersi risentito, perché vede che Treviso sta ottenendo qualche buon risultato e magari pensa che a quest’ora avrebbe potuto essere tranquillamente al suo posto».
A rispondere oggi però non è stata la Roma, ma bensì un quotidiano sportivo locale: Il Romanista. «Futura Park, dal nord altri attacchi» titola l’articolo a firma Chiara Zucchelli.
«Nonostante il campionato sia fermo e l’attenzione è (o per meglio dire dovrebbe) essere tutta sui test match della Nazionale, in programma tra pochi giorni, al Nord ce chi ancora continua ad occuparsi della vicenda Rugby Roma-Fir-lodi arbitrali. Nei giorni scorsi, articoli apparsi su vari quotidiani (tra cui la Gazzetta dello Sport e II Romanista) hanno spiegato perfilo eperse-gno la vicenda, ribandendo come i lodi nei confronti dell’ex allenatore Stefano Bordon e del’ex dipendente Concetta Tassinari siano stati estinti dal presidente della Futura Park Paolo Abbondanza. Non solo: era stato anche spiegato come mai la squalifica dello stesso Abbondanza era stata comunicata solo al diretto interessato (lo scorso 12 ottobre) e non agli organi di stampa. Ma, a quanto pare, non è bastato. Un articolo apparso ieri su II Resto del Carlino e intitolato “Caso Abbondanza, per ora né conferme né smentite. Ancora silenzio dalla Fir sulla squalifica del presidente della Roma” si chiede come mai la Federazione non abbia comunicato il provvedimento nei confronti del presidente della Futura Park. La risposta, riferita ancora una volta al Romanista da fonti federali (che ieri, a posteriori, sono state contattate dall’autore dell’articolo, che invece avrebbe potuto chiamare la segreteria federale già nei giorni scorsi per avere tutte le risposte che cercava) è sempre la stessa: «Per regolamento la Fir non può pubblicare notizie che non siano quelle del giudice sportivo. Abbondanza sa del provvedimento, tanto che sabato in conferenza stampa si è presentato il responsabile della comunicazione del club e non il presidente». Questione chiusa. Anzi no. Perché l’articolo de II resto del Carlino si chiede anche il perché “della bontà” della pena. Anche in questo caso il motivo è semplice: Abbondanza ha provveduto a colmare le pendenze relative al lodo perduto e questo basta e avanza. Questa è informazione, non gossip.