Lo psicologo dello sport nel futuro del rugby. L'aspetto mentale dell'atleta moderno

  • Francesca FabbriMarta Ghisi e Katia MarinoLo psicologo dello sport nel futuro del rugby
  • A cura di A. Bargnani e Massimo Borra
  • Editore: CLEUP
  • 31 dicembre 2015
  • Collana: Scienze psicologiche
  • Lingua: Italiano
  • ISBN-10: 8867874888
  • ISBN-13: 978-8867874880
  • 128 pagine

Negli ultimi anni lo sport del rugby è molto cambiato, cambiano le prestazioni, gli atleti e le abilità ad essi richieste. Nel rugby moderno non basta più solo allenare gli aspetti fisici e tecnici ma serve anche sviluppare la componente mentale per una migliore performance. La figura principe di questo allenamento è lo psicologo dello sport. La preparazione mentale è un aspetto per molti “invisibile” che però è diventato fondamentale per molte società sportive e allenatori che vogliono ottenere il massimo dai propri atleti. Gestire l’ansia, preparare al meglio un calcio piazzato, riuscire a comprendere un gruppo sono alcuni aspetti che verranno qui approfonditi. Il libro è dedicato ad allenatori, preparatori atletici, psicologi, educatori, giocatori a tutti i livelli e nasce dalla collaborazione di tre università e due master in psicologia dello sport. Il gioco del rugby è cambiato ma rimane sempre uno sport che allena gli atleti a diventare adulti nel rispetto delle regole con un alto coefficiente educativo.

Genitori in gioco. Quando il rugby aiuta a non diventare ultrà

  • Paolo Sale e Stefano VerzaGenitori in gioco. Quando il rugby aiuta a non diventare ultrà
  • Editore: Absolutely Free
  • 29 settembre 2016
  • Collana: Sport.doc
  • Lingua: Italiano
  • ISBN-10: 8868580810
  • ISBN-13: 978-8868580810
  • 155 pagine

Essere un genitore perfetto sembra sia una meta impossibile. Ma con un po’ di buona volontà, un bimbo di cinque anni che gioca a minirugby e uno splendido compagno di viaggio che ti fornisce con il più totale spirito rugbistico l’indispensabile sostegno, puoi provare con tutto te stesso a conquistare quella meta, centimetro dopo centimetro. Stefano Verza ha avvicinato suo figlio di cinque anni al “rebbi” (come lo pronuncia il bambino) ritenendo che sarebbe stato utile per favorirne la crescita complessiva. Mai si sarebbe immaginato che sarebbe stato più utile a lui. In un intenso primo anno di sport, il genitore non solo si scontra con le tipiche ansie, i dubbi e i travagli psicologico/emotivi del proprio ruolo ma anche con il timore di essere diventato un genitore ultra che impone al figlio di diventare quello che lui vorrebbe che fosse: nello sport come nella vita.

Un mental coach per le Zebre

Novità nello staff tecnico delle Zebre, che si allarga con l’inserimento di Roberto Lorenziani, ex giocatore di Noceto e Colorno, di professione mental coach. Questo il comunicato diffuso oggi dalla franchigia:

I giocatori delle Zebre Rugby possono vantare il supporto di un nuovo professionista: si tratta di Roberto Lorenzani, mental coach a disposizione della rosa bianconera. Lorenzani conosce bene il mondo della palla ovale; prima di dedicarsi ad altri sport estremi è stato giocatore per 15 anni con le maglie del Rugby Noceto e del Rugby Colorno.

La grande esperienza maturata nel settore come motivatore di sportivi di alto livello da qualche settimana è stata messa a disposizione anche dei giocatori del XV del Nord-Ovest.

Le parole di Roberto Lorenzani :”Sono contento di cominciare questa collaborazione sinergica all’attività svolta dallo staff tecnico con gli atleti. Obiettivo è quello di cercare di migliorare il loro aspetto mentale; l’allenamento mentale é importante quanto quello fisico. L’attività sarà svolta soprattutto in preparazione alle importanti sfide agonistiche che attendono i giocatori delle Zebre Rugby; mettendo a disposizione tale supporto per raggiungere i massimi obiettivi di ognuno”.

Per maggiori informazioni su Roberto Lorenzani potete visitare il sito web del mental coach www.robertolorenzani.it

I Pilastri della Motivazione nello Sport

rocky-in-cima-alle-scaleIl mondo dello sport ha riconosciuto da anni il ruolo della motivazione nel determinare la qualità di una performance in allenamento e in gara. Il concetto di motivazione è ampio, essendo ciò che spinge le persone a fare ciò che fanno: uno studente ha bisogno di essere motivato per preparare al meglio un esame, un lavoratore ha motivazioni che lo portano a recarsi sul luogo di lavoro ogni mattina, uno scrittore produce i suoi testi mosso da una forza interiore che lo motiva a farlo e così via. Un atleta dà il massimo di sé quando è pienamente motivato, altrimenti esprimerà solamente in parte il suo valore.

E’ chiaro quindi che non tutti i tipi di motivazione sono uguali: ne esistono di diversi, hanno ruoli differenti all’interno della nostra mente e non sono efficaci sempre nella stessa misura, ma la loro capacità di influenzare i nostri comportamenti dipende anche dal contenuto e dalla persona su cui agiscono. Inoltre, la motivazione di un atleta varia secondo diversi fattori esterni: la fase delle stagione sportiva in cui si trova, le condizioni ambientali, gli obiettivi della squadra, la comunicazione dell’allenatore, lo stato di forma sono tra i principali.

Per prima cosa va chiarito un punto: il termine motivazione deriva da motus, cioè ha a che fare con il muoversi, inteso come attivarsi per generare un cambiamento. Ne ho parlato più diffusamente in questo mio articolo dove tra l’altro sottolineo anche le differenze tra l’essere un allenatore mentale e un motivatore e che ti invito a leggere per approfondire.

La domanda quindi diventa: che cosa, precisamente, muove un atleta ad allenarsi duramente, scendere in campo e dare il meglio di sé?

E che cosa accade, invece, quando lo stesso sente una mancanza di ragioni per comportarsi come un atleta al top?

Attraverso i prossimi punti chiave vedremo insieme che cosa genera questa sostanziale differenza.

La motivazione è legata agli obiettivi

Ogni volta in cui inizio un percorso di sport coaching con un atleta, a prescindere dalla disciplina che pratica, dedichiamo le prime ore del nostro lavoro insieme a due tematiche fondamentali: la formulazione di obiettivi validi e la scoperta delle motivazioni che li sorreggono.

Le motivazioni sono come gli appigli su una parete di arrampicata: più ne vedi e ne hai a disposizione, più facile sarà raggiungere la vetta, avendo anche la possibilità di scegliere la via da seguire che preferisci o che più si adatta alle tue caratteristiche.

Il punto chiave di questa impostazione è: ogni obiettivo è sorretto da motivazioni differenti. Quindi, se vuoi essere un giocatore più motivato, prima di tutto devi sapere come e quando lavorare correttamente sui tuoi obiettivi.

Questi devono essere estremamente chiari, precisi e specifici, rivolti a che cosa vuoi che accada piuttosto che a “ciò che stai cercando di evitare”, il più possibile sotto il tuo controllo, con una data di scadenza determinata e sufficientemente credibili per le tue attuali o potenziali capacità.

Nessuno può motivarti se prima di tutto tu non sai che cosa desideri che accada e perché lo vuoi.

Spesso, gli atleti con cui lavoro che riconoscono di non sentirsi particolarmente motivati e quando chiedo loro qual è l’obiettivo, le risposte suonano come “voglio migliorarmi” oppure “voglio salire di categoria” oppure ancora “voglio giocare una grande stagione”. Sono tutti concetti validi e ottime basi di partenza, ma non sono veri obiettivi.

E se non c’è un vero obiettivo, non ci può essere vera motivazione. Lavora pertanto come prima cosa sull’obiettivo e poi analizza nel dettaglio, per motivarti, tutti i perché che ti spingono a perseguirlo e i benefici che derivano dalla sua piena realizzazione.

La motivazione va continuamente nutrita (accetta il cambiamento)

Una volta che hai chiaro i tuoi cosa voglio e i relativi perché lo voglio, hai iniziato con il piede giusto, ma non basterà. Un obiettivo ben motivato è come una piantina che deve crescere: se non la nutri, non maturerà. Devi curare la tua motivazione se non giorno dopo giorno almeno settimanalmente, applicandoti in un lavoro razionale di analisi e discussione di tutto ciò che ti fa sentire che stai correndo per la giusta causa. Valuta e aggiusta continuamente. Nutrilo e curalo.

Accetta il cambiamento: tu cambi, il mondo attorno a te cambia, le persone anche. La stagione sportiva può essere sopra o sotto le aspettative, può allinearsi agli obiettivi di team, ma in ogni caso anch’essa vivrà momenti di cambiamento. Adatta i tuoi obiettivi al contesto e resta motivato!

La motivazione deve essere “auto motivazione”, non generata dall’esterno

E’ possibile che qualcuno riesca a motivarti? Probabilmente sì. Esistono tecniche da apprendere, storie da ascoltare, modalità comunicative che riescono in effetti a smuovere dentro chi le ascolta le leve giuste per generare un cambiamento. Questo tipo di motivazione arriva dall’esterno verso di te, in un certo senso la subisci. Funziona, perché ti aiuta, ti dà uno spazio in cui trovare nuove soluzioni. Ma spesso, quando lasci che sia qualcuno a motivarti, quando la causa esterna svanisce si porta via anche parte della tua motivazione.

Il modo migliore per essere motivato è trovare una tua strategia di pensiero in grado di muovere quelle leve dall’interno. Tutti noi abbiamo regole e valori stabiliti con noi stessi che non sopportiamo di infrangere, perché farlo ci pone in una condizione di fastidio e di disistima. Puoi sfruttare questo fatto per automotivarti, stipulando patti con te stesso e lanciandoti sfide che ti danno un’enorme soddisfazione quando portate a termine con successo.

Se sei un atleta ti riuscirà ancora più facile, perché hai già un ampio campo di applicazione: perché non sfidi te stesso nell’essere il migliore, per tutto il prossimo mese, nei tuoi allenamenti? Oppure, perché non scommetti con te stesso che riuscirai ad allenarti in palestra aumentando i carichi di una quota stabilita entro una certa data?

Il modo migliore per motivarsi è mettersi alla prova: funziona con maggior intensità rispetto a quando è qualcuno al di fuori di te a darti stimoli per migliorarti.

La motivazione “sul dolore” è efficace a breve termine, ma non è la più adatta per obiettivi a lunga scadenza

Generalmente, un atleta ragiona in termini di carriera o, al limite, di stagione sportiva. E’ improbabile che un obiettivo nel mondo dello sport sia a brevissimo termine, anzi spesso è dannoso valutare la prestazione singola. Esistono due leve in grado di motivare le persone, due grandi forze che ci spingono ad agire: il piacere e il dolore. Pensa a quando ti alleni e decidi di farlo al massimo: puoi prendere questa decisione perché ti piace la sensazione di avere dato tutto che provi quando torni a casa dopo una sessione particolarmente intensa, oppure puoi decidere di farlo perché hai notato che tutti i tuoi compagni nel team si stanno allenando durissimo e, se non lo fai anche tu, potresti perdere occasioni di scendere in campo.

In entrambi i casi ti allenerai al massimo, ma nel primo lo farai mosso dal piacere, nel secondo dal dolore.

E’ provato che una leva sul dolore è più efficace nel breve periodo. Se devi decidere se andare ad allenarti oggi oppure saltare la sessione, ti conviene elencare tutto ciò che di negativo accadrà se non ci vai. Vedrai che pensando a tutti gli svantaggi che ti porta perdere un allenamento ti verrà voglia di parteciparvi.

Ma se devi decidere, magari a fine carriera, di prolungare o meno di un paio d’anni la tua attività agonistica, è molto più efficace focalizzarti sui vantaggi che avrai sul lungo periodo (per esempio un corpo più sano e sotto controllo, la possibilità di goderti la compagnia degli altri giocatori ancora un po’, tornare a giocare in quello stadio che ti piace, ulteriori guadagni e così via). Se prendi quella decisione motivato dal solo dolore, è molto probabile che poco tempo dopo perderai motivazione (pensaci: è ciò che accade a chi si iscrive in palestra perché si vede fuori forma – leva sul dolore – e dopo un mese smette di andarci perché non percepisce il piacere che deriva dall’allenarsi sistematicamente su lunga scadenza – mancanza di leva sul piacere sul lungo periodo).

Quindi è importante sapere, che tu sia l’atleta o l’allenatore, quale leva usare per motivare in funzione del contesto.

Concludendo

In questo articolo dedicato a un ambito così importante del coaching sportivo ho voluto approfondire alcune tematiche sul concetto di motivazione e sul come creare e mantenere in te la voglia di agire per migliorarti.

Se hai domande o vuoi approfondire puoi lasciare in commento o contattarmi e con piacere ti risponderò il prima possibile.

Nel prossimo articolo parleremo di crescita personale e di come puoi accendere la luce nella tua mente per diventare ogni giorno migliore del giorno prima.

IL CERVELLO, IL TUO "MUSCOLO" MIGLIORE

Rugby BrainIn quasi 15 anni di attività non ho notato grandi progressi, nel rugby come in altri sport, sullo studio relativo al miglioramento delle capacità mentali nelle prestazioni sportive.
Anzi quel che spesso noto, ancora adesso, nell’ambiente, tra i giocatori, è ancora un atteggiamento di prevenzione, con quasi il timore di essere giudicati dei deboli o peggio dei malati nel caso in cui si iniziasse un percorso di allenamento mentale.

Non so da dove derivi un tale atteggiamento di rifiuto. Retaggi culturali, paura di essere derisi o peggio compatiti non so. Anche i club non sono da meno nel non affrontare o nell’affrontare empiricamente questa materia.. I motivi di rifiuto possono essere gli stessi dei giocatori, od anche motivazioni di risparmio economico.
Eppure io credo fortemente, ma ritengo sia un dato oggettivo, che a parità di atleta, una decisa consapevolezza mentale e la giusta concentrazione e focalizzazione sulle cose può far fare più di uno step nella prestazione di un giocatore.

Noi agenti abbiamo a volte la presunzione di motivare i giocatori con citazioni, frasi a effetto, incoraggiamenti, sperando di tirare fuori dai ragazzi una determinazione che possa portare ad una prestazione vincente. Lo faccio anch’io a volte, lo ammetto.
Sì a volte un discorsetto fatto bene può aiutare, ma razionalmente l’effetto può arrivare se il giocatore è già abbastanza motivato e convinto. Io almeno sono arrivato a questa riflessione.
Il tentativo di trasmettere forza può meglio riuscire a chi ha giocato, a chi conosce meglio le dinamiche del campo, ma a ben vedere anche questo è opinabile, altrimenti gran parte degli allenatori sarebbero anche degli ottimi motivatori, e non si può dire che sia sempre così.

Il rugby non è uno sport professionistico, perlomeno in Italia, ma deve essere praticato in modo professionale, e un atteggiamento professionale non può prescindere dall’allenare la mente al gesto atletico.

La storia è piena di esempi di persone normali, giocatori normali, che a un certo punto della loro vita hanno preso in mano le redini del proprio destino e con determinazione e volontà hanno cambiato il corso della propria carriera.

Mi raccontava una volta un noto personaggio del rugby, che, a un certo punto della sua vita da giocatore, il fatto di essere un giocatore normale, e vedere altri sopravanzarlo l’aveva portato ad una considerazione. Il suo bivio consisteva se continuare in quel modo o dare una svolta a quello che stava facendo, con evidente scarsa soddisfazione. In lui si accese la scintilla, la voglia di arrivare a giocare in Nazionale, e quella molla, insieme a tanto, tanto lavoro, lo portò a costruire la carriera che desiderava, Nazionale, Coppa del Mondo, Sei Nazioni.

C’è un interruttore dentro di noi, una molla che può cambiare il nostro destino in meglio. C’è chi lo trova da solo, c’è chi vaga per la stanza buia alla sua ricerca e c’è chi si accorge che nella stanza c’è qualcun altro che può sapere dove sta l’interruttore e a cui si può chiedere di accendere la luce.

Ma prima di tutto occorre la volontà di accendere la luce. Stare al buio, dicendo che è colpa degli altri se le cose non vanno non aiuta a cambiare, a migliorare.

Il cambiamento è alla portata di tutti, basta volerlo. Volere è potere è un detto che non passa mai di moda.

Marco Martello

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi