Rugby Civitavecchia: ecco Facundo Forquera Yunes

Uno degli obiettivi del Rugby Civitavecchia è diventato realtà: ” Facundo Forquera Yunes.” è un nuovo giocatore del CRC.  Il club biancorosso ha portato a termine una trattativa che procedeva segretamente e della cui esistenza erano a conoscenza in pochi. Nonostante il colpo, sicuramente ad effetto, i responsabili del Rugby Civitavecchia non si sbilanciano: “Rimaniamo con i piedi per terra, il nostro obiettivo è fare un buon campionato con i nostri veterani , i giovani ed il rinforzo”. Com’è nato e come si è concretizzato questo accordo: ” Facundo Forquera Yunes si è dimostrato una persona umile, pronta a sposare il nostro programma societario, in base al quale, pur consci delle difficoltà, intendiamo riportare entusiasmo in una piazza che se lo merita “.

Chi Facundo Forquera Yunes…

Nato in Argentina a Febbraio del 1994 , Ruolo Flanker, Alto 1,92 , Peso 100Kg  ha giocato prima di approdare al Rugby Civitavecchia al Club Universitario de Rosario (U.R.R. Argentina)

– Membro della squadra locale (U.R.R) nel Torneo Nazionale Interprovinciale dell’Argentina dei sette della Repubblica n° 31 (Torneo Argentino).

– Campione sette Gold Beach Cup a Miramar con Heineken 7

– Capitano dei Sette Selezionati di Rosario e Club Universitario Rosario

Arrivato direttamente dall’Argentina subito in allenamento al Campo Moretti Della Marta .

I coach visionandolo hanno visto le sue ottime qualità in touche  ,placcaggio , una forte mobilità ed buona tenuta in mischia.

Dal sodalizio garantiscono che è stata una ottima scelta e questo il campo lo confermerà presto.

L’utility back argentino Roy Lura è l’ultimo acquisto del Biella

Arriva dall’Argentina anche l’ultimo acquisto gialloverde. Si chiama Roy Lura e nasce a Rosario nel 1997. 190 cm per 95 kg, posizioni naturali Ala o Estremo, si presta per la stagione 2020/2021 a ricoprire buona parte dei ruoli nel reparto dei trequarti.

Ha iniziato a giocare a rugby a 11 anni nelle giovanili di Logaritmo Rugby Club, la squadra della sua città di origine e con gli stessi colori debutta in prima squadra nel 2016. Dal 2014 è costantemente selezionato come giocatore dell’URR (Union Rugby Rosario) ed entra a far parte del progetto PLADAR, il piano di alto livello dell’Unione Rugby Argentina. Nel 2018 si allena con la Nazionale Seven del suo Paese.

Roy Lura: “Sono molto contento di far parte del Biella Rugby Club e non vedo l’ora di aggiungermi al gruppo di nuovi compagni per gli allenamenti. Mi metterò a disposizione degli allenatori e non posso far altro, per il momento, che ringraziare tutti per l’opportunità che mi è stata data. Al momento mi sento un po’ sotto pressione per la nuova avventura, ma farò tutto il possibile affinché la stagione possa continuare possa con tanti successi”.
Corrado Musso, direttore sportivo Biella Rugby Club: “Roy è arrivato a Biella proprio questa mattina e si sta sottoponendo alle visite mediche di routine. È già tesserato per il club, quindi regolarmente disponibile. Al momento apparirà in lista gara come giocatore straniero, a causa della sua presenza con la Nazionale Seven Argentina ad un torneo minore, ma siamo in attesa di risposta da parte degli enti preposti per capire se potrà successivamente giocare come italiano in virtù del recente cambio di regolamento. Roy si trova in Italia da settembre ed era venuto per regolarizzare la documentazione al fine di ottenere la cittadinanza. È un giocatore che noi avevamo già valutato quest’estate insieme a Morosini. Rientrava nei nostri interessi, ma non aveva la documentazione necessaria. Ora, anche in seguito agli infortuni di Scalerandi e Foglio Bonda, abbiamo ritenuto necessario rinforzare i trequarti. Roy ha quasi ultimato i documenti, così è stato facile trovare l’accordo. Siamo molto contenti perché si tratta di un giocatore con grandi capacità dal quale ci aspettiamo molto”.

Cercasi seconda linea, offresi un lavoro vero

Ambizioso club di Serie B del Nord Italia cerca una seconda linea per completare la propria rosa e puntare ai play-off per la promozione in Serie A.

Il club offre alloggio in appartamento, anche ad uso esclusivo, supporto logistico e un contratto di lavoro a tempo pieno presso uno degli sponsor (azienda solida e di primaria importanza): mansioni, impegno e retribuzioni commisurate al curriculum professionale, ma indicativamente a partire dai 1.200 €/mese.
Il contratto sarà inizialmente per la durata della stagione, ma c’è tutta la disponibilità a commutarlo in un contratto di assunzione a tempo indeterminato.

C’è anche la possibilità di svolgere l’attività di educatore nelle scuole e con il settore giovanile, a fronte di un ulteriore rimborso spese e con la possibilità di arricchire la propria formazione come tecnico.

Rimborso spese commisurato all’impegno e al livello del giocatore.

Per informazioni scrivete a emanuele@digidust.com possibilmente allegando già un curriculum e dei link video

 

E’ l’argentino Fausto Fortunato il nuovo n.8 del Perugia

Un n.8 argentino per la Barton CUS Perugia: Fausto Fortunato in arrivo dal Belgrano Rugby Club de Mendoza.

Iniziata da poco più di una settimana la preparazione atletica in vista dell’inizio del campionato di serie A, previsto il 14 ottobre in casa contro Alghero, la Barton Cus Perugia rinforza il suo organico con l’acquisto del nazionale argentino Fausto Fortunato. Fortunato, classe 1991, 194 centimetri di altezza e 106 chilogrammi di peso, proviene dal Mendoza rugby club e vanta convocazioni in Nazionale A e nella Nazionale argentina olimpica Seven. Il numero 8 terza linea centro arriverà quindi a Perugia nei prossimi giorni e, dopo essersi sottoposto alle consuete visite mediche, si unirà alla squadra e ai suoi nuovi compagni impegnati nelle prossime settimane in alcuni test match.

Colpo sudamericano per la Barton un terza linea da 194 centimetri di altezza e 106 chilogrammi di peso; alle spalle convocazioni con le nazionali A e olimpica Seven dell’Argentina. Si sottoporrà a visite mediche nei prossimi giorni: «Un giocatore di eccellente caratura – le parole del vicepresidente della Barton Cus Perugia Federico Bevilacquaalla sua prima esperienza europea. Sono convinto, che l’Italia gli sarà utile e che diventerà presto oggetto di desiderio di tanti». Alessio Fioroni, presidente della Barton, sottolinea che «quello portato a termine dal vicepresidente Bevilacqua è stato un ottimo colpo di mercato. Fortunato è il giocatore che cercavamo, specialista nel ruolo di terza centro, con adattabilità a seconda linea. Un rinforzo veramente utile. Benvenuto»

Draft, barrages e la difesa di una Lega

Il campionato di Top 12 è alle porte, con un cambio di nome, un allargamento a dodici squadre, ma senza altre modifiche sostanziali.
La federazione, che gestisce il campionato da dieci anni, dopo l’harakiri della LIRE, sembra ancora ferma al bivio della decisione su cosa deve essere il campionato italiano; campionato di servizio per le franchigie o campionato da valorizzare e promuovere?
Non lo ha capito la federazione e nemmeno i club, che hanno evidenti visioni diverse, opinioni contrastanti che fanno da zavorra alla ricostituzione della nuova lega, ora ferma a livello di coordinamento tra clubs.
Credo che questo sia uno dei punti principali del perchè l’evoluzione del movimento vada a sprazzi e non in modo lineare, la mancanza di una direzione, di uno scopo comune.
Ai club di Top12 si chiede, di fatto, di completare la formazione post accademia dei giocatori, ma la distribuzione degli stessi non è regolamentata, tranne che per il regime FIR per i giocatori di interesse nazionale.
Allo stesso modo, da anni si parla di impiego e redistribuzione dei giocatori di Pro14, non utilizzati da Zebre e Treviso, nel massimo campionato italiano, come succede in Irlanda  e Galles regolarmente, ma l’incertezza federale e le questioni di campanile non hanno prodotto nessun tipo di risultato nemmeno per questa stagione (due per club, uno? zero).
Forse una cosa potrebbe non escludere l’altra, e cioè si potrebbero trovare misure che seguano la filiera accademia-club-franchigia, ma che allo stesso tempo valorizzino quella che una volta era semplicemente la serie A.
Aumentare il divario tra le prime e le ultime non aiuta a far crescere un campionato, e non è neanche una questione di soldi, contributi federali.
Il paradosso del draft NBA  fa sì che le squadre più deboli possano scegliere al primo giro i giocatori migliori, quindi non è il potere economico o di blasone a condizionare il mercato, ma una regola certa che consente agli attori più deboli di meglio attrezzarsi per stare sul palcoscenico più visto del paese.
A chi giova vedere differenze di 40/50 punti tra una squadra e un’altra? Non sarebbe meglio avere partite incerte, equilibrate, che portano interesse e non noia, scontatezza, soprattutto in uno sport in cui la porta è larga quanto la larghezza del campo…
L’NBA è una lega chiusa certo, il nostro campionato è aperto con 2 retrocessioni e due promozioni dalla serie A. Giuste? Troppe?
Il punto è capire quale sia il divario tra le prime due divisioni del campionato e quanti progetti concreti di investimento ci siano in giro per l’Italia.
Consci che culturalmente l’Italia è una cosa e gli USA un’altra, la classica via di mezzo avrebbe potuto essere il barrage tra penultima di Top 12 e seconda di serie A, come succede in Top14.
Una società per investire deve avere continuità e lo spettro della retrocessione spesso fa andare col freno a mano tirato.
Misurare la differenza tra i due campionati con un barrage è una forma di protezione di una lega (intesa all’americana) e, a mio parere, farebbe anche in modo di evitare promozioni casuali.

Discorsi da bar, ovvio, ma la programmazione non si fa al bancone con birra e patatine, la si fa o non la si fa.
E programmazione fa rima con organizzazione e volontà (anche se non fa rima…).

L’Aquila in campo, ma con che squadra?

Conosciamo già il volto dei primi 20 atleti in rosa, quei ragazzi che da agosto stanno lavorando con i tecnici Vincenzo Troiani e Pierpaolo Rotilio. Quei ragazzi che sabato, con questa lettera (https://www.facebook.com/mattiafonzi/posts/10214688653034152 ) hanno dimostrato di essere molto più di una squadra.

Perché il primo miracolo si compia (ne serviranno altri, poi, nel corso della stagione), però, mancano ancora due condizioni. In primis che si sblocchi la questione delle garanzie, ben spiegata dallo stesso tecnico Vincenzo Troiani, intervistato ieri da RugbyMeet: «quando è giunto il momento di formalizzare l’accordo, i rappresentanti della Polisportiva non hanno accettato assegni a vuoto in pagamento di quanto pattuito. Altrettanto semplicemente pretendendo assegni personali, non di una società con le casse drammaticamente vuote. Come dar loro torto?».

Troiani non è stato certo leggero nel giudizio sull’attuale dirigenza: «…I fatti ci stanno dicendo che gli attuali dirigenti de L’Aquila non sono in grado di far fronte all’emergenza». Ma ha confermato che la squadra è pronta ad affrontare chiunque, pur con tutti i limiti dati dall’avere solo 20 giocatori.

Questa è la squadra che ad oggi, potrebbe scendere in campo:

Piloni:
Antonio Barducci – 1996
Francesco Rossi – 1997

Tallonatore:
Nicola Rettagliata – 1994
Flavio Fusco – 1998

Seconda/terza linea:
Mattia Vaschi – 1994
Dario Basha – 1996
Alessandro Troiani – 1998
Carlo Cerasoli – 1984
Nicola Tinari – 1997
Alessio Ponzi – 1996

Mediano di mischia:
Nicolò Speranza – 1994
Giancarlo Carnicelli – 1994

Mediano di apertura:
Gianmarco Cialente – 1996

Trequarti:
Marcello Angelini – 1996
Federico Pupi – 1998
Massimo Sansone – 1998
Andrea Ciofani – 1990
Giorgio Rettagliata – 1999
Alessio Ciaglia – 1993
Francesco Palmisano – 1990

Una rosa che potrebbe essere integrata con un paio di giovani stranieri e con qualche elemento di categoria inferiore, ma d’esperienza e qualità. Questo è almeno quanto auspicava un giornalista locale sulle pagine de “Il Centro” solo pochi giorni fa. Il club sarebbe alla ricerca di qualche giovane prospetto, in cerca di visibilità e disposto ad accontentarsi dal punto di vista economico. Prima di tutto però dovrà dedicarsi alla ricerca di giocatori italiani, per completare la rosa. Giocatori possibilmente abruzzesi, per limitare al massimo i costi. Benché in questo non agevoli certo la “concorrenza” data dal Gran Sasso e da due club in Serie B, come Paganica e Avezzano.

La squadra nel frattempo sembra decisamente limitata soprattuto nei primi cinque uomini, dove in estate si è registrata la partenza dell’argentino Luciano Montivero (1993) e del piloncini di Pordenone Jacopo Schiavon (1996), direzione Firenze. Della rosa dell’anno scorso resterebbe il pilone marsicano Alessandro Cacchione, 36 primavere, di cui al momento non ho notizia.

In seconda linea è partito il laziale Alberto Grassi (1996) e la coperta è ancor più corta, tanto più che a febbraio aveva già lascito la squadra Fabio Flammini, per motivi personali e di lavoro. L’ex Fiamme Oro dovrebbe essere al momento ancora senza squadra. In rosa non figura più nemmeno il nome dell’ex vice-capitano Alessandro Cialone, 30 anni e un contributo sempre importante il suo, tanto che in seconda linea alla finale c’era lui, affiancato da Carlo Cerasoli. Cialone è certamente un elemento che potrebbe essere recuperato, mentre in terza linea mancherebbero poi il calabrese Daniel Gentile, tuttora in cerca di sistemazione, e Michele Canulli (1992), che è tornato a vestire la maglia del Terni in C2.

Meno problematica la situazione dietro, benché all’appello manchino i talentuosi Filippo Di Marco (1998), mediano d’apertura dell’Accademia Nazionale, e Francesco Cozzi (1997), passato al Colorno; il mantovano Giorgio Erbolini (1996), trasferitosi a Pesaro; Francesco Giorgini (1994), rientrato anche lui a Terni, e l’esperto Pietro Antonelli (1991), trasferitosi a Roma per lavoro.  Hanno invece firmato per il Biella in Serie B il trequarti ala Luca Caiazzo (1996), autore di due mete domenica contro Lumezzane, e il centro Antonio Laperuta (1996).

L’altro impegno preso da Fabiani, è poi quello di portare la rosa a 28 giocatori, il tutto già questa settimana. Missione possibile? Probabilmente si, benché ad inizio ottobre i giocatori senza squadra siano davvero in pochi e non tutti disposti al trasferimento a L’Aquila, senza garanzie economiche almeno. In questo però la mancata retrocessione però è un’opportunità da non sottovalutare, la rosa va integrata assolutamente, ma è il come a poter fare la differenza.

E’proprio da questi ragazzi che L’Aquila deve ritrovare la propria dimensione, trovando un’identità con i ragazzi di casa. Basta analizzare la rosa che ha giocato due anni fa l’Eccellenza e confrontarla con quella che ha, pochi mesi fa, lottato fino all’ultimo per riconquistarla. Tra le due rose, non vi sono più di 10/12 atleti confermati. E nemmeno tutti aquilani.

Costruire sempre una squadra nuova, su atleti che vengono da fuori, stranieri o italiani che siano, produce costi. Impegni a cui un club che punta all’alto livello deve far fronte, ma non c’è nulla di disonorevole e fare un passo indietro. Trovare una propria dimensione con un gruppo di ragazzi di casa, di eroi come quelli che scenderanno in campo (spero) domenica e per cui non potrò che fare il tifo. Il fatto è che dover ricostruire una squadra ogni anno, dovendo acquistare i giocatori formati da un’altra società per quanto riguarda le giovanili, e dovendo prenderne da fuori altri, con tutti i problemi del caso, che tutti ben conosciamo, già dimostra che è un sistema destinato ad essere sempre in difficoltà.

Dopo numerosi appelli, a quanto sembra, le istituzioni si sono mosse. Se effettivamente ci saranno le risorse per disputare il campionato e per il parziale abbattimento dei debiti pregressi – e tra questi vi sarebbero anche crediti nei confronti di alcuni atleti – la vera sfida è quella di riuscire a costruire “eventuali sinergie e collaborazioni tra i sodalizi”, come auspicato dal primo cittadino. Ma, si sa, mettere d’accordo delle persone della stessa città, ma di differenti vedute, nel rugby italiano è la cosa più difficile del mondo…

Nel frattempo  tra pochi minuti è l’appuntamento tra la squadra, i tifosi, le autorità e tutti i cittadini di buona volontà interessati all’iniziativa “Save L’Aquila Rugby” per raccogliere in pochi giorni i 30.000 € per i cartellini, 250 nuovi soci e 1.000 tifosi che domenica seguano la squadra. L’augurio è che l’iniziativa raccolga veramente il seguito che questi ragazzi meritano e sia veramente l’inizio di una rinascita.

Eccellenza, Serie A, Serie B… questione di nomi e non solo

Prendo spunto da un articolo pubblicato da Il Messaggero a firma Paolo Ricci Bitti, uno che il rugby italiano lo conosce bene e le segue da tempo, per toccare un tema a noi particolarmente caro. Un tema che ho avuto modo di affrontare in primavera, confrontandomi con altri professionisti del mondo dello sport management, in occasione di un master sul management dell’atleta presso Il Sole 24 Ore. Il tema è quello dell’appeal del massimo campionato italiano, debole a partire già dal nome, benché la visibilità possa aumentare grazie alle dirette streaming.

Paolo Ricci Bitti tratta il tema con cui mi trova completamente d’accordo, in occasione delle parole spese per raccontare la difficile situazione che sta affrontando il rugby aquilano: http://sport.ilmessaggero.it/rugby/il_triste_destino_dell_aquila_rugby_vittima_di_liti_da_pollaio_il_glorioso_club_vicino_alla_scomparsa_la_lettera_commovente_dei_giocatori-3274317.html

Anno dopo anno si rimanda il problema, ma prima o poi arriverà qualcuno che seppellisce l’infausta, equivoca, inutile e insopportabile definizione di Eccellenza per la massima serie? Ogni volta che si esce dall’angusta riserva ovale iniziano i fraintendimenti e le necessità di chiarire. Già non è facile spiegare perché i migliori giocatori italiani, quelli che negli altri sport sarebbero da serie A e nel giro della nazionale, siano in realtà ristretti in due franchigie (altra singolarità) destinate solo alle coppe europe. Ecco allora la prima serie, quella che assegna lo scudetto, ma non si chiama serie A, si chiama Eccellenza. Termine che in paese calciofilo come il nostro riporta alla ben poco lusinghiera quinta serie (sarebbe la serie E, insomma) del pallone tondo.
E solo dopo nel rugby viene la serie A, ovvero, in realtà, la B. E poi la C1 Elite (eh già, chissà che elite) e infine la C senza aggettivi, C plebea, il fondo del barile, perché più di cinque categorie il movimento non le sostiene. Ah, di professionismo si può parlare davvero, e non senza difficoltà, solo per le due franchigie.
Proposta: non ci vergogniamo di quello che siamo e chiamiamo le cose con il loro nome. Dopo le franchigie dovrebbe venire la Serie A, poi la B, poi la C e la D. Oppure, se i sapientoni del marketing storcono il naso, facciamo in alto il Top 10 e poi però ripartiamo da B e C. Perché continuare a confondere e a bluffare?

Queste parole hanno sempre più senso, anche alla luce della prossima “Serie A”, a 30 squadre!!!

Ben vengano Zebre e Benetton Treviso in Pro14, un settembre così piacevole non ce lo ricordiamo da tempo. Ma concordo con il giornalista de Il Messaggero, non p momento di far si che il Top 12 si chiami Serie A, così da poterlo meglio comunicare al mondo esterno. Possibilmente distribuendo meglio la piramide del rugby italiano, perché vi sia una vera e propria differenziazione e selezione all’interno dello stesso. Un tema che abbiamo intenzione di approfondire…

Parabiago si rafforza in terza linea con Federico Manuini

Federico Manuini
Federico Manuini

Federico Manuini lascia Colorno per far ritorno in Lombardia. Terza linea classe 1994, 187 cm per 102 kg, Manuini vestirà la maglia del Rugby Parabiago, ancora in Serie A, dopo una stagione vissuta da protagonista con i biancorossi, tra le cui fila è stato uno dei giocatori più impegnati nel corso della stagione.

Originario di Brescia, Federico Manuini muove i primi passi con la Bassa Bresciana prima di essere convocato tra le fila dell’Accademia Zonale di Parma. A 18 anni passa alle giovanili del Viadana, società con la quale si laurea Campione d’Italia Under 20 sotto la guida di Greg James Sinclair. Coi gialloneri gioca in prima squadra per tre stagioni collezionando 22 presenze in Eccellenza, 10 nel Trofeo Eccellenza, 2 in Amlin Cup. La scorsa stagione ha alzato al cielo la Coppa Italia, che dalla stagione 2010/2011 ha preso il nome di Trofeo Eccellenza. Ha vestito l’Azzurro nelle selezioni Under 17 e 18.

«Ho molti amici che giocano qui – svela Federico, laureando in Scienze Motorie all’Università di Pavia – raggiungerli è un vero piacere». Il flanker bresciano, che allena da tempo nella categoria minirugby, si metterà a disposizione del club anche come educatore, nonché come membro dello staff dei preparatori atletici per il settore giovanile. Unendo dunque le competenze acquisite sul campo con gli studi. Una scelta volta ad arricchire anche il suo curriculum professionale per il futuro.

Il DS del Rugby Parabiago Cristiano Bienati: «Staff tecnico e giocatori si sono ben comportati durate la passata stagione e sono tutti confermati. Nel prossimo campionato non sono previste retrocessioni ma bisogna lavorare per migliorarsi, non ha senso affrontare un nuovo campionato senza obbiettivi. Quello che vogliamo è fare un gradino in più ogni anno, la scorsa stagione ci siamo salvati posizionandoci al primo posto del girone salvezza. Per quanto riguarda la prossima stagione siamo consapevoli di avere un girone duro: Colorno e Verona sono due buone squadre che puntano in alto, Noceto si è molto rinforzato. Noi vogliamo ambire a un posto nelle prime tre. Partiamo da “Under Dog”. Il campionato che verrà sarà una ottima occasione per lavorare con i giovani del vivaio e capire se tra due anni potranno fare il salto in Serie A. Abbiamo un occhio di riguardo per la nostra Serie C1, la salvezza sarà fondamentale per sviluppo del club».

L'azzurrino Barbuscia ha scelto Torino

Vincenzo Barbuscia
Vincenzo Barbuscia

Il VII Rugby Torino si presenta in Serie A con una serie di grandi rinforzi nella propria linea arretrata, ma non tradisce quella vocazione ad essere squadra solida e forte in mischia che l’ha fin qui contraddistinta. Il nuovo tecnico Roberto Marchiori potrà così contare su di un rinforzo di grande qualità: il tallonatore dell’Italia Under 20 Vincenzo Barbuscia! Classe 1996, 21 anni appena compiuti, Barbuscia si è messo in luce fin da giovanissimo per le sue qualità in mischia. Passato attraverso le Accademie FIR Under 18 di Roma e di Catania, è stato quindi selezionato per l’Accademia Nazionale Under 20 di Parma, collezionando numerose presenze in Serie A e venendo chiamato nell’Italia Under 20 per il Sei Nazioni di categoria.

Nelle ultime due stagioni Barbuscia ha avuto modo di continuare la sua formazione a Piacenza, giocando con i Lyons nel campionato italiano d’Eccellenza. Tallonatore solido in mischia chiusa e molto presente nel gioco aperto, Barbuscia ha mostrato presto le proprie qualità, venendo spesso selezionato nei ventitré ed alternandosi nel ruolo con giocatori di qualità, da cui ha potuto apprendere molto. La voglia di cercare nuovi stimoli in un club forte di un progetto a lungo termine, in cui cercare continuità di impiego e la responsabilità di dimostrare di poter essere considerato un giocatore di primo piano, hanno spinto Vincenzo ad accettare la proposta gialloblu. Il VII Rugby Torino si assicura così uno dei giovani tallonatori più promettenti del rugby italiano.

Maglie da Serie A. L’Aquila, nero diffuso e Ciccio nel cuore. E i calzettoni…

Petto verde, corpo nero, come i pantaloncini; calzettoni a righe orizzontali verdi e verde fosforescente. L’Aquila si è presentata al via del campionato di Serie A con una divisa nuova e al tempo stesso suggestiva.

Il verde, oltre ad apparire nella parte anteriore della divisa – dove campeggia sempre la scritta 1 CICCIO – è ben presente anche nella parte posteriore (in entrambi i casi, il confine dal colore nero è tracciato con una forma a ‘v’), così come nelle maniche e nelle parti laterali della maglietta (graffiata comunque da accenni di nero).

Numeri bianchi e colletto contornato di nero completano la divisa degli abruzzesi, dove a risaltare è l’insolito binomio cromatico dei calzettoni.

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