Guinness Pro14 al via su DAZN, che sia la volta buona?

DAZN è  entrata nel mondo dello sport italiano dalla porta principale, pronta a mutare il modo di fruire lo sport del grande pubblico italiano, ma non sono mancati i disservizi e le polemiche in occasione delle prime trasmissioni in streaming della Seria A TIM di calcio. La piattaforma di streaming trasmette infatti in esclusiva 114 partite della Serie A TIM (3 per giornata), tutte le partite di Serie B, La Liga e Ligue 1, il meglio di Copa Libertadores, Copa Sudamericana, FA Cup e EFL Cup, oltre a un’ampia offerta multi-sport composta da sport americani, il nostro amato rugby, ma anche sport da combattimento e molto altro.

Tutto questo con un’unica tariffa di €9,99 al mese, con il primo mese di prova gratuita e la possibilità di disdire l’abbonamento in ogni momento.  Disponibile su una vasta gamma di device connessi a Internet, tra cui Smart TV, PC, smartphone, tablet e console di gioco. Per ogni account DAZN è possibile associare fino a 6 dispositivi, di cui 2 utilizzabili contemporaneamente. Tariffa che risulta poi agevolata per quanti hanno già un abbonamento Skyhttp://www.sky.it/pacchetti-offerte/sky-calcio/dazn.html

L’impatto con gli utenti italiani però non è certo stato dei più incoraggianti, il pubblico ha infatti subito lamentato importanti problemi di rallentamento, fino ad arrivare al blocco delle immagini, con lo streaming di Lazio-Napoli, in particolare nel secondo tempo. Tant’è che il ceo di DAZN James Rushton ha pubblicamente dovuto chiedere scusa ai telespettatori italiani, in un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport.

«Per prima cosa – ha spiegato James Rushton–  diciamolo chiaramente: avendo i tifosi al centro del nostro business qualsiasi problema che impatta sull’esperienza di Dazn da parte dei fan è un problema serio e, ovviamente, ci rammarichiamo per i disagi che i tifosi hanno potuto avere. Dazn monitora la sua pila tecnologica e le relative prestazioni per il consumatore finale in tempo reale utilizzando oltre 250 punti dati individuali. Ciò significa che abbiamo avuto assoluta chiarezza delle prestazioni della piattaforma, incluso il peggioramento del servizio nei primi 20 minuti del secondo tempo di Lazio-Napoli. Considerate che le partite Dazn di Serie A di sabato e domenica sono state il più grande e il secondo più grande evento in streaming mai trasmesso in Italia. Abbiamo avuto enormi numeri di registrazioni e la nostra audience ha raggiunto il picco con 440mila dispositivi simultanei all’84’ di Sassuolo-Inter. All’inizio della ripresa di Lazio-Napoli abbiamo avuto un peggioramento della performance, relativo a un singolo Cdn (i Cdn sono reti di server per la distribuzione dei contenuti audiovisivi che gli operatori acquistano per avere una capacità aggiuntiva, ndr). Ciò ha generato il re-buffering (quando l’immagine si impalla, ndr) su tutti i tipi di dispositivi che ha impattato sul 10% di tutti gli utenti per un periodo di 20 minuti, per un totale di 52 secondi di media a utente».

Il problema secondo Rushton era però stato prontamente risolto, tant’è che il manager aveva sottolineato come il sistema DAZN sia pronto a supportare un mercato in forte crescita: se già in occasione del debutto i tre principali dispositivi da salotto hanno fatto registrare una velocità media di oltre 5 MBps, sufficienti per garantire un’immagine HD di alta qualità per l’utente, ancor meglio avrebbero fatto registrare le applicazioni mobile, mentre il futuro sarebbe rappresentato da una crescita per varietà e numero degli accesso da dispositivi da salotto quali PS4, Xbox One, tutte le principali smart TV, Chromecast, Apple TV, Firestick, TIM Vision e il nuovo decoder Sky Q.

Non vi sarebbe così nulla da imputare alla debole infrastruttura informatica del Paese, l’Italia ha infatti è al secondo posto in Europa nella non certo gloriosa classifica della peggio velocità media di connessione, con solo 8,73 MB al secondo (fonte Net Index Data): «L’attuale infrastruttura italiana non è un problema per noi. In occasione del nostro picco di audience domenica sera, Dazn stava utilizzando circa il 30% della capacità che avevamo a disposizione attraverso i nostri partner Cdn e continueremo a lavorare duramente con loro per migliorare costantemente il servizio».

Peccato però che la verifica “sul campo” di tutto questo non sia andata propriamente nel migliore dei modi: centinaia di utenti avrebbero infatti segnalato una “pessima la qualità nella trasmissione delle partite di serie A Lazio-Napoli, Sassuolo-Inter, Napoli-Milan, SPAL-Parma fruite su DAZN” dove si sono avuti “pixel al posto dei giocatori, blocco del segnale, difficoltà ad avviare l’applicazione, buio nei primi 20 minuti”. Segnalazioni raccolte da Altroconsumohttps://www.altroconsumo.it/azioni-collettive/disservizi-dazn

Altroconsumo che sta conducendo da tempo una battaglia contro il doppio abbonamento, presentando reclami alle società coinvolte (Perform Group/DAZN e Sky) e segnalando il tutto ad Antistrust e AGCOM, sostenendo che sia inaccettabile che il consumatore sia costretto a pagare di più senza avere in cambio un adeguato servizio.
Da due mesi, precisa l’organizzazione, sta seguendo da vicino la vicenda del doppio abbonamento che i consumatori hanno dovuto sottoscrivere per accedere all’intera offerta televisiva del campionato di calcio in Tv. Altroconsumo ha chiesto alla Lega Calcio di evitare lo spacchettamento e alle società di scongiurare il doppio abbonamento che ha comportato un esborso economico per i tifosi, adesso anche beffati dai disservizi.
«Nelle settimane scorse abbiamo assistito al rimpallo da parte degli operatori per giustificare i disservizi –  il commento di Ivo Tarantino, Responsabile relazioni esterne di Altroconsumo – Noi non ci stiamo: i consumatori stanno pagando e non devono fare da tester per le nuove piattaforme. Diciamo no allo spacchettamento e al doppio abbonamento, e non è ammissibile che nonostante tutto i tifosi debbano subire anche disservizi nella fruizione delle partite».
Proprio sulla base di quest’iniziativa e di altre segnalazioni, sia di privati cittadini che di altre associazioni di consumatori, l‘Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato così due procedimenti istruttori per presunte pratiche commerciali scorrette e possibili violazioni dei diritti dei consumatori nei confronti di SKY Italia S.r.l. e anche di Perform, società inglese proprietaria di Dazn, “con riferimento alla commercializzazione dei pacchetti delle partite di calcio per la stagione 2018-2019”.
Nel frattempo, se l’impatto sugli utenti del calcio non è stato dei migliori, oggi scopriremo come sarà il servizio per quanti seguono la palla ovale: la piattaforma di streaming trasmetterà infatti, in diretta e on-demandtutte le partite di regular season di Zebre Rugby e Benetton Rugby, oltre ai playoff, alle semifiinalie alla finale per il titolo.

Il primo appuntamento per gli appassionati di rugby su DAZN è previsto per le 20.35 di oggi venerdì 31 agosto, quando allo Stadio “Sergio Lanfranchi” di Parma i padroni di casa delle Zebre affronteranno i sudafricani dei Southern Kings, con il commento di Gianluca Barca e dell’ex mediano di mischia azzurro Paul Griffen.

Domani, sabato 1 settembre, prende invece il via da Newport, contro i gallesi dei Dragons, l’avventura del Benetton Rugby. Il match su DAZN verrà commentato, a partire dalle 20.35, da Federico Meda e dall’ex stella della Nazionale Italiana Rugby Mauro Bergamasco.

Che dire, non resta che augurarci che sia la volta buona e che il servizio sia realmente al di sopra delle aspettative, per il bene stesso del nostro Rugby, che necessita di una cassa di risonanza importante e fruibile dal più alto numero di utenti possibile.

SECONDA MORAL SUASION PER INFLUENCER: PUBBLICITA’ OCCULTA VIETATA SEMPRE, ANCHE SUI SOCIAL NETWORK

A distanza di un anno dalla prima azione, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è intervenuta nuovamente sul fenomeno dell’influencer marketing nei social media.

Tale fenomeno è, infatti, sempre più diffuso e rappresenta una modalità consolidata di comunicazione, consistente nella diffusione su blog, vlog e social network (come Facebook, Instagram, Twitter, Youtube, Snapchat, Myspace) di foto, video e commenti da parte di blogger e influencer che mostrano sostegno o approvazione (endorsement) per determinati brand, generando un effetto pubblicitario. Tale forma di comunicazione, inizialmente utilizzata da personaggi di una certa notorietà, si sta diffondendo presso un numero considerevole di utenti dei social network anche con un numero di follower non particolarmente elevato.

Poiché l’influencer marketing può dar luogo a forme di pubblicità occulta, nel proprio intervento del 2017, l’Autorità aveva sollecitato tutti gli operatori coinvolti a vario titolo nel fenomeno a conformarsi alle prescrizioni del Codice del Consumo, fornendo adeguate indicazioni atte a rivelare la reale natura del messaggio, laddove esso derivi da un rapporto di committenza e abbia una finalità commerciale, ancorché basato sulla fornitura gratuita di prodotti.
La risposta al primo intervento dell’Autorità del 2017 è stata positiva. Gli influencer e le imprese coinvolte hanno modificato le proprie condotte in senso più trasparente per i consumatori: si è osservato un maggior utilizzo di hashtag e riferimenti idonei a rivelare la natura pubblicitaria delle comunicazioni. Inoltre, l’Autorità ha rilevato un’evoluzione degli strumenti disponibili sui social network e delle modalità con le quali imprese e influencer possono raggiungere i consumatori. In particolare, le piattaforme di social network mettono a disposizione degli influencer specifici strumenti per rendere manifesto agli utenti il rapporto di sponsorizzazione. I titolari dei brand, a loro volta, possono utilizzare strumenti di notifica e controllo dei richiami ai propri marchi.

In questo secondo intervento, rivolto principalmente a influencer con un numero di follower non elevatissimo, ma pur sempre di rilievo, l’Autorità dopo aver ricordato che la pubblicità deve essere chiaramente riconoscibile come tale, affinché l’intento commerciale di una comunicazione sia percepibile dal consumatore, ha evidenziato come il divieto di pubblicità occulta abbia portata generale e debba, dunque, essere applicato anche con riferimento alle comunicazioni diffuse tramite i social network, non potendo gli influencer lasciar credere di agire in modo spontaneo e disinteressato se, in realtà, stanno promuovendo un brand.
Sotto tale profilo, se da un lato la visualizzazione di prodotti unitamente al posizionamento sull’immagine di un tag o un’etichetta che rinviano al profilo Instagram o al sito del brand sono idonei ad esprimere un effetto pubblicitario; dall’altro, la mancanza di ulteriori elementi può non rendere evidente per tutti i consumatori l’eventuale natura promozionale delle comunicazioni.
L’Autorità ha pertanto ricordato i criteri generali di comportamento e ha chiesto che sia sempre chiaramente riconoscibile la finalità promozionale, ove sussistente, in relazione a tutti i contenuti diffusi mediante social media, attraverso l’inserimento di avvertenze, quali, a titolo esemplificativo e alternativo, #pubblicità, #sponsorizzato, #advertising, #inserzioneapagamento, o, nel caso di fornitura del bene ancorché a titolo gratuito, #prodottofornitoda; diciture alle quali far sempre seguire il nome del marchio.

In ragione dell’ampiezza e del proliferare dei contenuti sui social network, l’Autorità continuerà a monitorare il fenomeno adottando le misure valutate di volta in volta più opportune per contrastarlo.

http://www.agcm.it/stampa/comunicati/9449-seconda-moral-suasion-per-influencer-pubblicità-occulta-vietata-sempre,-anche-sui-social-network.html

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