È accaduto tutto per caso. “Erano i primi anni novanta. Per visionare i giocatori stranieri c’erano solo alcuni filmati in videocassetta e poco altro”. Così Franco Tonni, storico direttore sportivo del Viadana, ricorda quel periodo. Era un Viadana diverso da quello abituato alle luci del palcoscenico. Un Viadana all’inizio del suo percorso, ma già deciso a crescere. “Tra i tanti giocatori ce ne fu uno, in particolare, che attirò le nostre attenzioni”, ricorda Tonni. Era un ragazzo di Lower Hutt. Di nome faceva Mike, di cognome Umaga. “Lo aspettavamo per l’inizio del campionato – continua Tonni -, ma pochi giorni prima chiamò dicendo che sua moglie era stata assunta dalla polizia di Wellington e non poteva più partire. Ancora oggi non so se fu una scusa o meno…”. Ma il destino aveva già deciso che a Viadana un Umaga sarebbe dovuto arrivare. “Nel frattempo, Mike ci parlò del fratello. Un ragazzo che giocava a rugby a 13. Lo visionammo e decidemmo di ingaggiarlo”. Così, ecco arrivare ai piedi del Po un Tana Umaga neanche ventenne. Lo sguardo serio, l’atteggiamento timido. In testa, ancora nessuna treccina. “Arrivò in una stagione particolarmente difficile per noi”, il racconto di Franco Tonni, al quale Umaga si legò particolarmente. “Un giorno Tana mi disse: ‘Ci sarebbe un mio amico che vorrebbe venire a giocare qui. È una seconda linea e gioca anche numero otto…’”. Quel ragazzo si chiamava Inoke Afeaki, che pochi anni dopo sarebbe diventato capitano della nazionale tongana. Nonostante il campionato difficile per i gialloneri, in campo i talenti di Umaga e Afeaki non tardarono a sbocciare. Tanto da attirare anche i selezionatori delle rispettive nazionali. Ma se per Afeaki Tonga era l’unica opzione, Umaga invece si trovò dinanzi a un bivio. “Un giorno mi disse – ripercorre Tonni -: ‘Mi ha chiamato la federazione samonana’. Si avvicinavano i Mondiali ed era una grande occasione, così gli risposi: ‘Pensaci è una bella opportunità’”. Ma Tana cullava un desiderio ancor più grande. Sognava la maglia degli All Blacks. Voleva giocare per la più forte Nazionale al Mondo. “Alla fine decise di non partire per Samoa, voleva convincere i selezionatori neozelandesi. Inizialmente, non pensavo che ce l’avrebbe fatta, il percorso era molto lungo”. Nel frattempo, il Viadana di Umaga e Akeaki si salvò. Tana tornò in Nuova Zelanda a inseguire il suo sogno. Dopo più di 20 anni, 122 presenze con gli Hurricanes, 4 anni a Tolone e soprattutto 74 caps con la Nuova Zelanda impreziositi da due Mondiali, Tonni oggi sorride al ricordo del timido ragazzo conosciuto in provincia che, un pomeriggio come tanti, gli raccontò il suo grande desiderio. “Mentre era a Tolone, l’ho voluto sentire. Mi ha risposto subito, come se non fosse cambiato niente”. Doveva essere il Viadana di Mike Umaga. È diventato il Viadana di Tana Umaga. Grazie a una videocassetta e, forse, anche per merito della polizia di Wellington.
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