Tributime: la bombarda di Troy Nathan e il Mogliano tricolore. Storia di come tutto è iniziato…

Una sfida al suo – dolce – passato. Una partita contro una squadra, Mogliano, con la quale ha vissuto un’emozione unica urlando al cielo la gioia di uno storico tricolore.

Lyons-Mogliano avrà un significato particolare per Troy Nathan, centro neozelandese dei piacentini che, in Italia, ha iniziato il suo percorso proprio con la compagine biancoblu.

Oggi, per la rubrica Tributime, riviviamo un suo eccezionale gesto tecnico offerto durante la semifinale d’andata contro il Viadana, nel 2013.

E la sua personale Haka. Ballata di notte. Tra l’entusiasmo dei tifosi. Da campione d’Italia.

La sua storia, in Italia, è iniziata così…

‘Sabato 11 maggio 2013. Il cronometro segna il minuto 35 del secondo tempo. Il Marchiol Mogliano, che si sta giocando in casa contro il Viadana la semifinale d’andata del campionato d’Eccellenza, conduce l’incontro 15 a 8. Ha un calcio di punizione a favore, che il piede di Fadalti è intenzionato a scagliare in touche. Dopo un semplice gesto d’intesa tra compagni, però, il capitano Edoardo Candiago indica all’arbitro la via dei pali, consegnando l’ovale nella mani di Troy Nathan. Il pubblico mormora, tra incredulità, stupore ed elettrica speranza. ‘Ma quello è matto!’, ‘Cosa fa, piazza?’, ‘Ma è oltre la metà campo!’, le battute più frequenti che sibilano sulle tribune dello stadio. La distanza è siderale, 60 metri. Ma Troy, espressione imperscrutabile e tatuaggi che spuntano sotto la divisa da gioco, sistema il pallone con apparente calma. Tre passi, o poco più di rincorsa e poi via, ad esplodere quella che, da quel giorno, sarà ricordata come la ‘bombarda di Troy Nathan’. Mentre la parabola del pallone si avvicina al bersaglio dei pali, il religioso silenzio del Quaggia è rotto dal boato di un pubblico in festa, mentre sul terreno di gioco i compagni corrono ad abbracciare il fuciliere maori.

Mogliano 18 Viadana 8, Umberto Casellato, seduto nella torretta al lato del campo, si lascia andare a un urlo di liberazione, il pugno rivolto ai suoi ragazzi in campo. Nasce così, da un magnifico gesto tecnico, la leggenda di Troy Nathan, centro neozelandese dal passaporto irlandese – grazie ai suoi trascorsi con il Connacth – ora in forza ai Lyons.

‘Dopo le prime cravatte – ricorda il presidente Facchini, alludendo al premio offerto al migliore in campo che Nathan vinceva al tempo a ripetizione -, lo abbiamo preso in giro, dicendogli che avremmo chiamato in Federazione per cambiare il premio in camicie’. E pensare che, le sue qualità balistiche, sono state scoperte quasi per caso, pochi giorni prima della semifinale d’andata contro i gialloneri.

Al suo arrivo in Italia, avvenuto al termine del mercato di gennaio, ad attenderlo all’aeroporto c’era Umberto Casellato. Due battute scambiate nel tragitto verso Mogliano, sua nuova casa. ‘Sa coach, in Nuova Zelanda giocavo anche mediano di apertura, e piazzavo’. ‘Purtroppo con le regole italiane – ribatte Casellato -, non potrai essere schierato dieci. Giocherai ai centri’ (al tempo, nel 2013, all’apertura non poteva essere schierato un giocatore straniero). Da quel pomeriggio, il calendario segnava il 31 gennaio 2013, sarebbero trascorsi diversi mesi prima che il talento balistico del neozelandese venisse scoperto.

Passano le settimane, il Mogliano si avvicina e conquista l’accesso ai play off. Davanti, il Viadana, dominatore della regular season e due volte vincitore sui biancoblu durante la stagione regolare. A gara 1 di semifinale mancano ormai due giorni. Era un allenamento come tanti. Avanti da una parte, a provare le touche, tre quarti dall’altra. A fine seduta, Nathan si avvicina a Nicolò Fadalti (già miglior marcatore dei biancoblu nella stagione precedente) e gli dice: ‘Facciamo una gara di calci?’. Mai, prima di allora, il giocatore di Auckland si era confrontato con la piazzola. ‘C’era già Nicolò’, spiegherà solo in seguito ai suoi allenatori. Così, pallone in mano, comincia l’inedita sfida tra i due. Venti, trenta, quaranta metri di distanza. Sequenze di tre piazzati, scagliati ad un certo punto anche dalla linea di metà campo. Una successione durante la quale il centro neozelandese non fallisce un colpo. Così, stuzzicato dalla volontà di aumentare il coefficiente di difficoltà, eccolo spostarsi sui sessanta metri, insieme al compagno estremo. Nel mentre, occhi al cielo per l’intero pacchetto di mischia, al lavoro sotto le traiettorie dei due cecchini. Qualche difficoltà per il preciso Fadalti, con Nathan di contro a centrare ripetutamente i pali. ‘Basta Nicolò, vai a casa, ora vogliamo solo Troy’, urlano sorridendo i compagni di mischia, che all’allenamento hanno ormai preferito gustarsi lo spettacolo di tiro. ‘Perché non ci hai detto che piazzi così?’, sarà poi l’espressione stupita dello staff tecnico. ‘Dalla piazzola c’è già Nicolò’, la pronta risposta di Troy. E un paio di giorni dopo, a poche ore della battaglia contro i mantovani di Viadana, sarebbe stato lo stesso Nathan a confessare Casellato: ‘Coach, se capita un calcio dai sessanta metri, ci provo’. Detto, fatto.

Troy Nathan, ingaggiato da Mogliano a stagione in corso, è diventato con il passare delle settimane il leader della linea veloce biancoblu, regalando alla squadra trevigiana quel mix di potenza e tecnica che lo staff andava cercando. Nato ad Auckland (Nuova Zelanda), l’8 ottobre 1983, e cresciuto alla Kelston Boys High School,  Troy ha vissuto una prima significativa esperienza di rugby giocando l’ITM Cup, il campionato delle provincie neozelandesi, con la maglia dei Counties Manukau Steelers, entrando poi in ottica Waikato Chiefs, franchigia di Super Rugby. Nel frattempo, anche due anni come Personal Trainer e un’esperienza al Talking Rugby Union come blogger, ‘per chiacchierare di rugby e pensieri’, le sue parole usate per descrivere l’inedito ruolo. Conosce l’Europa nel novembre del 2007, quando il Connacht lo ingaggia a stagione in corso. In Irlanda rimane tre anni (73 presenze, 25 punti), durante i quali conosce anche la gioia di una laurea conseguita in Marketing e Vendita Professionale alla Business Training Solutions Ireland. Quindi, il trasferimento a Glasgow, tra le file dei Warriors (21 presenze, 10 punti), fino al gennaio 2013.

Ed è allora, con il contratto in scadenza, che il Mogliano si inserisce nella corsa a Nathan, assicurandosi quello che, da lì poche settimane,  diventerà senza dubbio il giocatore più forte del campionato d’Eccellenza. ‘Un giorno Umberto mi dice: ‘Presidente, ci serve qualcuno ai centri’ – racconta il numero uno Facchini -. Allora, con l’appoggio del consiglio, scegliamo Nathan tra i diversi giocatori disponibili’. Ma ingaggiare un giocatore a stagione in corso, a volte, nasconde il rischio di affidarsi ad un atleta ormai sazio e solo alla ricerca di un buon contratto. Incognita che Facchini, insieme a Casellato e Properzi il giorno dell’arrivo di Nathan all’aeroporto, conosceva bene. Così, lunga la strada, il gruppo si ferma per il pranzo. ‘Era un test – sorride Facchini -, per vedere se il ragazzo teneva anche a tavola un comportamento da atleta. Alla fine, ha mangiato una portata e solo qualche assaggio. Ho guardato Umberto e gli ho detto: ‘Questo è nostro!’

Le sue gesta, diventate sempre più determinanti per la conquista dello scudetto, non verranno dimenticate facilmente nella piccola realtà trevigiana. Come neppure la sua personale Haka, la celebre danza maori eseguita sui tavoli della club house davanti ai tanti tifosi, che aspettavano il ritorno da Prato dei loro beniamini tricolori. Un video che non ha tardato a circolare su You Tube, raccogliendo centinaia di visualizzazioni e apprezzamenti.

Più intima, invece, la mail inviata al presidente Facchini il giorno della sua partenza per la Nuova Zelanda. Un pensiero di ringraziamento nei confronti di quella che, in pochi mesi, è presto diventata la sua famiglia italiana’.

 

Autore: Andrea Nalio

Polesano, giornalista dal 2008, lavora come free lance a Londra e rappresenta l'anima operativa di RugbyMercato.it. Nel recente passato ha collaborato con i quotidiani Il Resto del Carlino e La Voce di Rovigo e condotto la trasmissione "Linea di Meta" per Radio Kolbe. Ha pubblicato anche un libro: «Pepenadores. Insieme ai cacciatori di rifiuti»: Reportage sulla dignità dei riciclatori informali della discarica di Oaxaca (Messico).

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