I Personaggi del nostro rugby. Fabio ‘Hogan’, l’inarrestabile

Fabio ha due famiglie. Una, al rientro la sera, lo aspetta al termine dell’infinita giornata vissuta tra lavoro e campo. L’altra, scarpini addosso e ovale in mano, lo abbraccia in un rettangolo verde diventato negli anni accogliente come il salotto di casa. ‘Nella vita di uno sportivo la famiglia è fondamentale. Uno può impegnarsi al 110% ma se non è sereno, tutto diventa più pesante’. Fabio ‘Hogan’ Berzieri ha da tempo trovato un equilibrio tra gli affetti familiari e le gioie con i compagni di squadra. E nonostante abbia salutato la carriera agonistica – ‘Ho cominciato a giocare nel 1981, a 5 anni e smesso il 7 luglio 2018, a 42 anni’ -, il suo amore per la palla ovale lo ha spinto a iniziare un’altra carriera, quella di allenatore della mischia del Piacenza.
Fabio, il rugby, una passione che non muore mai.
‘Non ero pronto – e non lo sono ancora – ad abbandonare il campo. Così ho chiesto di poter allenare la mischia del Piacenza. Ho seguito i corsi di formazione e ho continuato il rapporto con il club dalla panchina. Una naturale evoluzione’.
Come ha vissuto questo cambio di ruolo?
‘Non pensavo fosse così impegnativo. Devi essere amico, psicologo, allenatore allo stesso tempo’.
Lavorare in un ambiente che già conosceva è stato d’aiuto?
‘Da parte dei miei ragazzi c’è molto rispetto. Rispetto che ho dovuto guadagnarmi nuovamente, nonostante fossi il capitano di questa squadra. Ho dovuto farmi trovare competente’.  
Come procede il suo percorso da allenatore?
‘Sto crescendo sotto molti aspetti, analizzando situazioni che da giocatore non vedevo. Ho cambiato terminologie di approccio e modo di allenare la prima linea. Ancora adesso sto crescendo. Se non vuoi più imparane nella vita hai finito di crescere’.
Al lavoro di campo affianca anche il lavoro quotidiano.
‘Sì, lavoro come marmista’.
Quindi come marito. E come padre.
‘Esco presto al mattino, attorno alle 6.30. Accompagno mio figlio all’asilo, quindi scappo al lavoro. Vado in palestra, preparo gli allenamenti e poi via, in campo, alle 5,30’.
Una giornata impegnativa.
‘Non sono mai a casa prima delle 10 di sera’.
Cosa la spinge a continuare a coltivare questa passione conciliando così tanti impegni di vita?
‘Da giocatore, anche l’aspetto economico. Ora, solo la passione dei miei ragazzi’.
La sua seconda famiglia.
‘Esatto. Questo è il bello del rugby. Costruisci rapporti che durano tutta una vita. Dopo 15 anni ho avuto modo di incontrare un amico neozelandese ed è stato come se il tempo non fosse mai passato’.
Cosa pensa la sua ‘prima’ famiglia?
‘A loro non pesa questa mia assenza. Mia moglie mi ha sempre seguito per i campi. Così come mio padre. Sono sempre al mio fianco. Credo che se il rugby non venisse accettato dalla famiglia di un rugbista, le cose diventerebbero difficili’.
La famiglia, carburante delle sue scelte.
‘Certo. Come ho detto, la tranquillità di casa conta in tutto ciò che facciamo. Anche nei viaggi verso il campo, in qualsiasi condizione meteo’.
Pensa mai ‘Ma chi me lo fa fare ancora’?
‘Certo, con il freddo, la nebbia. Ma quando guardo il borsone, gli scarpini, i messaggi dei ragazzi nelle chat…E’ così contagioso che passa tutto. In più, ho sempre vissuto in squadre molto calorose e unite: Noceto, Parma, Piacenza’.
Ha dei rimpianti?
‘No. Ognuno deve essere consapevole dei propri limiti. Forse è mancato il capitolo azzurro, ma non credo ci sarei potuto arrivare. Richiedeva un impegno fisico e di tempo nei confronti del quale non mi sarei riuscito a spingere’.
‘Tempo’, con cui combatte anche adesso.
‘Non ne ho proprio. Faccio piacere le macchine a mio figlio, ogni tanto facciamo due sgommate nel fango. Il rugby mi serve anche come valvola di sfogo. Poi un paio di volte l’anno mi concedo una trasferta ovale. Non sono ancora in pensione rugbistica’.
Trasmetterà la sua passione ovale anche suo figlio?
‘Sicuramente ci sarà un’influenza ovale. Ma è giusto che provi tutto, dal calcio al judo…’.
Sempre con la famiglia come alleato indispensabile.
‘Prima di qualsiasi scelta parlo sempre con mia moglie e mio padre. Per me è fondamentale’.

Autore: Andrea Nalio

Polesano, giornalista dal 2008, lavora come free lance a Londra e rappresenta l'anima operativa di RugbyMercato.it. Nel recente passato ha collaborato con i quotidiani Il Resto del Carlino e La Voce di Rovigo e condotto la trasmissione "Linea di Meta" per Radio Kolbe. Ha pubblicato anche un libro: «Pepenadores. Insieme ai cacciatori di rifiuti»: Reportage sulla dignità dei riciclatori informali della discarica di Oaxaca (Messico).

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