Il rugby sta diventando troppo pericoloso?

Il grave infortunio patito a inizio stagione da Matteo Minozzi nel match vinto dalle Zebre contro i Southern Kings – ‘lesione del legamento crociato anteriore, del legamento collaterale esterno e del tendine del muscolo popliteo’, recitava la nota ufficiale del club bianconero -, ha riportato alla ribalta un tema, da diverse stagioni ormai, già animatamente discusso.

Il rugby è diventato uno sport – troppo – pericoloso?

Alcune settimane fa Giuseppe Diana, Strength and Conditioning Coach con un passato tra Hurricanes e Rugby Rovigo (leggi qui il suo intervento a Rugbymercato) aveva sottolineato l’importanza di avere una figura specializzata nell’ambito del primo intervento in campo, spostando poi l’attenzione sul tema della concussion.

Argomento delicato tanto quanto quello del numero degli infortuni – in aumento – legati alla pratica  della palla ovale.

‘Negli anni il rugby è cambiato, diventando più fisico – l’opinione autorevole dello Strength and Conditioning Coach -. La richiesta di impegno e fisicità è aumentata, la velocità è aumentata. Oggi vediamo ali di 190 cm che sfrecciano e gli impatti sono quindi differenti rispetto a un tempo, così come le espressioni di forza’.

Diana, che ha scritto e sviluppato una tesi sulla biomeccanica del placcaggio, spiega così il suo punto di vista. ‘Le forze di contatto durante l’azione del placcaggio sono altissime. Lo studio, condotto tramite un software che avevo creato alcuni anni fa, aveva evidenziato le altissime forze d’interazione in gioco. Il rugby è cambiato, i parametri di fitness sono cambiati. Ed ecco perché ci sono anche più casi di concussion’.

Infortuni e concussion sempre al centro anche dell’universo ovale inglese. A inizio stagione infatti il board della Premiership ha ufficializzato l’introduzione del Hawk-Eye system, protocollo che prevede la registrazione della partita da diverse angolazioni e la possibilità per gli staff medici di stabilire ‘in diretta’ la gravità del colpo subito dall’atleta. L’introduzione dell’Hawk-Eye system infatti è legato al trattamento immediato della concussion e – in generale – pensato per salvaguardare la salute degli atleti.

Tale procedura si affianca alla decisione deliberata dalla RFU la scorsa primavera che ha vietato ogni forma di contatto fisico nel rugby giovanile tra maggio e settembre. Tra le motivazioni, oltre alla volontà di concentrare le sedute estive maggiormente sulle skills degli atleti, anche l’intenzione di permettere al corpo di recuperare la forma durante l’estate e ‘riassorbire’ i tanti colpi patiti in stagione.

Segnali che confermano come l’attenzione alla voce infortuni stia crescendo stagione dopo stagione.

Autore: Andrea Nalio

Polesano, giornalista dal 2008, lavora come free lance a Londra e rappresenta l'anima operativa di RugbyMercato.it. Nel recente passato ha collaborato con i quotidiani Il Resto del Carlino e La Voce di Rovigo e condotto la trasmissione "Linea di Meta" per Radio Kolbe. Ha pubblicato anche un libro: «Pepenadores. Insieme ai cacciatori di rifiuti»: Reportage sulla dignità dei riciclatori informali della discarica di Oaxaca (Messico).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi