I Personaggi del nostro rugby. Giuseppe, l’eroe di Serie C

Un eroe si nasconde sotto tante vesti. Si racconta di lui come di una persona che, con virtù di abnegazione, si impone all’ammirazione di tutti. Sacrificio, coraggio, determinazione ne completano poi la figura. E come nella vita quotidiana, anche lo sport si coccola i propri eroi. Giocatori poco chiacchierati, lontani dalle luci di un palcoscenico destinate ad altri. Ma non per questo meno leggendari nelle gesta che compiono.

Nessuna coppa o medaglia nel loro cammino. Ma l’ammirazione di chi, conoscendoli, ne riconosce il pregio.

Tra di loro, spiccano i giocatori ‘di provincia’. Giovani e meno giovani che preparano il bosrone al mattino. Lavorano o studiano durante il giorno. E la sera, prima godersi un mertitato riposo, sanno che il loro compito non è ancora finito. Il ticchettare metallico degli scarpini scandisce l’ultima corsa della giornata.

Tanti eroi ovali ricamano il campionato di Serie C. A Frassinelle uno di loro si chiama Giuseppe Mortella. Una vita in prima linea a rafforzare l’impegno – eroico – condiviso con i suoi tanti compagni di viaggio.    

Ricorda come è iniziato il suo percorso ovale?
‘I primi mesi di quarta elementare incontrai a scuola un allenatore del Rovigo, Gianni Visentin, che venne per mostrarci le basi di questo sport. Non ne avevo mai sentito parlare, nella città d’origine della mia famiglia, Lecce, l’unico sport che esiste è il calcio. A fine ottobre ero già in campo 3 al Battaglini a fare il primo allenamento. Mio papà il primo anno era disperato, non riusciva a concepire uno sport con una palla ‘deformata’. A distanza di qualche mese, con le prime trasferte e i primi gazebi dei genitori, cambiò idea drasticamente’.
Si definisca come rugbista.
‘Molto forte tecnicamente e con un’ottima visione di gioco. Ho qualche pecca dal punto di vista atletico’.
Tre caratteristiche che un rugbista ‘di provincia’ deve avere.
‘Umiltà, passione, rispetto dell’avversario. Cose che dovrebbe avere un rugbysta di qualsiasi livello’.
Cosa, invece, un rugbista ‘di provincia’ non deve avere?
‘Senso di inferiorità, poca dedizione al lavoro. Nonostante si sia rugbysti per passione, il nostro è uno sport che senza una buona forza di volontà a lavorare e preparare il fisico agli sforzi della domenica, porta ad infortuni. Magari non gravi, ma continui’.
Come concilia la vita quotidiana con la vita da sportivo?
‘Basta solo organizzarsi e si riesce a far tutto. Senza però dimenticare che prima di tutto viene la famiglia, poi il lavoro e poi il rugby’.
Lo spavento più grande mai provato in campo.
‘Nessun grande spavento. Penso che un rugbysta deve essere pronto a tutto quando entra in campo’.
La gioia più grande mai provata in campo.
‘Aver segnato la meta contro la cadetta del Rovigo, l’anno scorso in campo 1 al Battaglini’.
Rimanere in una categoria non professionistica è stata una scelta? Ha mai avuto l’ambizione di diventare professionista?
‘E’ stata una scelta rimanere a Frassinelle. Al tempo mi aveva cercato il Villadose. Rifiutai, non per mancanza di ambizione, ma perché sentivo che il mio debito nei confronti dei gialloblu non si era ancora saldato (seppure in alcuni momenti ho dovuto mandare giù qualche boccone amaro). Per come la vedo io per diventare un pro avrei dovuto giocare all’estero. Quindi no, mai avuto un’ambizione del genere. Soprattutto negli ultimi anni per giocare a rugby devi avere determinati requisiti fisici che io non ho’.
Tutti non sanno che Giuseppe Mortella…
‘…suona l’Ukulele’.
Amore per il rugby a parte, cosa la motiva ogni stagione?

‘Far salire di categoria la prima squadra e far crescere l’intera società. I desideri che richiedono più tempo per farli avverare sono quelli che regalano più soddisfazione’.
Segue un rito speciale prima delle partite?
‘150g di pasta al pesto’.
Una scelta che non rifarebbe.
‘Smettere di giocare per 4 anni’.
Hobby oltre al rugby.
‘La musica, i film e l’arte in generale’.
Canzone preferita.
‘Proprio per la risposta precedente non mi è facile rispondere. Ci sono canzoni che è impossibile non citare, una fra tutte Bohemian Rapsody. Se dovessi dire quella che meglio mi rappresenta direi Hopeless Wanderer dei Mumford & Sons, o Il Suonatore Jones di Fabrizio de André’.
Libro preferito.
‘Il Piccolo Principe’.
La persona più importante della sua vita.
‘Eehh adesso volete sapere troppo…’.

Autore: Andrea Nalio

Polesano, giornalista dal 2008, lavora come free lance a Londra e rappresenta l'anima operativa di RugbyMercato.it. Nel recente passato ha collaborato con i quotidiani Il Resto del Carlino e La Voce di Rovigo e condotto la trasmissione "Linea di Meta" per Radio Kolbe. Ha pubblicato anche un libro: «Pepenadores. Insieme ai cacciatori di rifiuti»: Reportage sulla dignità dei riciclatori informali della discarica di Oaxaca (Messico).

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