Rugby e comunicazione. Duccio Fumero, anima di Rugby1823: ‘Lavoro e passione. Ma è il volontariato che regge il giornalismo italiano’

Connessi, aggiornati, pronti in ogni momento a premere i tasti del proprio laptop, diventato nel tempo compagno di viaggio indispensabile. Così vivono i giornalisti, gli uffici stampa, gli addetti alla comunicazione che lavorano tutti i giorni per raccontare la palla ovale italiana.

Da oggi Rugbymercato aprirà una finestra al mondo della comunicazione tricolore con l’intento di dar voce a chi, per lavoro o passione, ha scelto di vivere il rugby da un’altra prospettiva. Un rubrica che raccoglierà idee, analizzerà le problematiche che vive il giornalismo italiano e tenterà di capire – grazie alla voce degli stessi protagonisti – se, nella strada (impervia) che porta al professionismo ovale, c’è – o ci sarà – spazio anche per i cronisti.

Iniziamo il nostro percorso con il collega Duccio Fumero, ideatore e anima di Rugby1823, blog nato dieci anni fa e diventato negli anni un punto di riferimento importante per le notizie ovali italiane e non solo.

Duccio, partiamo  dall’inizio, da come tutto è cominciato e dall’idea di creare un blog che raccontasse il rugby italiano e internazionale.
‘Tutto è iniziato nel 2007. Avevo vissuto la sfortunata avventura di Dieci (quotidiano sportivo nato e morto in pochi mesi e dove mi occupavo di rugby) e non volevo lasciare la palla ovale. Quindi ho proposto a Blogosfere di aprire un blog di rugby e loro hanno accettato. E’ nato tutto quasi per gioco, una scommessa dove pensavamo di fare qualche centinaio di visite al giorno se andava bene, un blog proprio di nicchia’.
Negli anni Rugby1823 è cresciuto diventando un punto di riferimento per appassionati e addetti ai lavori. Quanto (e che tipo) di lavoro c’è dietro questo percorso?
‘Il lavoro è tanto, quotidiano. Dal dicembre 2007 mi sono preso veramente solo una manciata di giorni di vacanza. Il blog è gestito unicamente da me, quindi devo essere pronto a connettermi e scrivere ogni volta che c’è una notizia. A ciò, ovviamente, c’è da aggiungere un lavoro di ‘pr’ per creare legami e conoscenze con tutto l’ambiente, un fatto che mi ha permesso spesso di avere notizie in anteprima pur essendo lontano centinaia di chilometri da dove le cose avvengono’.
Ha costi elevati mantenere un blog aggiornato e vivo tutti i giorni?
‘Economicamente si dovrebbe chiedere a Blogo. Da un punto di vista umano, come detto, il grosso costo è quello di non avere vacanze. Anche quando vado via il computer è sempre con me, così come nei weekend, quando vorresti dedicare più tempo a tua figlia, ma c’è la notizia da scrivere al volo. A volte è faticoso, anche troppo’.
Ha un target da rispettare (o che vuole rispettare) per mantenere il sito a un determinato livello? Legato a ciò, più click attirano più sponsor per mantenere in vita un blog o la linfa dipende da altri fattori?

‘Il target è quello di provare a offrire informazione di qualità, cercando di essere oggettivo e di coprire il più possibile. Se ci riesco i click arrivano da soli, se non sei credibile puoi scrivere quanto vuoi, ma alla fine la gente non torna sul tuo blog. Quindi il clickbaiting è fondamentalmente inutile. Per tener vivo un blog, poi, servono i risultati in campo. Quando l’Italrugby o le franchigie vincono si vede anche con i click, a dimostrazione che i giornalisti tifano per l’Italia e il rugby italiano anche per interessi personali’.
Dal suo punto di vista, oggi in Italia la comunicazione ovale può essere considerata un lavoro? C’è un vero supporto per i giornalisti?

‘Direi che la risposta la dà la realtà dei fatti. Togli la Fir e le franchigie, la comunicazione – come tutto il resto – si basa quasi unicamente sul volontariato. Purtroppo il rugby italiano non offre il supporto necessario ai giornalisti, ci sarebbero tante cose da fare, da ampliare per dare maggior visibilità al rugby italiano, ma siamo avvitati su noi stessi e sul rugby ‘pane e salame’ anche nell’alto livello’.
Quali altre collaborazioni mantiene oltre a Rugby1823?

‘Rugbisticamente gestisco le pagine italiane della Guinness Pro 14 e del Sei Nazioni, poi collaboro con Yahoo!, dove però non scrivo solo di rugby o sport’.
Che prospettive vede per la comunicazione rugbistica in Italia?
‘Al momento poche, proprio perché non vedo nel rugby italiano la volontà di fare il salto di qualità verso una professionalità che vada oltre il volontariato. Ci si affida alla passione (anche dei giornalisti stessi) e non si fa nulla per dare maggior visibilità al prodotto rugby’.
Quali aspetti ritiene che possano essere migliorati per facilitare il lavoro dei giornalisti?
‘Come detto, serve maggior professionalità, maggior impegno e tempo da dedicare alla stampa. Servono siti aggiornati, fatti meglio, con gallery fotografiche, oltre a un continuo rapporto con i giornalisti, cercando anche storie curiose e parallele al rugby giocato da ‘vendere’ a siti e giornali per dare visibilità ai club e ai propri atleti’.
Quali saranno i prossimi step di crescita di Rugby1823?
‘Altra domanda che andrebbe fatta a Blogo. In questo periodo storico il lavoro è quello di restare quello che Rugby1823 è, cioè un punto di riferimento nell’universo ovale. Se poi si potrà fare qualche ulteriore salto di qualità sarà solo il benvenuto, ma al momento l’importante è solidificare ciò che già c’è’.

Autore: Andrea Nalio

Polesano, giornalista dal 2008, lavora come free lance a Londra e rappresenta l'anima operativa di RugbyMercato.it. Nel recente passato ha collaborato con i quotidiani Il Resto del Carlino e La Voce di Rovigo e condotto la trasmissione "Linea di Meta" per Radio Kolbe. Ha pubblicato anche un libro: «Pepenadores. Insieme ai cacciatori di rifiuti»: Reportage sulla dignità dei riciclatori informali della discarica di Oaxaca (Messico).

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